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Lunedì 3 giugno Raniero La Valle presenta ‘Lettere in bottiglia’ a Cremona

Lunedì 3 giugno alle ore 21.00 in Sala Zanoni, in via del Vecchio Passeggio 1 a Cremona, Raniero La Valle presenta il suo libro Lettere in bottiglia (Gabrielli Editori). La Valle (Roma, 1931), giornalista e intellettuale, è stato direttore de «L’Avvenire d’Italia» e più volte parlamentare.

| Scritto da Redazione
Lunedì 3 giugno Raniero La Valle presenta ‘Lettere in bottiglia’ a Cremona

Lunedì 3 giugno Raniero La Valle presenta ‘Lettere in bottiglia’ a Cremona

Lunedì 3 giugno alle ore 21.00 in Sala Zanoni, in via del Vecchio Passeggio 1 a Cremona, Raniero La Valle presenta il suo libro Lettere in bottiglia (Gabrielli Editori). La Valle (Roma, 1931), giornalista e intellettuale, è stato direttore de «L’Avvenire d’Italia» e più volte parlamentare.

È autore di numerose pubblicazioni e gestisce il blog ranierolavalle.blogspot.it. L’appuntamento è promosso dalla Tavola per la Pace di Cremona.

La Valle raccoglie in questo libro le più recenti lettere che raccontano il suo percorso politico e spirituale. Lettere infilate nei colli di bottiglia, chiuse con tappi a ceralacca e lanciate nel mare della modernità. Sono rivolte a chi ancora ha la mano dolce e cerca di ingentilire la storia con le sue passioni e accarezzare la terra. Sono lettere destinate al tempo che verrà, ai nuovi nati, alla generazione next, ai Millennial. Perché la salvezza sia sempre possibile. Nonostante la violenza, il razzismo, l’esclusione, la precarietà, il dissesto ambientale.

Dalla presentazione del volume:

«Nonostante la deriva etnonazionalista e il rigurgito della guerra. Nonostante tutto questo, le lettere di Raniero La Valle riconnettono i fili di una memoria che merita d’arrivare lontano. Questa memoria è il regalo di un uomo che ha vissuto il male radicale (il fascismo, la guerra, l’idolatria del potere) e l’ha rigettato. È l’eredità di un testimone che si è fatto protagonista dell’edificazione di una società “altra” dove i diritti fondamentali, la libertà, la salute, la scuola, il lavoro, l’eguaglianza, la giustizia, la pace, fossero scritti per sempre sulle tavole del costituzionalismo post-bellico, ma anche nelle leggi e nelle prassi di vita. Ma è anche la lezione di un cristiano che – sulle orme di Giovanni XXXIII prima e ora di papa Francesco – si pone il problema di quale Dio professare. Non un Dio lottizzato, banalizzato, non il “dio tappabuchi” utilizzato comodamente dai potenti di turno per le finalità di un potere strumentale ma un Dio che è puro amore, che siede accanto al povero, al naufrago, al migrante, senza chiedere nulla in cambio. «E se ha un senso leggerle, è perché io sono uno dei pochi ormai che avendo vissuto “quel nostro Novecento” può ancora ammonire e gettare uno sguardo di trepidazione e d’amore su “questo vostro Duemila”».

La presentazione è patrocinata da CSV Lombardia Sud.

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