Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 14.18

Rinnovabili, nell’ultimo anno installati impianti per 1,4 GW mentre 168 GW restano al palo

I Cittadini per l’Italia rinnovabile manifestano di fronte al ministero della Cultura, per sbloccare le autorizzazioni

| Scritto da Redazione
Rinnovabili, nell’ultimo anno installati impianti per 1,4 GW mentre 168 GW restano al palo

Forti di oltre 44mila firme raccolte da una petizione nell’arco di poche settimane, gli esponenti del neonato comitato dei Cittadini per l’Italia rinnovabile – che annovera al suo interno molte figure di spicco dell’ecologismo italiano – hanno festeggiato la Giornata mondiale della Terra nel modo più pragmatico possibile: manifestando di fronte al ministero della Cultura (Mibac) per chiedere lo sblocco autorizzativo dell’enorme quantità di impianti che attendono di entrare in funzione lungo lo Stivale per catturare le energie rinnovabili, gratuitamente disponibili sul territorio.

Numeri alla mano, infatti, mentre a livello globale le rinnovabili continuano a correre, con una crescita della potenza installata pari a +9,1% nel solo 2021, in Italia arrancano dal 2014: tra il 2015 e il 2019 sono cresciute solo del 3% nel nostro Paese, a fronte di una media Ue del 13%. Se invece avessimo mantenuto il trend di installazioni di fonti rinnovabili raggiunto negli “anni d’oro” 2010-2013, oggi – come documenta Legambiente – l’Italia avrebbe almeno 50 GW in più di impianti e avrebbe potuto così tagliare le importazioni di gas dalla Russia del 70% senza contraccolpi.

Eppure questi impianti non si realizzano, e buona parte della responsabilità è in capo al ministero della Cultura e alle Soprintendenze regionali, anch’esse legate al dicastero. Non è mai troppo tardi però per invertire la rotta: da qui la scelta di scendere in piazza a far sentire la voce di quanti ancora credono nell’urgenza di uno sviluppo sostenibile.

Come spiega la deputata di FacciamoEco Rossella Muroni, che ha aderito alla manifestazione di stamani, gli «iter autorizzativi durano anche più di 5 anni e quasi sempre a frenare o bloccare le autorizzazioni alle rinnovabili sono proprio le Soprintendenze. Invece, oggi più che mai, è urgente accelerare su fonti pulite e transizione».

Un punto sottolineato con forza anche da presidente del Coordinamento Free, Livio de Santoli: «Le procedure autorizzative sono ancora troppo macchinose, diverse in ogni regione e spesso soggette a discrezionalità assolutamente non comprensibili. È di ieri, infatti, l’inaugurazione del primo parco eolico del Mar Mediterraneo davanti a Taranto che ha concluso un iter di ben quattordici anni dalla presentazione del progetto dovuto all’opposizione della Sopraintendenza di Taranto per motivi paesaggistici. Per risolvere tale questione si è dovuti arrivare davanti al Consiglio di Stato che alla fine ha dato ragione ai propositori dell’impianto affermando che non solo l’impianto non lede il paesaggio, ma addirittura lo migliora. Ci sono segnali incoraggianti, come il fotovoltaico nei centri storici e la prevista nomina di commissario straordinario per lo sviluppo delle rinnovabili, ma occorre proprio ora fare di più. Approvazione o diniego delle autorizzazioni degli impianti a fonti rinnovabili devono essere dati con celerità e certezze come accade all’estero e le autorizzazioni non devono sottostare a veti se non riguardano aree vincolate».

Anche guardando al di là del caso estremo di Taranto, gli esempi di ostracismo contro le rinnovabili da parte del ministero della Cultura – e delle sue articolazioni territoriali, le Soprintendenze – sono tantissimi.

Col nobile scopo di proteggere un paesaggio che sarà però inevitabilmente devastato dalla crisi climatica se non riduciamo le nostre emissioni di gas serra, installando dunque impianti per le rinnovabili, il Mibac – come informano i Cittadini per l’Italia rinnovabile – ha bocciato 41 degli ultimi 47 progetti di impianti eolici sottoposti alla valutazione ambientale statale, oltre a dare parere negativo anche a tutti i progetti eolici offshore. Per il fotovoltaico, solo per rimanere alle fonti rinnovabili più diffuse, non va meglio: basti osservare che Mibac e Soprintendenze hanno bocciato un impianto solare agrivoltaico con fitodepurazione nel Sito di interesse nazionale da bonificare di Brindisi, oppure un impianto fotovoltaico a terra nella zona industriale di Gioia Tauro.

A livello macro, il risultato è a dir poco impressionante. Il nuovo report “10 key trend” elaborato da Italy4Climate documenta che nel corso del 2021 sono stati installati in Italia circa 1,4 GW di impianti eolici e fotovoltaici, mentre alla fine dello stesso anno le richieste di allaccio alla rete Terna per queste due fonti rinnovabili sono arrivate a 168 GW: tutti impianti in attesa di poter partire, e aiutare il Paese nel suo percorso di decarbonizzazione verso una maggiore autosufficienza energetica.

Per conseguire il taglio del 55% delle emissioni al 2030, infatti, dovremmo installare ogni anno almeno 8 GW di eolico e fotovoltaico, una performance che sappiamo già essere alla nostra portata; nell’anno “record” del 2013 in Italia vennero installati 11 GW di impianti, mentre oggi la principale associazione confindustriale del comparto elettrico afferma di poter dar vita a 20 GW di impianti l’anno, se autorizzati.

Nel mentre, gli altri Paesi europei corrono: nel 2021 la Polonia ha installato 3 GW di eolico e fotovoltaico, Francia, Spagna e Olanda almeno 4 GW e la Germania oltre 6 GW. Se guardiamo agli ultimi sette anni, in Italia abbiamo installato meno di 7 GW di eolico e fotovoltaico (in media meno di 1 all’anno), la Polonia supera i 9 GW, la Spagna i 13 GW, Francia e Olanda entrambe sopra GW e la Germania sfiora i 46 GW.

In questo contesto l’Italia arranca, sia di fronte alla crisi climatica che alla guerra russa in Ucraina. Da una parte il target europeo di riduzione delle emissioni al 2030 si allontana: rispetto al 1990 dovremmo tagliarle del 55%, nel 2021 siamo ancora fermi a circa -22% e in valore assoluto dovremmo tagliare in meno di un decennio quasi il doppio di quanto fatto nell’ultimo trentennio.

Dall’altra, l’Italia si trova particolarmente esposta alla tempesta internazionale a causa della forte dipendenza dal gas: il 40% della nostra domanda complessiva di energia è soddisfatta da questa fonte fossile, così come il 50% della nostra elettricità.

«L’Italia non è stata capace di cogliere l’occasione del lockdown per avviare un percorso incisivo di riforme e allinearsi all’obiettivo della neutralità climatica – commenta Edo Ronchi, promotore di Italy for climate e già ministro dell’Ambiente – Il fatto di essere ancora oggi l’unico grande Paese europeo a non essersi dotato di una legge sul Clima, che definisca in modo chiaro e renda realmente vincolanti gli obiettivi di decarbonizzazione, è un ulteriore importante segno di questa debolezza». Non c’è da stupirsi se oggi i Cittadini per l’Italia rinnovabili chiamano il Governo a maggiore coraggio.

 
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