Mercoledì, 01 maggio 2024 - ore 01.13

Perché il via libera dell’Aifa agli Anticorpi monoclonali è un’ottima notizia

Via libera dell’Aifa a due anticorpi monoclonali in Italia: possono essere utilizzati per curare o come prevenzione nei soggetti più a rischio

| Scritto da Redazione
Perché il via libera dell’Aifa agli Anticorpi monoclonali è un’ottima notizia

Dopo una lunga riunione tenutasi nel pomeriggio di oggi, la Commissione tecnico scientifica dell’Aifa ha dato il via libera a due anticorpi monoclonali per il trattamento del Covid-19. Nello specifico, hanno ottenuto l’ok dell’agenzia del farmaco gli anticorpi monoclonali prodotti da Regeneron e da Eli Lilly, ma con alcune condizioni, così come prevede la normativa in materia di medicinali in corso di sperimentazione o utilizzati in altri Paesi nei casi in cui non esista un’alternativa terapeutica valida. In sostanza, con le stesse limitazioni imposte dall’Fda negli Usa e dall’agenzia del farmaco canadese, gli anticorpi monoclonali saranno utilizzati in pazienti “in fase precoce con alto rischio di evoluzione”

La notizia è stata accolta con particolare favore dai sanitari in prima linea contro il coronavirus, ma non solo. Si tratta di una buona notizia per tutti gli italiani in generale, perché con i ritardi che si stanno verificando nel piano vaccinale, c’è sostanzialmente a disposizione un’altra arma contro il virus. E a tal proposito, va dato atto al governo uscente di aver predisposto un fondo per la somministrazione degli anticorpi monoclonali in via sperimentale, oltre che della ricerca per lo sviluppo di anticorpi monoclonali italiani.

A spiegare perché in questa fase il via libera dell’Aifa sia così importante, lo spiega Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata di Roma: “Gli anticorpi monoclonali – le parole a Rapubblica.it – sono farmaci precisi, intelligenti e accurati che conosciamo da anni, e che oggi rappresentano l’unica arma farmacologica di cui disponiamo al momento contro il coronavirus. Sono i cosiddetti ‘farmaci biologici’, usati contro malattie come l’artrite reumatoide e, soprattutto, contro i tumori”. Come funzionano questi anticorpi monoclonali? Si tratta, prosegue Novelli, degli stessi anticorpi che il nostro corpo produce quando siamo ammalati o quando ci viene somministrato un vaccino, ma con una differenza, ovvero “che sono già pronti ed utilizzabili come una sorta di immunizzazione passiva in quanto non vengono stimolate le cellule immunitarie che conferiscono una ‘memoria’ per produzioni future, come avviene nel caso del vaccino. I monoclonali hanno una durata limitata nel tempo, durano un paio di mesi, fai un ciclo di trattamento e poi lo ripeti se necessario”.

È fin troppo evidente, dunque, che con i vaccini che arrivano in ritardo e in dosi minori rispetto a quanto previsto, disporre di un’arma in più contro il Covid-19 consente di proteggere maggiormente le categorie più a rischio. Gli anticorpi monoclonali sono molto utili nella prima fase dell’infezione da coronavirus, anche se, aggiunge Novelli, “la percentuale di successo nella cura dipende da vari fattori”. E non è tutto, perché oltre a curare, hanno funzione protettiva, non come un vaccino, sia chiaro, ma “chi è ad alto rischio, dunque, potrebbe utilizzarli per una protezione provvisoria”. Insomma, in attesa che le case farmaceutiche si rimettano in pari con la fornitura dei vaccini, si potrebbe pensare di usarli con gli ospiti delle Rsa e le altre categorie a rischio.

 
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