Nuovo sovrintendente del Ponchielli superare il conflitto di ruolo con il MDV | Alceste Ferrari (Cremona)
La questione dell’individuazione del nuovo continua ad essere affrontata, a mio avviso, in termini errati e strumentali.
Al di là delle pretestuose polemiche sollevate dalle minoranze in Consiglio Comunale, continuo a non vedere affrontata la sostanza della questione.
Che è l’indirizzo programmatico della gestione della Fondazione in rapporto alle esigenze del territorio ed alla luce delle conseguenze derivanti dallo stato di emergenza nazionale.
Il dato preoccupante, estremamente preoccupante, è l’attuale totale inattività progettuale, oltre che fattuale, del teatro: l’emergenza Covid ha messo in ginocchio tutto il settore dello Spettacolo dal vivo, ma in tutta Italia si rincorrono iniziative per far ripartire le programmazioni. A Cremona tutto, colpevolmente, tace.
E se da una parte si sono tutelati i 12 impiegati e i 2 tecnici del teatro assunti a tempo indeterminato, a piedi e nella desolazione artistica ed economica restano decine di maestranze fra macchinisti, elettricisti, scenografi, costumisti, coristi, danzatori, orchestrali, maschere che il teatro vivificano ad ogni allestimento con contratti a tempo determinato. Perché il Teatro non è fatto solo dai protagonisti e dalle prime donne, ma da una comunità di lavoratori la più assortita.
La scelta di “dimissionare” l’attuale sovrintendente, lasciando comunque in essere il contratto fino alla fine dell’anno solare, confligge con quelli che sono i tempi della programmazione: perché è in questo periodo che si formano i calendari delle compagnie di giro e si definiscono i cartelloni.
Non è pensabile attendere il gennaio del 2021 per avviare una programmazione, col rischio che le compagnie non abbiano più date disponibili oppure che sul mercato siano presenti solo i titoli meno appetibili o più costosi.
Lo stesso discorso vale per la stagione lirica, che dipende da accordi con un circuito regionale, e che dovrebbe comunque essere approntata nella prima parte di stagione, fra ottobre e dicembre, pena la decadenza del contributo.
Per cui, in teoria, l’impostazione della stagione 2020-21 dovrebbe comunque essere affrontata dall’attuale sovrintendente, formalmente in carica benché “sfiduciata”, salvo poi farne assumere la responsabilità, e per certi versi farne subire le scelte, al nuovo sovrintendente designato che dovrebbe ratificare scelte non sue attraverso la domanda al FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) che va presentata al 31 gennaio di ogni anno nonché nei rapporti con Regione e Comune.
Non è un caso se il direttore del Piccolo di Milano ha dato le proprie dimissioni al 30 giugno: aveva ben presente quali siano i tempi della programmazione di un teatro. Una basilare conoscenza del mondo dello spettacolo avrebbe dovuto prevedere questi tempi e aveva davanti a sé solo due ipotesi: o prorogare di sei mesi il contratto alla sovrintendente per permettere un avvicendamento morbido ai primi di luglio 2021 e lasciarle in toto la responsabilità delle scelte di programmazione della prossima stagione, oppure sospendere alla fine di giugno 2020 il contratto in essere e assumersi la responsabilità politica dell’avvicendamento immediato sulla base di chiare indicazioni di programma.
Si è scelto invece di creare una situazione imbarazzante che non fa che indebolire contemporaneamente l’attuale sovrintendente ed il nuovo, lasciando la prima depotenziata e senza risorse economiche adeguate, il secondo avvilito da scelte non sue di cui dovrà comunque rispondere.
La mia impressione è che i membri del CdA che hanno fatto tali scelte avessero una conoscenza approssimata dei meccanismi insiti allo Spettacolo dal Vivo, limitata all’esame di numeri e cifre in apparenza oggettivi, in realtà dipendenti da meccanismi ben più complessi: in una parola, incompetenza. A monte, o a valle a seconda dei punti di vista, di tutto ciò è l’assenza di un progetto esplicitato alla comunità: più volte, in precedenti interventi, ho richiesto una riflessione pubblica su quali dovessero essere le linee di indirizzo generali del fare spettacolo a Cremona, su quale ruolo dovesse avere il Ponchielli rispetto la città e il territorio, le sinergie attivabili per far crescere le realtà del territorio (artistiche e tecniche), quali spazi alternativi alla grande sala del Ponchielli potessero essere attivati: tutto questa progettualità è rimasta chiusa in segreti ambiti ed espressa in fumose enunciazioni senza il coinvolgimento della comunità.
Ed ora si parla di scelta del sovrintendente sulla base di un curriculum e di un programma che però nessuno ha modo di confrontare. Sono curioso di conoscere i risultati, ma al momento la preoccupazione per il futuro del Ponchielli, del suo pubblico e delle numerose maestranze coinvolte, resta enorme. Grazie per l’ospitalità
Alceste Ferrari (Cremona)
24 luglio 2020