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Tamoil, corteo contro la dismissione

| Scritto da Redazione
Tamoil, corteo contro la dismissione

Tamoil.I lavoratori non accettano il deposito ( G.De Maria)
La manifestazione di oggi, qui a Cremona, è la dimostrazione inequivocabile dell’opposizione di tutta la comunità ad  una decisione sbagliata, incurante della responsabilità che TAMOIL deve avere verso un territorio in cui ha potuto sviluppare le sue attività produttive, assunta da una azienda che da più di cinquant’anni è insediata nella nostra città. E’ un’attività industriale importante alla quale hanno contribuito con il proprio lavoro migliaia di persone, anche con grandi sacrifici e senso di responsabilità per un’attività che richiede grande attenzione.
Oggi l’azienda ci comunica che in virtù di una contrazione del mercato la raffineria di Cremona è diventato un ramo secco, da tagliare. Non è più economicamente vantaggioso, ed alla Tamoil pare che non interessi azzerare quell’attività che dà lavoro a circa un migliaio di famiglie.
La Tamoil non è un azienda qualunque: sappiamo tutti che per le proprie attività la raffineria ha rappresentato per la città e per l’intero territorio un elemento di criticità. Non sono solo sue responsabilità, ma l’inquinamento del terreno su cui è edificata è anche causa delle sue attività.
E’ troppo facile oggi, di fronte ad un contesto economico drammatico, chiudere ed abbandonare il territorio. Privarsi di una attività come la Tamoil non può permetterselo la città di Cremona, che vedrebbe venir meno una delle sue aziende più rappresentative. Non se lo possono permettere le oltre mille persone che sono impegnate, che hanno una propria famiglia e che nell’azienda hanno speso anni di lavoro dimostrando tutta la loro disponibilità e capacità. Non se lo possono permettere gli amministratori pubblici e l’intero territorio, che invece deve ritrovare la forza di rilanciare le sue capacità di ripresa per ridare lavoro a tutti quei lavoratori che l’hanno perso in questi ultimi due anni o a quelli che sono in cassa integrazione.
La scelta dell’azienda deve essere respinta con forza, e con forza si deve chiedere di ripensare ad una decisione incomprensibile, che offende i propri dipendenti e la città di Cremona.
Il nostro è un territorio già provato dagli effetti di una crisi che non accenna a diminuire. I continui richiami ad una presunta ripresa che non si vede, che i lavoratori i pensionati e le loro famiglie non vedono, generano confusione e tendono a descrivere una realtà che non c’è.
La Tamoil è oggi una delle 140 crisi aperte al Ministero dello Sviluppo economico, e nella nostra provincia è la punta di un iceberg che nasconde in secondo piano altre situazioni fortemente critiche.
Nella zona casalasca sono aperte vertenze in tre aziende per un totale di oltre 300 addetti; nella zona cremasca, quella più industrializzata della provincia, il settore metalmeccanico, che è il primo ad aver dovuto fare i conti con la contrazione del lavoro, ha di fronte un anno in cui scadranno molte casse integrazioni straordinarie, con reali possibilità che si possano aprire processi di mobilità.
Tutto il settore delle piccole realtà artigianali e commerciali sta rimanendo in piedi solo con forti ricorsi alla cassa integrazione in deroga, che in provincia di Cremona è stata autorizzata per 10.673.861 ore, con un incremento sull’anno precedente di oltre il 20%.
Meno lavoro e aumento degli ammortizzatori sociali stanno determinando evidenti  effetti negativi sul reddito delle famiglie, in ulteriore contrazione, che mettono in seria difficoltà le capacità economiche del territorio. Sono ormai tantissime le persone che non riescono a far fronte alle proprie necessità e a quella dei loro famigliari e che debbono ricorrere ad un sostegno sociale ed economico dei comuni, i cui bilanci risentono fra l’altro dei tagli che il governo quest’estate ha deciso nella manovra di stabilizzazione finanziaria.
Insieme ai lavoratori precari e a coloro che hanno perso il lavoro stanno soffrendo di questa crisi anche tutti quei pensionati, e sono molti, che non arrivano a mille euro al mese. Le pensioni più passa il tempo e più perdono potere d’acquisto a causa di rivalutazioni che non rispettano ormai da tempi l’aumento del costo della vita.
E’ questo un contesto difficile, che prefigura ancora mesi di incertezza; non è possibile, tuttavia, attendere passivamente che cambi la direzione del vento, che arrivi finalmente quella ripresa tanto sbandierata quanto flebile.
E’ l’intero territorio che deve reagire a questa situazione. A partire dalla istituzioni, dalle associazioni economiche e dalla parti sociali, è necessario uno sforzo comune per ricercare le soluzioni per ricostruire uno sviluppo indispensabile per ricreare tutti i posti di lavoro persi.
E’ necessario che la politica, anche locale, sappia abbandonare la quotidiana conflittualità basata su argomenti discutibili se confrontati con il dramma della disoccupazione. Il tanto peggio tanto meglio oggi non giova a nessuno e chi ha responsabilità di governo per primo deve dare segnali del proprio senso di responsabilità verso i suoi cittadini. Troppe volte le esigenze di visibilità di un partito piuttosto che dell’altro offuscano le difficoltà della gente, che mai come in questo momento ha bisogno di aiuto.
E’ necessario agire in modo concertato, affinché vi sia condivisione sulle scelte da programmare ma soprattutto con una forte attenzione a quelle che potranno dare risposte positive al lavoro.
Bisogna continuare a lavorare con lo stesso spirito costruttivo che si è generato con la costituzione dell’Unità di Crisi della Tamoil. In quel confronto tutti, amministratori locali e regionali, parlamentari e consiglieri regionali, sindacato e lavoratori, rappresentanze dei datori di lavoro, hanno condiviso un documento di opposizione difesa delle attività e dell’occupazione.
Quella compattezza ha fatto sì che in tempi brevi si sia aperto un tavolo al Ministero dello sviluppo economico che impegni sulla difficile vertenza anche il Governo, nell’ambito dei rapporti bilaterali Italia Libia, per modificare un progetto che mortificherebbe tantissimi lavoratori e le loro famiglie.
E’ tutto il territorio che chiede al Ministro Romani, che ci riceverà mercoledì prossimo, di impedire un indebolimento delle nostre attività produttive, chiedendo con forza un progetto industriale che rafforzi l’occupazione e che nel contempo affronti senza indugi il problema della bonifica dell’area, da tempo inquinata, riconsegnando alla città  e ai suoi cittadini lavoro e sito risanato.
E’ tutto il territorio che chiede segnali forti a sostegno di una economia provinciale che nell’ambito della nostra regione appare più debole delle altre, e per questo richiede un impegno maggiore da parte di tutti.
Il lavoro ed il sostegno del reddito dei lavoratori e pensionati dovranno essere gli obiettivi che tutti insieme ci dovremo dare, a partire dal consolidamento dell’occupazione della TAMOIL e alla salvaguardia del loro reddito.
 
Intervento di Giuseppe De Maria,Segretario Generale della Cisl di Cremona, durante la manifestazione dei lavoratori della Tamoil a Cremona il 14 gennaio 2010

 

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