Lunedì, 07 luglio 2025 - ore 03.29

Sudamerica Cile, le cause del risveglio sociale sono profonde| di Susanna Camusso, Sergio Bassoli

Nessuno è in grado di sapere cosa succederà domani, e ciò genera paure e paralisi. Ma dal suo XII congresso la Cut esce rafforzata, unita e con un piano di lotta per il Paese

| Scritto da Redazione
Sudamerica  Cile, le cause del risveglio sociale sono profonde| di Susanna Camusso, Sergio Bassoli

Sudamerica  Cile, le cause del risveglio sociale sono profonde| di Susanna Camusso, Sergio Bassoli

Nessuno è in grado di sapere cosa succederà domani, e ciò genera paure e paralisi. Ma dal suo XII congresso la Cut esce rafforzata, unita e con un piano di lotta per il Paese

Il XII congresso della Centrale unitaria del Cile (Cut), realizzatosi a fine gennaio 2020, coincide con un momento di alta tensione e di incertezze su cosa possa accadere, in Cile, nei prossimi giorni e mesi. Da ottobre la rivolta contro il governo non si ferma, i movimenti sociali chiedono risposte, la protesta in piazza è presa dai giovani della periferia metropolitana, pronti a tutto pur di sfidare il sistema, i carabinieri picchiano ed arrestano, il governo tratta, ritratta, prende tempo per capire come uscire da una crisi sociale che gli è scappata di mano, ma non è in grado di dare risposte concrete, il sistema traballa e ogni scenario è possibile.

Nessuno è in grado di sapere cosa succederà domani, e ciò genera paure e paralisi. Ed è in questo contesto che la Cut, a differenza di altre organizzazioni, partiti e istituzioni, ha confermato la realizzazione del suo congresso. Una risposta ai partiti che hanno rinviato le proprie scadenze organizzative ed al governo che ha dovuto rinunciare ad ospitare il summit Onu sul cambiamento climatico. La Cut manda un messaggio chiaro al paese: noi siamo qua, presenti nelle piazze e pronti a gestire il cambiamento partendo da noi stessi, per il bene del paese.

Ed è sorprendente come questa organizzazione, data per finita pochi anni fa, considerata vittima dei suoi stessi intrighi e faide interne, incapace di riformarsi, facile preda dei voleri dei partiti politici, profondamente divisa al suo interno, sia riuscita a riacquistare unità, fiducia, rappresentanza, protagonismo e incidenza nel dibattito e negli eventi nazionali. Una graditissima eccezione nel panorama regionale latinoamericano, dove, nel corso dell’ultimo decennio, siamo stati abituati al contrario, assistendo all’acutizzarsi delle crisi e delle divisioni.

Questa buona novella in buona parte è da attribuire all’attuale gruppo dirigente, composto da rappresentanti delle principali tendenze politiche nazionali storicamente presenti nel movimento sindacale cileno; socialista, comunista e democristiana, che, a differenza del passato, si sono compattate e hanno lavorato insieme, attorno a una presidente, Barbara Figueroa, che ha dimostrato doti di leadership inaspettate. Proprio lei, proveniente da una cultura politica poco propensa alla mediazione e alle alleanze, si è fatta carico di costruire le condizioni per una gestione collegiale, veramente unitaria, della centrale sindacale, e i risultati si sono visti.

La Cut ha superato la profonda crisi interna che nel 2016 l’aveva portata a dover rifare le elezioni per le accuse di frode sulle liste degli iscritti e quindi dei delegati accreditati al voto, impostando la difesa sulla totale trasparenza degli atti e accettando di rifare le elezioni, smontando così le accuse e dimostrando alla propria base di iscritti, di non avere nulla da nascondere, vincendo così la sfida, con il voto, contro chi, invece, avrebbe voluto continuare con un sistema di controllo della centrale etero-diretto dalle segreterie di partito.

Una sfida vinta che ha dato il via ad una stagione di riorganizzazione interna e di protagonismo esterno, ricostruendo il rapporto di fiducia con la base di lavoratrici e lavoratori, con un aumento degli iscritti pari al 15%, denunciando le gravi condizioni di lavoro, lo sfruttamento brutale (oltre le 45 ore lavorative settimanali), i salari da fame, l’assenza di protezione sociale che la maggioranza di questi subiscono costantemente e in modo ampiamente diffuso in ogni angolo del Cile. Ed è stato grazie a questo nuovo protagonismo sindacale che la Cut ha potuto risalire posizioni, riconquistando il ruolo di soggetto di rappresentanza sociale, recuperando affiliazioni sindacali e iscritti. Le lotte per l’approvazione della riforma della legge del lavoro, durante il governo Bachelet, pur con tutti i limiti del caso, sono state un risultato importante, un segnale di capacità di dialogo e di difesa dei diritti fondamentali del lavoro, in un paese dove anche i governi di centro-sinistra non hanno saputo ascoltare, costruire e portare a termine le riforme economiche e sociali indispensabili per ridurre le profonde diseguaglianze che caratterizzano la società cilena.

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https://www.rassegna.it/articoli/cile-le-cause-del-risveglio-sociale-sono-profonde

 

Fonte rassegna sindacale

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