Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 13.07

Coppetti racconta Per non dimenticare. Mai...In ricordo del partigiano Campi di Giorgio Barbieri

Un breve racconto tratto da un libro di Mario Coppetti sulla fucilazione del partigiano cremonese Campi

| Scritto da Redazione
Coppetti racconta Per non dimenticare. Mai...In ricordo del partigiano Campi di Giorgio Barbieri

Nei giorni scorsi ho incontrato lo scultore cremonese Mario Coppetti, ormai vicino al compimento dei 104 anni. Abbiamo parlato di Cremonese, della città e della sua storia. L'artista mi ha regalato un libro dal titolo 'Ricordi dal 1920 al 2010', edito dalla tipografia La Nuova Rapida di Cremona nel 2011 ed ho subito cominciato a leggerlo. Mi ha particolarmente colpito la testimonianza della fucilazione di Renato Campi avvenuta per mano dei fascisti il 16 febbraio del 1945. Campi aveva 20 anni, era nato il 22 dicembre del 1925 da una famiglia numerosa abitante in via Alfeno Varo al numero 13. Chiamato a vestire la divisa della Guardia nazionale repubblicana scelse la strada della clandestinità ed entrò a far parte con altri cremonesi del distaccamento 'Pietro Silva' della 62esima brigata Garibaldi 'Luigi Evangelista' comandata da un tenente jugoslavo sulle montagne di Vigoleno in Val d'Arda. Il resto lo lascio al racconto di Mario Coppetti.

"Il 12 febbraio gli sgherri della milizia fascista irrompono nella casa del padre, Renato viene arrestato a portato a Villa Merli, sede dell'Upi, in via Trento e Trieste, tristemente nota come luogo di sevizie sugli arrestati... Trasferito alla caserma Muti di via Ettore Sacchi, viene portato davanti ad un sedicente 'tribunale straordinario di guerra' della guardia nazionale repubblicana che lo condanna a morte. Alcuni giorni dopo, alle 6 del mattino del 16 febbraio, viene fatto uscire dalla caserma per l'esecuzione. Renato volle fare a piedi tutto il viale Po, attraversando quella piazza che lo aveva visto festante nei giorni della fiera di San Pietro. Senza tentennamenti - non indossa nemmeno la giacca, siamo in febbraio - arriva al poligono di tiro che si trovava in fondo al viale Po, sulla destra, dopo la ferrovia per Piacenza e la via Eridano, sul terreno poi occupato dalla raffineria. Arrivati - scortato dai militi fascisti sul piazzale del poligono di tiro - si trovano di fronte all'edificio sull'ingresso del quale era posta una targa con la scritta 'Vietato l'ingresso agli estranei'. "Allora io non posso entrare" - egli disse rivolto ai militi che lo scortavano. Lo fecero andare avanti e lo misero davanti al plotone di esecuzione, lui chiese di non essere bendato e disse "Fatemi morire bene. Viva l'Italia". Queste furono le sue ultime parole. Una scarica di fucileria, ordinata da un capitano della milizia fascista, purtroppo un cremonese con negozio a fianco del Duomo che andava a fare anche i rastrellamenti di giovani che non si erano presentati per essere arruolati, stroncava così la vita di un ragazzo di vent'anni. Due mesi dopo sarebbe finita la terribile guerra".

Per non dimenticare. Mai...

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Anpi Cremona Ricordo del partigiano Renato Campi nel 70° della fucilazione clicca qui

 

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