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SIRIA: SENATO USA DA PRIMO OK A INTERVENTO

| Scritto da Redazione
SIRIA: SENATO USA DA PRIMO OK A INTERVENTO

SIRIA: SENATO USA DA PRIMO OK A INTERVENTO CONTRO L'USO DI ARMI CHIMICHE
La Commissione Affari Esteri approva la mozione del Presidente Obama con una maggioranza mista. Nonostante la sicurezza al Senato, incerto appare l'esito della votazione alla Camera dei Rappresentanti
Un intervento armato limitato di 60 giorni estendibile per altri 30. Nella giornata di mercoledì, 4 Settembre, la Commissione Affari Esteri del Senato degli Stati Uniti d'America ha approvato una risoluzione che autorizza il Presidente statunitense, Barack Obama, ad intervenire militarmente in Siria per punire l'uso di armi chimiche da parte del Regime di Damasco.

La votazione è avvenuta dopo una lingua mediazione, avviata da quando, nella giornata di lunedì 2 Settembre, il Presidente Obama ha avviato consultazioni con parlamentari per mostrare le prove dell'utilizzo di armi chimiche da parte del dittatore siriano, Bashar Al Assad.

Dato interessante è quello legato al voto della Commissione, che ha garantito al Presidente Obama, un democratico, un buon sostegno ma, nel contempo, ha lasciato trasparire i reali equilibri di forza dello scenario politico USA sulla situazione.

La mozione, infatti,  è stata votata in maniera bipartisan da 10 tra democratici -che mantengono la maggioranza nel Senato- e repubblicani, mentre, sempre a prescindere dall'appartenenza partitica, 7 commissari hanno votato contro.

Come riportato dalla Reuters, i favorevoli sono stati la maggioranza dei democratici, guidati dal Presidente della Commissione, Bon Menedez, ed i repubblicani moderati coordinati da John McCain, che hanno ottenuto l'approvazione di importanti emendamenti che autorizzano aiuti all'opposizione siriana.

Contro alla mozione hanno invece votato alcuni repubblicani intenzionati ad ostacolare il Presidente Obama e vicini al Tea Party, come Marco Rubio, John Barrasso, e Rand Paul, e democratici dell'ala di sinistra come Tom Udall e Chris Murphy.

Il Capogruppo democratico al Senato, Harry Reid, si è detto fiducioso sul sostegno dell'aula alla proposta del Presidente Obama, ma, nel contempo, ha ammesso che la cospicua opposizione può evitare il raggiungimento del quorum per evitare la presentazione di emendamenti che, inevitabilmente, finiscono per prolungare le operazioni di voto.

Problemi si prospettano anche nella Camera dei Rappresentanti, dove una cinquantina di deputati della maggioranza repubblicana potrebbero unirsi al fronte anti-Obama del Tea Party, sempre assieme ad alcuni esponenti di sinistra dell'opposizione democratica.

Dieci gli alleati USA nell'attacco

In contemporanea alle trattative interne negli USA, il Segretario di Stato statunitense, John Kerry, ha dichiarato la volontà da parte di 10 Stati di sostenere l'iniziativa del Presidente Obama in Siria.

Tra questi Paesi figurano la Turchia, e la Francia, il cui Presidente, Francois Hollande, e Primo Ministro, Jean-Marc Ayrault, hanno illustrato come la punizione al regime di Damasco sia utile per lanciare un messaggio anche ad altre dittature come Corea del Nord e Siria.

Favorevoli all'intervento potrebbero presto schierarsi anche Israele, che teme un attacco da parte di Siria ed Iran, e Qatar.

 

Contrariamente che in passato, all'attacco non intendono partecipare tradizionali alleati USA, come Gran Bretagna -in cui il Primo Ministro, David Cameron, non ha ottenuto il sostegno del Parlamento- la Germania e la Polonia -che hanno dato sostegno all'operazione solo in caso di azione coordinata sotto l'egida ONU.

Matteo Cazzulani

Free lance journalist and energy deals consultant m.cazzulani@gazeta.pl Twitter @MatteoCazzulani Facebook - Matteo Cazzulani Skype – prometeoarancione

9/5/2013

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