La delegazione, composta da quattro parlamentari Gue/Ngl - Cornelia Ernst, Marie-Christine Vergiat, Josu Juaristi, Joao Pimenta Lopes - ha visitato il Sudan in dicembre e ha pubblicato nei giorni scorsi sul sito del gruppo il suo rapporto “EU and Italian cooperation with Sudan on border control: what is at stake?” (La cooperazione europea ed italiana con il Sudan sul controllo delle frontiere: che cosa c’è in gioco?)
La visita è stata causata dalla denuncia dell’aumento degli arresti di eritrei a Khartoum, e nel paese in generale, e dalle dichiarazioni del comandante delle Rapid Suppor Forces (Rsf), conosciuti in Sudan come i nuovi janjaweed, da cui risultava che le sue forze sarebbero impegnate nel controllo delle frontiere .
Nel rapporto si trovano alcune importanti e preoccupanti conferme. La prima riguarda proprio il ruolo cruciale delle Rsf, nel controllo dei flussi migratori. La milizia è ben nota nel paese per i suoi attacchi ai civili, le continue violazioni dei diritti umani e l’assoluta impunità. La seconda riguarda la detenzione e la deportazione di vittime del traffico di esseri umani e di migranti che avrebbero diritto alla protezione internazionale. La delegazione non ha potuto muoversi da Khartoum, anche se aveva richiesto di recarsi alle frontiere dell’Est Sudan e della Libia. Ne ha tratto la conclusione che il paese è sotto uno stretto regime di polizia, in cui parte del territorio è controllato da forze paramilitari.
La tedesca Cornelia Ernst, coordinatrice del comitato per le libertà civili del gruppo Gue/Ngl, ha commentato: “Le politiche europee di controllo delle frontiere stanno già fallendo in Europa. Imporre le stesse politiche in paesi come il Sudan è assurdo… Tentare di fare del Sudan un partner nella lotta dell’UE contro i rifugiati dell’Africa Orientale è una follia neocoloniale”.
Il portoghese João Pimenta Lopes aggiunge: “Ue e Sudan stanno cercando di trarre reciproco vantaggio dai flussi migratori per i loro propri interessi e per ragioni sbagliate… Nel fare questo, l’UE supporta direttamente le forze armate di un governo repressivo, legate a milizie, traffico e contrabbando di esseri umani, contribuendo perciò a ad un generale aumento nelle violazioni dei diritti umani e delle leggi internazionali”.
La presentazione del rapporto è avvenuta in concomitanza - e a supporto - della presentazione di un appello alla Corte europea per i diritti umani da parte di cinque sudanesi arrivati in Italia per chiedere asilo politico e che non hanno potuto farlo. I cinque sudanesi fanno parte del gruppo dei 46 rimpatriati forzatamente da Ventimiglia lo scorso agosto, in forza di un accordo tra le polizie italiana e sudanese. Il rimpatrio forzato, in violazione delle leggi in vigore e dei trattati internazionali firmati dal nostro paese, aveva suscitato lo sdegno della società civile italiana impegnata nella difesa dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo.
Bruna Sironi – pubblicato da www.nigrizia.it