Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 08.54

Ucraina: le sanzioni UE fanno davvero male a Putin

Tuttavia, la propaganda della Russia sta avendo effetto in diversi Stati membri dell'UE

| Scritto da Redazione
Ucraina: le sanzioni UE fanno davvero male a Putin

Come riporta uno studio dell'autorevole OSW, la Russia non è in grado di supplire nel breve termine all'embargo applicato dall'Unione Europea, anche per causa delle contro-sanzioni che il Presidente russo ha imposto ai beni agro-alimentari ed ortofrutticoli europei. Tuttavia, la propaganda della Russia sta avendo effetto in diversi Stati membri dell'UE

Non solo per l'isolamento geopolitico: le sanzioni che l'Unione Europea ha applicato alla Russia in risposta all'aggressione militare all'Ucraina, e al sostegno bellico-finanziario ai miliziani pro-russi nel Donbas, stanno facendo davvero male a Mosca e alla sua economia. A riportarlo è uno studio dell'autorevole centro studi OSW, che ha sottolineato come la guerra di sanzioni scatenatasi tra UE e Russia stia per indebolire in maniera consistente sopratutto Mosca.

Le sanzioni imposte dalla Russia lo scorso 7 Agosto, in reazione a quelle applicate dall'UE il Primo di Agosto, riguardano l'embargo sull'importazione dall'Unione Europea di gruppi di merce scelti e di prodotti agricolo-alimentari, il cui fabbisogno, tuttavia, può essere soddisfatto da Mosca solo e solamente grazie all'import dal mercato europeo.

Le sanzioni della Russia all'UE, che come OSW evidenzia sono state adottate dal Governo in fretta e furia, senza alcun consulto con esperti, né esponenti di categoria, ma solo per realizzare un preciso ordine del Presidente russo, Vladimir Putin, stanno infatti portando ad un deficit interno a Mosca tra la domanda e l'offerta, sopratutto per quanto riguarda formaggi e altri latticini, verdura, frutta e prodotti tecnici per le aziende agricole.

Inoltre, come riporta sempre OSW, la Russia, per limitare le importazioni di carni e di altri prodotti alimentari europei nel mercato russo, ha imposto controlli fitosanitari molto stringenti, senza tuttavia occuparsi del controllo degli allevamenti interni, che, a causa di epidemie e incuria, non riescono a colmare il gap dovuto dall'assenza di importazioni dall'UE.

Per arginare il deficit, la Russia non può contare né sull'incremento della produzione interna -un settore in cui, come riporta OSW, le aziende agricole e gli enti regionali sono sempre più indebitati ed arretrati- né sulla diversificazione delle importazioni con l'aumento degli acquisti dei beni alimentari e tecnici da Cina, Turchia, Sudamerica, Egitto e Iran.

Oltre all'elevato costo per il trasporto delle merci, le importazioni da Cina, Turchia, Sudamerica, Egitto e Iran -i Paesi a cui Mosca si è rivolta per porre rimedio alle sanzioni UE- non sono in grado di pareggiare in Russia l'import dall'Europa nemmeno per quanto riguarda la qualità: un aspetto a cui sopratutto gli acquirenti di alto tenore, in Russia in tanti sono particolarmente attenti.

A mettere a repentaglio la situazione della Russia è anche il mancato riexport nel mercato russo di beni europei veicolati da Paesi terzi: la Svizzera e la Norvegia hanno supportato gran parte delle sanzioni UE in ambito economico, mentre Bielorussia e Kazakhstan hanno preferito incrementare l'importazione dei prodotti europei per soddisfare la domanda interna ed abbassare i costi dei beni alimentari presso i loro mercati interni.

Quanto sta accadendo in Bielorussia e Kazakhstan è particolarmente rilevante, dal momento in cui la Russia sta puntando proprio sulla solida alleanza con Minsk e Astana per creare un unico mercato dell'area ex-URSS nell'ambito dell'Unione Eurasiatica: progetto di integrazione geopolitica, concepito da Mosca per restituire al Cremlino lo status di superpotenza mondiale con una cospicua influenza a livello sovra regionale, che le sanzioni UE sono riuscite a mettere in crisi.

Regresso economico e messa a repentaglio dei sogni di grandezza imperiale a parte, la Russia sta tuttavia controbattendo all'Europa in maniera efficace, con la speranza che le armi messe in campo da Mosca riescano a fiaccare la già debole iniziativa dell'UE, prima che gli effetti delle sanzioni europee costringano Putin a porre fine all'appoggio logistico ed economico ai miliziani pro-russi in Ucraina.

La prima arma messa in campo da Mosca sono le contro-sanzioni che, come riporta sempre OSW, hanno già colpito il 20% dell'export agricolo di Estonia, Lettonia, Lituania, Lettonia e Finlandia, e gran parte di quello dei prodotti ittici di Norvegia e di quello ortofrutticolo della Polonia. Inoltre, le sanzioni russe hanno anche colpito il settore agro-alimentare di Italia e Germania, e quello turistico della Slovenia.

La seconda arma di cui la Russia si avvale è l'opera di propaganda, che, forte del ben radicato antiamericanismo in quasi tutta Europa -sopratutto in Francia, Italia e Germania- mira oggi a fomentare la diffusione di notizie sugli effetti negativi delle sanzioni UE a Mosca presso i mercati interni dei Paesi europei: il medesimo meccanismo con cui, ieri, sempre la macchina della disinformazione di Mosca ha presentato gli ucraini come "pericolosi nazisti" e "popolo aggressore".

In reazione alle sanzioni della Russia, molti tra i Paesi europei -Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Romania e Norvegia in primis- hanno diversificato il proprio export aprendo a Turchia, Cina, Cile, Bielorussia, Georgia, Kazakhstan ed altri mercati sudamericani ed asiatici.

Tuttavia, in altri Stati dell'UE, la propaganda russa ha ottenuto il proprio risultato, come dimostrato dalle dichiarazioni contro le sanzioni europee espresse dai Presidenti di Repubblica Ceca e Slovacchia, Milos Zeman e Robert Fico, e dal Premier ungherese, Viktor Orban, mentre il Ministro degli Esteri greco, Evangelos Venizelos, ha avviato trattative separate con la Russia per evitare sanzioni da parte di Mosca nonostante la posizione comune dell'UE.

Kyiv potrebbe riottenere la Crimea se il prezzo del greggio continua a scendere

A riprova della crisi in cui si trova la Russia, a causa delle sanzioni UE, è anche il crollo del prezzo del greggio sul mercato mondiale, a cui è collegato il tariffario che Mosca impone all'Ucraina per la compravendita del gas.

Secondo quanto riportato dall'Ukrayinska Pravda, fino a quando il prezzo del greggio resta superiore ai 100 Dollari al Barile, la Russia può permettersi di perseguire i disegni di aggressione militare a stampo imperialista come quello attuato in Ucraina.

Tuttavia, come riportato dal giornale russo Vedomosti, il prezzo del greggio, a causa sia delle sanzioni UE sul settore energetico russo, che delle crisi politiche in Libia ed Iraq, sta crollando abbastanza vertiginosamente.

Qualora il prezzo del greggio dovesse scendere sotto i 100 Dollari per Barile, la Russia, come riportato sempre dall'Ukrayinska Pravda, potrebbe rinunciare all'impegno armato in Ucraina a fianco dei miliziani pro-russi, finanche a concedere a Kyiv la restituzione della Crimea.

Secondo l'autorevole sito di informazione ucraino, è proprio su questo tema che potrebbe basarsi l'incontro tra il Presidente ucraino, Petro Poroshenko, e il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, che Berlino ha fortemente voluto prima del vertice di Minsk tra il Capo di Stato dell'Ucraina, i rappresentanti UE, e quelli dei Paesi dell'Unione Eurasiatica.

Matteo Cazzulani, Analista Politico dell'Europa Centro-Orientale, Twitter @MatteoCazzulani

 

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