Le misure più restrittive colpiscono oltre 1 italiano su 4 (27%) che risiede in Lombardia che con 10,1 milioni di persone è la regione più popolosa d’Italia ma anche in Piemonte (4,3 milioni) Calabria (1,9 milioni) e Valle d’Aosta (125mila) dove si sono registrati gli indici più preoccupanti di contagio. E’ quanto emerge dalla prima analisi della Coldiretti sull’impatto economico e sociale delle misure decise dal nuovo DPCM nelle regioni rosse, classificate a rischio massimo, dove sono state messe in “lockdown” 16,4 milioni di persone e in cui rientra anche la provincia di Sondrio.
Nelle quattro regioni interessate – sottolinea la Coldiretti – si produce circa 1/3 del PIL nazionale (32%) con la Lombardia (22%) a detenere di gran lunga il primato tra tutte le regioni mentre il Piemonte rappresenta l’8%, la Calabria il 2% e la Valle d’Aosta appena lo 0.3%, Si tratta – precisa la Coldiretti - di una componente determinante dell’economia del Paese che traina occupazione ed investimenti lungo tutta la Penisola, dall’industria al commercio fino all’agricoltura che in queste aree rappresenta una realtà strategica del sistema produttivo.
La Lombardia – continua la Coldiretti - è anche tra le regioni con la spesa media mensile più elevata nel 2019 con 2.965 euro a famiglia che risulta elevata anche per Valle d’Aosta (2805 euro) e per il Piemonte (2583 euro) mentre la Calabria è nel fondo della classifica con 1999 euro mensili.
In regioni come la Lombardia, peraltro, sono più rilevanti i consumi fuori casa con rispettivamente oltre 51mila e quasi 24mila locali della ristorazione, che ora si trovano a soffrire per effetto delle misure di restrizione: ciò sarà ancor più evidente in una provincia, come quella di Sondrio, dalla forte vocazione turistica, “e dove la marcata presenza di prodotti tipici (dai vini, ai formaggi ai salumi) nei locali di ristorazione provocherà, con la chiusura degli stessi, un effetto a catena pesantissimo per l’intera filiera agricola e agroalimentare” come rimarca il presidente della Coldiretti provinciale Silvia Marchesini. Nelle zone rosse, infatti, come in quelle arancioni, sono sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi. E’ consentita solo la consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali.
In complesso – sottolinea la Coldiretti - quasi 86647 ristoranti, bar, mense e pizzerie delle quattro regioni della zona rossa (1100 in provincia di Sondrio) si sviluppa un fatturato annuale di oltre 22 miliardi che ora è praticamente azzerato, Una difficoltà che – conclude la Coldiretti - si trasferisce direttamente lungo tutta la filiera a causa del taglio delle forniture di alimenti e bevande colpendo le aziende agricole ed alimentari per le quali è necessario prevedere adeguati ristori.