Nel mercato del lavoro si concretizza il nesso tra inferiorizzazione dei migranti e amplificazione della retorica razzista», dice a Left il professor Mauro Ferrari, dell’università Ca’ Foscari. Che si tratti di nuovi schiavi in agricoltura, di donne centroafricane nel mercato della prostituzione, di collaboratrici familiari dei Paesi dell’est (le cosiddette “badanti”), in tutti questi casi e in altri ancora, i due temi, svalutazione del lavoro dei migranti e razzismo, si tengono. La marginalizzazione dei migranti consente ai detentori di quei segmenti del mercato del lavoro - italiani o stranieri che siano, consapevoli o meno che siano - di prosperare (alimentando lavoro nero e forme differenti di sfruttamento) e di mostrare come sia “tollerabile”, o meglio “funzionale”, che masse di diseredati popolino, in assenza di diritti, questi segmenti di territorio e di mercato del lavoro.
Professore, c’è un nesso con l’accentuarsi della crisi?
La crisi economica non ha fatto altro che accentuare queste dinamiche, con un aspetto di continuità rispetto al fenomeno del sottoproletariato e una differenza fondamentale rispetto al passato: oggi è dissolta la – vera o presunta - compattezza dello strato sociale che abitava le fabbriche. Al punto che gli attuali partiti xenofobi trovano ascolto in larga parte proprio tra coloro che in passato riuscivano a manifestare solidarietà internazionaliste, e che invece con sempre maggiore difficoltà riescono oggi a rappresentarsi come un corpo omogeneo. La globalizzazione, nel suo lato oscuro – delocalizzazione industriale, accorpamenti, trionfo del “finanzcapitalismo” -, ha provocato destabilizzazioni importanti, che ora cercano risposte in partiti o movimenti distanti dalle loro origini storiche, ma quanto mai affini al nesso fra crisi, precarietà (o instabilità, o insicurezza) e ricerca di risposte individuali.
Chi è Mauro Ferrari
Mauro Ferrari, sociologo, lavora presso la direzione generale del Comune di Parma e insegna Politiche pubbliche e Progettazione sociale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Svolge attività di formazione, ricerca e consulenza sui temi delle politiche sociali, dell’immigrazione, delle organizzazioni
L’intervista è stata pubblicata su ‘Left’ del 16 luglio 2016
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