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Nadiya Petrenko parla del sua paese.L’Ucraina (video)

| Scritto da Redazione
Nadiya Petrenko parla del sua paese.L’Ucraina (video)

Nadiya Petrenko parla del sua paese.L’Ucraina (video)
Solidarietà alla popolazione Ucraina in lotta per la democrazia. In apertura alla presentazione del libro “Ricordati di vivere” di Claudio Martelli  Mantovani, Presidente della Società Filodrammatici di Cremona, ha presentato al pubblico alla testimonianza di Nadiya Petrenko, mezzosoprano di origine ucraina da tempo residente a Cremona, che ha parlato della drammatica condizione del suo Paese.

Nadiya Petrenko ha illustrato con commozione la drammatica situazione che vive oggi il suo paese.
L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione Emilio Zanoni lo scorso 26 febbraio con la collaborazione della Società Filodrammatici di Cremona.

Riprese di Gian Carlo Storti

www.welafrecremonanetwork.it
Cremona 26 febbraio 2014

 

Nella foto Nadiya Petrenko

 

Il video

Nadiya Petrenko parla del sua paese.L’Ucraina

Breve storia dell’Ucraina

L'Ucraina ha avuto da sempre la fortuna di possedere terre fertili, ma nel corso della storia questo elemento le ha portato non pochi disagi. Da sempre, infatti, sanguinose guerre sono state combattute per accaparrarsi questi territori, con effetti catastrofici per il territorio. I vari domini stranieri hanno influito non poco sulla mentalità della popolazione ucraina: essa è infatti fatalista, paziente e possiede la grande abilità di “voltarsi indietro le maniche”. Un detto popolare molto usato dice: “Le cose, in qualche modo, miglioreranno”.

Il Rus' di Kyiv

Secondo gli ucraini, i loro antenati remoti sarebbero alcune tribù slave. La leggenda dice che tre fratelli, appartenenti alla tribù slava dei Poliani, fondarono una città e le diedero il nome Kyiv, dal nome del maggiore: Kiy. Gli altri due si chiamavano Shchek e Khoryv. In seguito Oleg, un principe scandinavo, conquistò la città nell'882 uccidendone i regnanti (i poliani Ascold e Dir) e affermò che la città sarebbe stata la madre di tutte le città dei Rus. I Rus erano un clan vichingo tra i più importanti, e la città divenne così una tappa fondamentale del percorso mercantile vichingo (che si snodava dal mar Baltico al mar Mediterraneo). Kyiv divenne poi la capitale del grande impero Rus' di Kyiv, che nel decimo secolo si estendeva dal Baltico al mar Nero.

Il principe Vladimir, nel 988, introdusse nell'impero Rus' la religione cristiana ortodossa. Rese noto a Costantino e Basilio, gli imperatori bizantini, che aveva deciso di farsi battezzare; per questo si recò a Cherson, in Crimea, con la sua flotta. Di ritorno a Kyiv ordinò che gli idoli pagani venissero gettati nel fiume Dnepr. Su una collina, Vladimir partecipò ad un concilio di preti greci, ed al suo segnale tutti i suoi sudditi furono costretti ad entrare nelle acque gelide, inorriditi, per farsi così battezzare.

Sotto il comando di Jaroslav il Saggio, figlio di Vladimir, il Rus' prosperò. Egli promulgò il primo codice di leggi, chiamato “verità russa”, e promosse grandiosi progetti edilizi. Ordinò alle figlie di sposarsi con sovrani europei, evitando in questo modo le guerre. Anna, la maggiore, fu la prima alfabetizzata tra le sovrane francesi: in questo modo poté aiutare il marito, firmandone i decreti e le lettere.

I popoli dalle steppe meridionali, attirati dallo splendore del Rus' di Kyiv, finirono con l'invaderne il territorio. Dopo molte settimane di assedio la città fu costretta ad arrendersi al condottiero mongolo Baty Khan, nel 1240. Il suo esercito era così numeroso da essere ricordato così: “Non era possibile sentire nulla se non il cigolio dei carri, i versi dei cammelli... Il Rus' era pieno di nemici”.

Migliaia di persone morirono, e la città venne completamente distrutta. Il Rus' fu diviso in tre principati: la Galizia, che divenne Polonia; la Volynia, divenuta Lituania; e la Moscovia, in seguito conosciuta come Russia. Il principe Alessandro, che governava la Lituania nel XV secolo, in nome del Diritto di Magdeburgo concesse larga autonomia a Kyiv. Era questo un insieme di leggi europee per l'autogoverno municipale: in questo modo, i cittadini potevano eleggere i governanti ed i membri del proprio tribunale. Questo Diritto rimase attivo nella città fino al 1834.

Lo stato cosacco

Non c'è simbolo dell'indipendenza ucraina più importante del popolo cosacco. Questo popolo tutt'ora vive nei detti, nei miti e nelle canzoni di questa nazione: difensori dei confini, ribelli, soldati che si battevano per la libertà, ma anche avventurieri.

“Cosacco” è una parola che viene dal turco e significa “uomo libero”. Più di cinque secoli fa, i servi della gleba costituirono questo popolo fuggendo dall'oppressione del sistema feudale. Essi poi si stabilirono nelle steppe del sud, allora disabitate, vicino alla foce del fiume Dnepr, e si organizzarono per difendere i loro insediamenti dai terribili tatari della Crimea. Qui si dimostrarono il loro coraggio e la loro agilità, la prontezza e la fede. Per un arco di tempo più lungo di due secoli resistettero a turchi, tatari e polacchi.

Attorno alla metà del 1500 i cosacchi costituirono lo stato della Zaporozskaija Sec (anche detta Zaporogia), che aveva un proprio governo ed un proprio esercito. Il governo era presieduto dal Kysch dell'esercito, che era guidato dai capitribù: gli atamani. Uno di questi, Pilipp Orlyk, scrisse nel 1710 la prima costituzione al mondo per lo Stato cosacco.

Epiche erano l'abilità di questo popolo di stare a cavallo, la capacità di resistenza e la sopportazione del dolore, nonché le loro grandiose bevute. L'aspetto fisico tipico comprendeva grandi baffi e capelli completamente rasati, tranne un piccolo ricciolo, e l'orecchino. Un ministro della difesa dell'Ucraina, a cui avevano chiesto perché i cosacchi non fossero stati presi come esempio di temerarietà dall'esercito attuale ucraino, disse: “Non mi piaceva l'uniforme, e nemmeno l'attitudine al bere”.

Bogdan Khmelnitsky fu un atamano cosacco che ebbe un ruolo fondamentale nella storia di questa nazione. Egli capeggiò l'insurrezione degli ucraini contro l'espansionismo dei polacchi; nel 1654 si accordò con la Russia per un'alleanza anti-polacca, fino alla firma del Trattato di Pereyaslav. Mosca in seguito ridusse questo accordo ad un provvedimento che incorporò lo Stato nell'impero russo, quindi è visto negativamente da moltissimi ucraini. D'altra parte, però, per i 300 anni di questo accordo l'Ucraina si vide regalare la Crimea da Nikita Kruscev, e con essa il suo clima, le acque termali e le sue località sul mare.

Ivan Mazepa, invece, fu un atamano che firmò un accordo col sovrano svedese Carlo XII per attaccare lo zar Pietro il Grande. Gli svedesi, però, ricevettero una catastrofica sconfitta a Poltava, nel 1709, e la Russia continuò indisturbata ad impossessarsi dello Stato cosacco, cancellando pian piano tutti i privilegi dei cosacchi ucraini. L'Ucraina venne chiamata “Piccola Russia” (Malo Rossija) e privata di tutti i poteri, diventando una provincia russa.

La zarina Caterina la Grande, nel 1775, ordinò che la Zaporogia venisse completamente distrutta. Il suo territorio venne diviso tra la stessa Russia e l'Austria.

In Ucraina, ancor oggi, reminiscenze cosacche permeano la cultura: statue, dipinti, toponomastica e nomi di ristoranti, nonché una famosissima marca di vodka (gorilka), la Hetman, su cui appaiono etichette con effigi e biografie di capitribù cosacchi.

 

Fonte: http://www.ucraina.cc/storia-dell-ucraina.html

2014-02-27

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