Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 16.28

Malattia di Horton: i sintomi e la terapia per l'arterite temporale

Si chiama malattia di Horton ma anche arterite temporale ed è una vasculite autoimmune che può compromettere la vista in maniera grave

| Scritto da Redazione
Malattia di Horton: i sintomi e la terapia per l'arterite temporale

La conosciamo come malattia di Horton, ma anche come arterite temporale e arterite gigantocellulare o a cellule giganti e si tratta di una patologia autoimmune che va a colpire principalmente le arterie di collo e testa portando anche alla cecità totale, nei casi gravi. Questo tipo di vasculite non ha cause conosciute, ma si sospetta che alla base possano esserci infezioni, come quelle da parvovirus B19, o anche adenovirus.

A livello di epidemiologia, la malattia di Horton colpisce la popolazione al di sopra dei 50 anni, con una particolare incidenza intorno ai 70 o 75 anni. Ad esserne affette maggiormente sono più le donne rispetto agli uomini, circa il 50% in più, come si è notata una maggiore incidenza tra i gruppi etnici di origine nordeuropea.

Per quanto riguarda i sintomi, il mal di testa è senza dubbio il primo campanello d'allarme, soprattutto quando il dolore è costante e frequente, ma anche il dolore al collo, la claudicatio della mandibola, il dolore a livello di cuoio capelluto e i disturbi alla vista sono molto frequenti.

La diagnosi della malattia di Horton avviene per valutazione delle caratteristiche del paziente, quindi età, presenza di sintomi riconducibili al disturbo, palpazione dell'arteria temporale. Ma l'arterite a cellule giganti può anche essere diagnosticata tramite biopsia dell'arteria temporale, ma anche attraverso esami ematici specifici, che vadano a rilevare l'infiammazione.

Il trattamento della malattia di Horton è in genere a base di glucocorticoidi, spesso associati ad agenti immunosoppressori aggiuntivi. E trattandosi di una patologia che colpisce soprattutto la popolazione anziana, la cura viene talvolta unita a terapia antipiastrinica o anticoagulante per ridurre il rischio di eventi ischemici.

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