D’altra parte è stata una settimana intensa questa, anche frustrante se pensiamo alle notizie che sono arrivate dalla Regione.
Come quando - con la pubblicazione dei documenti ufficiali di Trenord e di Ferrovie Nord Milano per il 2023, peraltro appena approvati - abbiamo finalmente potuto tracciare un bilancio dei cinque anni di gestione del trasporto ferroviario durante la Presidenza di Attilio Fontana (e delle sue due Giunte) in Regione Lombardia. Come facilmente prevedibile, è un bilancio del tutto negativo, e il nostro Gruppo regionale lo ha immediatamente rilevato: il servizio si riduce, il numero dei passeggeri giornalieri diminuisce, peggiorano tanto l’affidabilità quanto la puntualità del trasporto. I Consiglieri PD hanno però dovuto constatare l’esistenza di un dato in crescita costante, che tuttavia è rappresentato dallo... “stipendio” del Direttore Generale di FNM e Amministratore Delegato di Trenord Marco Piuri, al quale per il 2023 saranno corrisposti 663.503,67 euro, vale a dire il 5% (abbondante) più del 2022 e ben il 34% in più rispetto al 2019.
Ebbene, non c’è viaggiatore - abbonato o meno, studente, lavoratore o anche semplicemente turista - che non sappia che a tutto può essere legato l’aumento della retribuzione del DG (e AD...) tranne che al miglioramento del servizio perché di quello, da lunghi anni, non si vede proprio l’ombra. Il nostro Gruppo ha duramente rimproverato a Lega e destra l’aver fatto di Trenord una società che premia risultati di pura gestione senza che ai viaggiatori arrivi il benché minimo vantaggio: l’offerta in chilometri cala (-6,4%) i passeggeri diminuiscono (-7,3%) e al rinnovamento della flotta treni operato dalla Giunta Maroni, totalmente a spese della Regione, corrisponde una costante diminuzione della puntualità, il raddoppio delle linee che devono erogare il bonus, l’aumento dei reclami del 25%, la richiesta di “danni” ai viaggiatori che “osano” reclamare, e dodici milioni di ore perse da parte dei pendolari lombardi. In un mondo normale si dovrebbe rendere conto del proprio operato per molto meno, altro che far finta, come fa Fontana, di non avere responsabilità in una partecipata che è pubblica, e che dunque dovrebbe anzitutto fornire un servizio pubblico.
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