Risposta all’articolo “Il PD e la Cgil hanno voltato le spalle per un percorso incomprensibile” – 8 febbraio
In merito all’articolo pubblicato lo scorso 8 febbraio, riteniamo necessario rispondere per ribadire la posizione della CGIL su un tema fondamentale per il mondo del lavoro.
La CGIL si è già espressa chiaramente contro la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla CISL sulla “partecipazione”. Come afferma Elena Curci, Segretaria Generale della CGIL Cremona: “Si tratta di una proposta che distrugge la contrattazione collettiva nei luoghi di lavoro, abbassando le tutele rispetto ai diritti di informazione e consultazione già previsti nei contratti nazionali e aziendali. Inoltre, non garantisce alcun vincolo sulla reale rappresentanza delle parti”.
Il concetto stesso di partecipazione, così come delineato nella proposta, è ambiguo e in contrasto con il significato storico che questo termine ha avuto per il movimento sindacale. La partecipazione dei lavoratori si è sempre manifestata nei momenti di maggiore conflittualità: più i lavoratori rivendicano diritti, scioperano e si organizzano collettivamente, più incidono nelle scelte aziendali. Se partecipare significa “prendere parte”, per noi significa stare dalla parte del lavoro, non dell’impresa. Se partecipare significa avere voce in capitolo nelle scelte aziendali, questo è sempre accaduto quando c’è stata la massima conflittualità, riconoscendo e rispettando i differenti ruoli.
Il rafforzamento della contrattazione e delle relazioni industriali, anche sul tema della partecipazione, deve passare attraverso una legge sulla rappresentanza sindacale, che garantisca trasparenza e democrazia, con il voto delle lavoratrici e dei lavoratori per l’approvazione dei contratti nazionali, affinché abbiano efficacia erga omnes.
La CGIL esprime poi una forte contrarietà alla partecipazione agli utili così come proposta, poiché non rispetta la distinzione tra proprietà e dipendenti. Esistono già strumenti fiscali che incentivano la redistribuzione, come la detassazione del salario di produttività e i premi di risultato contrattati a livello aziendale, che includono parametri legati alla redditività d’impresa.
Siamo contrari, inoltre, alla presenza di rappresentanti dei lavoratori nei Consigli di Amministrazione, organi esecutivi delle imprese. Sosteniamo invece il modello duale, dove il confronto e il controllo sono esercitati da un Consiglio di Sorveglianza con rappresentanti dei lavoratori, il cui ruolo deve essere regolato da norme chiare sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacale.
Riteniamo necessario rafforzare, attraverso il sostegno legislativo, i diritti di informazione e consultazione preventiva, ampliando quanto già ottenuto nei CCNL e nella contrattazione di secondo livello. Servono strumenti che garantiscano un effettivo coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte aziendali, soprattutto di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel nostro sistema produttivo: transizione energetica, ecologica e digitale.
Partecipazione non significa depotenziare la contrattazione collettiva, ma dotarla di strumenti aggiuntivi per affrontare le sfide del futuro con maggiore forza e consapevolezza.
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