LA CONTRO-RIFORMA DEL CODICE DELLA STRADA: DEBOLE COI FORTI E FORTE COI DEBOLI Associazioni e cittadini contro il “Codice della strage” approvato in Senato senza accogliere nessuna istanza dei familiari delle vittime La Camera ha approvato la riforma del Codice della Strada, che ora passerà all'esame del Senato. E' una vera e propria contro-riforma, che riporta l'Italia indietro di cinquant'anni nelle politiche di sicurezza stradale e di mobilità sostenibile e l’allontana ancora di più dalle legislazioni del resto d'Europa, dove già siamo al 23° posto per tasso di mortalità stradale, dietro a ogni altro Paese avanzato. Cos'hanno in comune gli Stati con livelli di incidentalità ben più bassi del nostro? Tasso di motorizzazione più basso e all'opposto tassi di pedonalità, ciclabilità e uso dei trasporti pubblici più elevati, insieme a politiche di moderazione del traffico e della velocità. L'Italia invece con questa legge - salvo poche eccezioni, relative in particolare alla guida sotto effetto di alcol o droga - va nella direzione opposta, perché toglie limiti, controlli e sanzioni al traffico motorizzato e viceversa restringe regole e spazi per la mobilità degli utenti più vulnerabili. In sintesi: forte coi deboli e debole coi forti. “Al contrario di quanto continua a raccontare il Ministro Salvini, questa riforma non è la soluzione alla violenza stradale, ma anzi aggraverà questo problema drammatico in Italia. Le nuove norme infatti sono tutte incentrate sulla repressione a incidenti già avvenuti, non intervengono davvero in via preventiva sui fattori principali cioè velocità e distrazione, anzi allentano le regole per i veicoli a motore e restringono quelle di tutela degli utenti più vulnerabili della strada. E’ un doppio sfregio ai familiari delle vittime sulla strada, tre giorni dopo la Giornata mondiale in loro ricordo È una riforma pericolosa: limita gli autovelox invece che la velocità, prima causa delle collisioni con morti o feriti gravi. Vieta controlli automatici sulla guida distratta al cellulare, che è fra i primi fattori di incidentalità prevedendo norme più stringenti ma valide solo per il 3% di patenti italiane con meno di venti punti. Riduce le multe per l'alta velocità e per l'accesso abusivo in ZTL e aree pedonali (al massimo una al giorno o una all'ora, anziché una per ogni violazione) incentivando la violazione delle regole. Delega il governo addirittura a innalzare i limiti di velocità, a imporre targa e casco anche ai ciclisti, a emanare ulteriori decreti restrittivi per gli enti locali. Introduce il metro e mezzo per il sorpasso delle bici ma "solo ove le condizioni della strada lo consentano" peggiorando la regola attuale. Blocca la possibilità di realizzare corsie ciclabili, doppi sensi, case avanzate ai semafori e strade ciclabili È una riforma dannosa: accentra al Ministero e ostacola i Comuni nella creazione di ZTL, nella riduzione della velocità, nella regolazione della sosta, nell'uso di autovelox e altri controlli elettronici sul rispetto delle regole fondamentali per la tutela dell’incolumità e della salute delle persone nelle città; e limita l’azione dei Comuni sottoponendoli a decreti ministeriali. La riforma ostacola la prevenzione aumentando anziché abbassare il conflitto e la violenza stradali, che già paghiamo con più di 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno. Riporta l’Italia indietro su mobilità sostenibile e sicurezza stradale, riducendo il livello di tutela della vita umana sulla strada, a danno di tutti, con qualsiasi mezzo di trasporto si muovano. Il nuovo codice dunque colpisce soprattutto le città, dove avvengono 3 collisioni stradali su 4 in Italia, e la velocità è la prima causa di quelle più gravi: tra l'altro l'Istat ha certificato che nel 2022 i morti nelle città sono addirittura aumentati rispetto al 2019. Sono morti che travolgono la vita, a prescindere dal mezzo di trasporto: qui non ci sono auto contro bici, ma vite umane che si perdono ed esistenze rovinate per sempre per i feriti gravi, perché se peggiora la sicurezza in strada peggiora per tutti, mentre noi avremmo bisogno di città e strade delle e per le persone. Aderiscono alla mobilitazione nazionale: Associazioni dei familiari delle vittime sulla strada AIFVS – Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, AFVS – Associazione Familiari e Vittime della Strada Ets, AVISL – Associazione Vittime Incidenti Stradali e Malasanità, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, Associazione Gabriele Borgogni, Associazione Rose bianche sull’asfalto, Associazione Alba Luci sulla buona strada, Associazione Manuel Biagiola, Associazione Marco Pietrobuono Onlus, Rete Vivinstrada, Fondazione Matteo Ciappi, Associazione Massimo Massimi, Associazione Andrea Nardini, Associazione Sonia Tosi, Fondazione Claudio Ciai, Associazione Dorothy Dream, Associazione Davide Marasco, Comitato Vivere meglio la città in memoria di Lucia Pozzi, Gruppo “Non correre, accorri!” Associazioni ambientaliste e della mobilità sostenibile FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Legambiente, Salvaiciclisti, Movimento Diritti dei Pedoni, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, Centro Antartide, AMODO Organizzazioni sindacali SPI-Cgil, UIL Pensionati
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