Sabato, 27 aprile 2024 - ore 05.31

PdR : Cara ‘Bianca’ - così ti chiamano i giornali - che hai patito le violenze del capodanno a Roma

Siamo un gruppo di donne che da anni combattono insieme contro la cultura misogina che ancora permea tutte le relazioni, personali...

| Scritto da Redazione
PdR : Cara ‘Bianca’ - così ti chiamano i giornali - che hai patito le violenze del capodanno a Roma

PdR : Cara ‘Bianca’ - così ti chiamano i giornali - che hai patito le violenze del capodanno a Roma

Siamo un gruppo di donne che da anni combattono insieme contro la cultura misogina che ancora permea tutte le relazioni, personali, sociali e professionali in questo paese.

Combattiamo la violenza contro le donne, una violenza maschile, di un maschile che non si interroga, che lascia a noi donne anche il peso del dopo, nel prenderci Cura della ferita.

Lo stai vedendo in questi giorni, dove anche una stampa complice della ‘Cultura dello stupro’, si sofferma sui tuoi comportamenti anziché porsi interrogativi su chi ti ha violato.

Quei titoli, quei sottotesti, quel ‘non detto’ che allude al ‘Te la sei cercata’ che ogni donna vittima di violenza si sente puntare addosso, sono un enorme dito indice giudicante.

Questo fa chi di violenza non sa nulla ma parla troppo.

Noi sappiamo cos’e la violenza, cosa significa subire uno stupro, cos’è subirlo da un gruppo.

Noi sappiamo che non ha nessuna importanza se e quanto tu fossi ubriaca, se e quanto hai detto No, perchè quel No è implicito nel subire una violenza, perchè se eri ubriaca è ancora più vile l’aver approfittato di un tuo stato di debolezza psico-fisica.

Noi sappiamo che non è colpa tua, lo sappiamo nel profondo, dove lo sai anche tu.

Ma il dito puntato, in quei titoli, nei commenti, in quell’aggettivo brutale che è ‘consenziente’, fanno male. Vorremmo dirti di non dare retta all’ignoranza, di fare finta di niente ma sappiamo che è difficile se non impossibile, perchè la violenza, anche quella verbale, anche quella delle parole e dei pensieri meschini, non scivola lungo le braccia senza lasciare traccia.

E allora che possiamo fare noi, che ad ogni titolo, ad ogni articolo che leggiamo proviamo una profonda rabbia per il male che ti stanno facendo, di nuovo.

Possiamo solo abbracciarti, tutte insieme, pensando che la forza delle nostre braccia ti faccia sentire che insieme a noi ti sono vicine e ti sostengono nel percorso di liberazione dal dolore, tutte le donne del mondo.

Non pensare che non finirà mai. Questo dolore finirà, con il tuo amore per te stessa e con l’amore di chi ti è vicino e ti vuol bene.

Quell’amore che tu e i tuoi genitori avete espresso in quella bellissima lettera in cui parlate di un mondo migliore, lo stesso per cui combattiamo noi ogni giorno, per te, per tutte noi.

Che è possibile, se lo facciamo insieme.

Rispetto e dignità sono parole piene, piene di amore e piene di vita.

Sono un tuo diritto, e ti sosterremo nel riprendertele.

Tutte le donne degli Stati Generali delle donne e dell’Alleanza delle Donne

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