Festa della Donna 2023 Auguri con le poesie di Alda Merini e di Pablo Neruda
Il nostro sito rclebra la festa della donna dell’ 8 marzo con due augurali poesie. A tutte le donne di Alda Merini e Corpo di donna, Pablo Neruda
Storia e origini La Festa della Donna o Giornata internazionale della donna, si celebra ogni anno l’8 marzo per ricordare tutte le conquiste sociali delle donne, senza dimenticare le discriminazioni di cui sono state vittime. La festa ha origini lontane, precisamente risale al 1909 negli Usa facendo riferimento alla famosa conferenza chiamata Woman’s Day, in cui si discusse dello sfruttamento esercitato dai datori di lavoro ai danni delle donne, nonché del diritto di voto, a cui seguirono molte manifestazioni nel corso degli anni successivi fino all’8 marzo 1917, quando a San Pietroburgo si svolse una manifestazione che reclamava la fine della Guerra. Successivamente a Mosca si decise di celebrare l’8 marzo la Giornata internazionale dell’operaia, mentre in Italia si iniziò a celebrare solo dal 1922 e prese forza nel 1945, quando l’Unione Donne in Italia festeggiò la Giornata della Donna nelle zone dell’Italia già liberate dal fascismo. L’anno dopo fu scelta mimosa per celebrare questa giornata.
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A tutte le donne, Alda Merini
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
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Corpo di donna, Pablo Neruda
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Ma viene l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.