Venerdì, 08 novembre 2024 - ore 16.00

QUANDO IL MERCATO DI LIBERA CONCORRENZA DISTRUGGE LE PICCOLE ATTIVITA’ |A. De Porti

“se un catino è pieno, è inutile versare altro liquido, pena il suo traboccamento”

| Scritto da Redazione
QUANDO IL MERCATO DI LIBERA CONCORRENZA DISTRUGGE LE  PICCOLE ATTIVITA’ |A. De Porti

QUANDO IL MERCATO DI LIBERA CONCORRENZA DISTRUGGE LE  PICCOLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE ANCHE SANE !

 Prendendo spunto dall’osservazione che, ad un certo momento, tutto finisce  per esaurimento, anche la vita di noi mortali purtroppo, al di là di questo abbiamo tutti notato ed apprezzato  che anche il sistema di governo più giusto e corretto al mondo, e cioè la democrazia, incomincia ad avere problemi in termini di efficacia e rappresentatività, e ciò molto verosimilmente perché spesso  essa viene strumentalizzata al suo interno dagli stessi tre poteri che invece la dovrebbero proteggere trovando seriamente  il coraggio di chiamarla con questo nome, ma soprattutto  anche ai fini di farla  funzionare a dovere,  sulla base del suo oggettivo intrinseco significato, per bocca appunto dei suddetti tre poteri :  legislativo, esecutivo e giudiziario. Ma così non è più in quanto, anche volendo trovare una qualche attenuante,  l’ andare avanti nel rispetto dei compiti ad essa  demandati,  non sempre incontra un percorso ben “oliato” nei suoi ingranaggi per potere proseguire, ma ormai, come succede quasi tutti i santi giorni, essa incontra invece  una  lubrificazione  solo per… meglio scivolare.

 Ma se ciò investe il contesto politico moderno, di cui ho già parlato molto in precedenti occasioni,  mi par di poter dire che anche il mercato, per intenderci quello che risponde alla dicotomia “domanda ed offerta”,  abbia iniziato da tempo a soffrire di quasi analoga patologia, forse correlata, se non contagiata,  dalla stessa politica che non sa più  programmare nel medio termine, ma neanche nel breve,  e ciò, accantonando senza esitazione alcuna, il lungo. 

 Infatti, in base alla “filosofia” molto personale, terra terra, come amo spesso esprimermi dopo aver imparato dalla “siora Maria” , io continuo a pensare, come del resto mi pare ovvio,  che “se un catino è pieno, è inutile versare altro liquido, pena il suo traboccamento”.  E mi spiego.

 Si tratta di un problema questo, che investe non solo la democrazia che, come diceva Platone, se ne “versi troppa, essa finisce per ubriacare e quindi trasformarsi in dittatura  (Libro VIII)”, ma anche i mercati che, in quest’era connotata da troppo modernismo, nel quale si continua a sprecare e produrre in maniera disordinata ed incontrollata demandando  a certe forzate pubblicità , anche stomachevoli,  il compito di ingannare per vendere in presenza di mercati saturi,  tutto ciò non risponde certo a qualche etica economica e politica. Insomma, oggi, un esempio per tutti,  si mandano praticamente alla rottamazione tante macchine “nuove” per favorire la vendita di chi le costruisce, e ciò per creare lavoro… determinando forti devianze commerciali, con seri costi per la collettività. Una volta si riparavano…

 Basterebbe fare una riflessione sul mercato  non solo delle auto,  ma anche dei prodotti alimentari, dei medicinali (si è arrivati persino a pubblicizzare le farmacie…)

 Per le auto, la promozione stressante e costosa, spesso con scarsa efficacia,  ha assunto un tale livello non solo da far confondere la potenziale clientela, ma soprattutto ha finito  per disorientare le stesse produzioni nell’interesse delle quali la politica, anziché dare un indirizzo economico, magari anche dando un sostegno per la conversione di quelle che hanno scarso mercato (prima parlavo del catino pieno), non spende una parola in proposito, preferendo poi pagare disoccupati attraverso sussidi di ogni tipo, cassa integrazione, reddito di cittadinanza ecc.ecc.   Ed invece, quando le cose non funzionano, bisogna correre ai ripari con ragionevole anticipo !

 Il discorso sarebbe lungo, ed un libro non basterebbe, anche perché non si tiene in debito conto che le tante piccole, ma sane attività produttive, finiscono per chiudere a seguito di stratagemmi promozionali  delle grandi che, alla fin fine, arrecano pregiudizio sia ai grandi imprenditori che ai piccoli, con la non trascurabile differenza che quelli grandi hanno maggiore forza contrattuale per durare di più e far poi intervenire i governi, magari ricattandoli con il pretesto di licenziare…le piccole no.

 Penso poi al sistema sanitario che, a mio avviso seppur da inesperto, mi da molto da pensare. Per farla breve e farmi capire subito, io sono dell’idea che, se siamo passati improvvisamente da un’ era all’altra, sicuramente ne avrà risentito del passaggio anche la medicina che, a parer mio, continua a seguire i cosiddetti protocolli risalenti, oserei dire, al giuramento di Ippocrate, fors’anche al di là dei suoi principi etici.  A giustificazione di quanto precede, vorrei citare alcuni dati accaduti.

 Talvolta,  negli ospedali, - mi par di poter dire e se sbaglio chiedo venia -, il seguire pedissequamente il cosiddetto “protocollo d’entrata”, finisce per avere negative ripercussioni sui pazienti, oltre a non essere sempre necessario: ho conosciuto pazienti, quasi novantenni,  che, da oltre mezzo secolo, fra cui lo scrivente, hanno valori glicemici elevatissimi e stanno meglio di chi ha valori sulla norma  (facendo i debiti scongiuri).  Così dicasi anche per il colesterolo ecc.ecc.  Mi è parsa risibile la risposta secondo la quale, con una glicemia bassa, detto  novantenne potrebbe raggiungere i….120 anni.

 Non sarà che, alla luce di questa nuova era, dovrebbe essere messo in discussione, o quando meno riesaminare,  tutto o quasi ? E ciò ad evitare, come succede per i mercati, di voler proseguire su percorsi ormai fuori dalle attuali contingenze  politiche, economiche, sanitarie ed ora, ahimè,  anche religiose ?

 O vogliamo continuare affrontando i problemi last minute ?

 Arnaldo De Porti

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