Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 04.09

Le conseguenze del virus su consumi e occupazione: salvi solo gli alimentari

Presentati oggi in audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera i dati sulle conseguenze del Covid-19 su consumi e occupazione

| Scritto da Redazione
Le conseguenze del virus su consumi e occupazione: salvi solo gli alimentari

Nei primi nove mesi del 2020 i consumi italiani hanno subito gli effetti devastanti della pandemia di coronavirus. È quanto emerge dai dati presentati durante l’audizione in commissione Attività Produttive della Camera da Gian Paolo Oneto, direttore centrale Istat per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche economiche. I generi non alimentari hanno registrato un calo delle vendite del 13,5%, mentre si sono salvati gli alimentari, che nonostante i mesi del lockdown hanno ottenuto un +3,1% (Discount +6,6% e supermercati +5,3%). L’essere costretti a stare dentro, insomma, ha spinto gli italiani a consumare più cibo.

Secondo quanto rileva l’Istat, a marzo “la dinamica delle vendite ha subito fluttuazioni di ampiezza mai registrata in precedenza, dovute alla chiusura di molte attività nei mesi del lockdown cui è poi seguita una fase di fisiologico recupero alla fine della primavera. L’indice totale destagionalizzato è caduto bruscamente in marzo e aprile, scendendo di circa il 30% nell’arco dei due mesi, per poi segnare un repentino rimbalzo e tornare a giugno (dopo le riaperture, ndr) a un livello di poco inferiore a quello dei primi mesi dell’anno; dopo un nuovo calo a luglio, il livello ha segnato un pieno recupero ad agosto e una lieve diminuzione a settembre quando è risultato comunque superiore dell’1,3% rispetto allo stesso mese del 2019″ 

A trarre beneficio delle chiusure dei negozi “fisici” è stato inevitabilmente l’ecommerce, che ha ottenuto un +29,2%. Per il resto, le imprese operanti su piccoli superfici hanno registrato un calo dell’11,3%, mentre quelle operanti su grandi superfici hanno contenuto le chiusure con un -2,8%. Gli ambulanti e le vendite fuori negozio in generale, da gennaio a settembre hanno registrato un -14,6%. Gli esercizi specializzati e quelli non specializzati a prevalenza non alimentare hanno subito cali rispettivamente del 19,9% e del 12,5%. Nonostante le riaperture estive, la grande distribuzione ha chiuso a settembre con -4,6%.

I cali dei consumi hanno avuto inevitabilmente ripercussioni anche sull’occupazione di settore. Basti pensare che, dai dati Istat presentati oggi in audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera, nel commercio si è registrato un calo degli occupati del 5,8%, con -191mila unità rispetto all’anno precedente. In generale, l’occupazione ha registrato una diminuzione del 3,6%, con gli indipendenti che sono scesi del 9,3%, mentre gli autonomi senza dipendenti addirittura del 12,7%. Tra le fasce d’età maggiormente penalizzate c’è quella tra i 35 e i 49 anni, per la maggior parte padri di famiglia con mutui e figli a carico. È andata decisamente meglio, fin qui, agli occupati ultracinquantenni (circa 1/3 della manodopera nel settore vendite) che sono scesi solo dell’1,6%.

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