E' quanto ha affermato Domenico Pantaleo, Segretario generale della Flc Cgil in una nota.
“In Italia la spesa in ricerca e sviluppo è dell’1% del Pil - ha conintuato Pantaleo -, tra le più basse tra i Paesi Ocse, abbiamo il minore numero di ricercatori in Europa e non si investe in ricerca di base. In questo scenario il nostro modello competitivo, basato essenzialmente sui bassi salari e la riduzione dei diritti, non regge rispetto alle dinamiche internazionali e se il Paese cresce poco è anche il frutto di mancate scelte di investimento nella conoscenza e nelle filiere alte del valore. Tutti gli obiettivi europei per innalzare i finanziamenti in ricerca in Italia sono falliti e anzi prosegue la riduzione dei fondi. Continuiamo a contribuire ai fondi europei in misura nettamente maggiore rispetto ai finanziamenti che riusciamo ad attrarre a causa del basso numero di ricercatori”.
Per queste ragioni, ha quindi concluso, “la Flc sostiene la petizione di autorevoli scienziati del nostro Paese per salvare la ricerca pubblica. I salari dei ricercatori sono bassissimi e il rinnovo del contratto nazionale è bloccato dal 2010, la precarietà dilaga in tutti gli enti di ricerca e nelle università, diventa sempre più complesso perfino garantire la prosecuzione di progetti strategici per il Paese tra norme burocratiche, mancanza di governance e inadeguatezza di programmazione e risorse. Per queste ragioni molti ricercatori sono costretti ad andare via, disperdendo il patrimonio di giovani talenti che potrebbero contribuire allo sviluppo del paese”.
Fonte : rassegna sindacale