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10 Conferenza Nigeria Labour Congress

| Scritto da Redazione
10 Conferenza Nigeria Labour Congress

Decima Conferenza dei Delegati del Nigeria Labour Congress (NLC) 
1922 delegati, in rappresentanza di 29 federazioni di categoria dei 36 stati che compongono la Federazione della Nigeria, hanno partecipato alla Decima Conferenza dei Delegati del Nigeria Labour Congress (NLC), dall’1 al 3 marzo scorsi nella capitale federale Abuja. Il NLC, fondato nel 1978, con oltre 4 milioni di iscritti, è la più grande confederazione sindacale della Nigeria. Il congresso si svolge ogni quattro anni, e il tema odierno, “Costruire una nuova Nigeria: il ruolo dei lavoratori per la trasformazione del paese”, riflette sia l’impegno di lungo periodo del NLC per la costruzione di una paese più democratico e con maggiore giustizia sociale, sia l’imminenza delle elezioni per i governatori statali, per l’assemblea nazionale (il parlamento) e per il presidente dello stato federale, che si terranno nel prossimo mese di aprile. In effetti, la campagna elettorale è già avviata, purtroppo anche con gravi episodi di violenza, come un attentato verificatosi in questi giorni in uno stato confinante con quello della capitale Abuja, mentre una delle preoccupazioni più diffuse, e fortemente sottolineata anche dal NLC, è quella di garantire la trasparenza del processo elettorale ed evitare i brogli che hanno caratterizzato le precedenti elezioni.

Il NLC e la politica
Uno degli interventi più applauditi della sessione di apertura del congresso è stato proprio quello del Prof. Attahiru Jega, presidente della Commissione Nazionale Elettorale Indipendente (INEC), organo chiamato a vigilare su tutto il processo elettorale. La Nigeria, che con i suoi oltre 140 milioni di abitanti è il paese più popoloso dell’Africa (nono nel mondo), dopo la decolonizzazione avvenuta nel 1960, ha attraversato un lungo periodo di duri conflitti interni, caratterizzati da un pesante ruolo dei militari, che hanno spesso direttamente governato il paese. E’ soltanto dal 1999 che si è avviata una transizione democratica, con il funzionamento degli organi costituzionali, del parlamento e delle altre cariche istituzionali elettive, il multipartitismo, pluralismo e libertà di informazione, anche se in un contesto di gravi conflitti interreligiosi (la popolazione è prevalentemente divisa tra cristiani e musulmani) e interetnici, di forte corruzione, spesso di scarsa trasparenza. Inoltre, mentre la principale fonte di ricchezza del paese è rappresentata dal petrolio (la cui esportazione ammontava, nel 2007, a 58,5 miliardi di USD su un totale di 65,1 miliardi di USD del valore dell’export e un PIL di 165 miliardi di USD) e, in misura minore, dal gas (5,2 miliardi di USD nello stesso anno), la sua produzione è in mano alle principali multinazionali straniere, ha creato enormi problemi ambientali e l’insorgere di movimenti di protesta armati nel delta del fiume Niger, dove la popolazione locale paga il prezzo del gravissimo inquinamento senza ricevere benefici dai dividendi della ricchezza petrolifera. Va notato, peraltro, che mentre gli Stati Uniti rimangono tuttora il primo importatore di greggio nigeriano, la Cina sta entrando prepotentemente nel campo dello sfruttamento dei giacimenti di quel paese, nell’ambito della sua ampia strategia di penetrazione nelle economie africane.
In questo contesto, il NLC ha giocato costantemente un ruolo di lotta per la democrazia, di lotta alla corruzione, di richiesta di profondi cambiamenti del sistema politico ed istituzionale ed ha avviato anche un suo proprio percorso per favorire la costruzione di una rappresentanza politica dei lavoratori, di fronte alla inesistenza o alla fragilità di partiti che si richiamassero ai valori del lavoro o alle politiche socialdemocratiche. Da qui è nato lo stretto rapporto e il sostegno al Labour Party, fondato nel 2004, che nelle precedenti elezioni (2007), da solo o in coalizione, ha eletto una piccola rappresentanza nella Camera dei rappresentanti (mentre ha fallito il quorum al Senato), è presente a macchia di leopardo nei 36 stati della Federazione, ma ha conquistato direttamente un governatore nello stato di Ondo e, in coalizione, il governatore dello stato di Edo, Adams Oshiomhole, già presidente del NLC. La questione del ruolo del Labour Party, della sua effettiva capacità, in termini di programma e di radicamento, di rappresentare il mondo del lavoro, delle sue divisioni interne, del rapporto più stretto tra sindacato e partito sono stati uno dei temi centrali del rapporto presentato dal segretario generale Jonh Odah (nell’organizzazione del NLC la massima carica, eletta dal congresso, è quella del presidente – confermato il compagno Abdulwahed Ibrahim Omar -  mentre il SG è nominato dall’esecutivo).

La situazione sociale
L’incapacità della politica di rappresentare e costruire la “nuova Nigeria” reclamata dal NLC è chiaramente esplicitata dalla cruda analisi della gravità della situazione sociale presentata da Odah, aggravata dalla crisi globale, ma le cui cause strutturali sono precedenti e in buona misura dovute all’improprio sfruttamento delle risorse e alla iniqua distribuzione della ricchezza e del reddito. Già nel 2007 il NLC denunciava la chiusura, negli anni precedenti, di non meno di 1800 imprese manifatturiere, mentre nel 2008 è scoppiata, come a livello globale, una crisi dei prezzi alimentari che ha gettato nell’estrema povertà milioni di nigeriani. Il tasso ufficiale di disoccupazione giovanile ha raggiunto, secondo la Banca Mondiale, il 40%, ma il NLC lo stima di almeno la metà più alto. Secondo un recente rapporto dell’UNDP, l’aspettativa di vita è oggi sensibilmente più bassa di quanto non fosse al momento dell’indipendenza: 47 anni contro 60. La povertà estrema si estende: più di 87 milioni di nigeriani (oltre il 60% della popolazione) vive con meno di 184 Naira al giorno (corrispondente a 1,25USD fissata come soglia della povertà estrema); sotto i 2 USD dollari (290 Naira)giornalieri vivono i 126 milioni di nigeriani (circa il 90% della popolazione). Si tratta del terza più grande paese per popolazione in povertà nel mondo. Il 10% più ricco della popolazione riceve il 32,4% del reddito, mentre il 10% più povero ne riceve solo il 2%. Il 72% della popolazione vive gravi privazioni dei basilari standard di vita. La Nigeria è ulteriormente scesa dal 157° al 158° posto nell’Indice di Sviluppo Umano. Il basso livello di crescita porta Odah all’amara conclusione che “la Nigeria è una nazione in declino”.

L’azione sindacale
Il NLC, insieme all’altra confederazione sindacale nigeriana, il TUC (Trade Union Congress), ha sostenuto una lunga campagna per l’aumento dei salari. A livello dei singoli stati questo ha portato ad aumenti dei salari minimi intorno al 15%, mentre è ancora aperta la vertenza sul salario minimo a livello nazionale stabilito nel luglio 2010, dopo una lunga trattativa tripartita con il governo centrale e la NECA (l’associazione degli imprenditori) a 18.000 Naira mensili (circa 90 €) dai 7.500 (circa 38 €) precedenti. NLC ha accettato il compromesso, pur partendo da una richiesta iniziale di 52.000 Naira (circa 260 €), ma il lungo iter istituzionale per l’approvazione della legge non si è ancora concluso, nonostante gli ulteriori impegni presi dal governo dopo la proclamazione di uno sciopero generale di tre giorni per l’8 – 10 novembre scorsi.
La travagliata vicenda dell’accordo sul salario minimo è purtroppo esemplificativa delle difficilissime condizioni in cui il NLC si trova ad operare, testimoniate dal lungo elenco di casi di violazione di norme del lavoro e di accordi sindacali da parte di imprese, governo centrale e governi statali contenuti nel rapporto al congresso. Nel settore pubblico, la struttura federale dello stato è diventata, in varie occasioni, la giustificazione della mancata applicazione da parte di diversi stati di accordi sottoscritti dopo lunghe vertenze. E’ il caso, ad esempio, dell’aumento del 27,5% degli stipendi degli insegnanti, concordato in una commissione che pur comprendeva i rappresentanti del governo centrale e di tutti gli stati, dopo uno sciopero durato tre mesi. Nel settore privato e nelle aziende privatizzate, nel settore auto come in quello petrolifero, non sono rari i casi in cui viene negato il diritto a costituire il sindacato, vengono licenziati gli attivisti, spesso milizie private e polizia reprimono violentemente le lotte. Casi che richiedono lunghe mobilitazioni e scioperi, ricorsi all’autorità giudiziaria, richieste di mediazione delle autorità governative. Ma spesso sono anche pubbliche istituzioni a negare i diritti sindacali o a violare palesemente gli accordi sindacali sottoscritti, dalle università agli ospedali. Alcune vertenze hanno comunque registrato importanti successi, come nel caso della sindacalizzazione di diverse nuove banche, mentre il tentativo della nuova direzione della Banca Centrale di ridurre il personale e estromettere il sindacato è stato battuto dopo un riuscito picchettaggio di tutte le filiali durato una settimana. Il NLC proseguirà la sua campagna, lanciata alla fine del 2009, per un milione di nuovi iscritti, concentrando particolarmente i suoi sforzi nella sindacalizzazione dei lavoratori informali e nell’affiliazione di associazione già esistenti di lavoratori informali. Nello scorso periodo hanno aderito al NLC quattro nuove federazioni: l’ASUU, che organizza i docenti universitari (era stata costretta a lasciare al confederazione nel 1996 da un decreto della giunta militare allora al potere); ASURI, ricercatori; NAAT, tecnologi; JUSUN, lavoratori del settore giudiziario.

Relazioni internazionali
Il NLC è affiliato all’ITUC-CSI (Confederazione Internazionale dei Sindacati) e sostiene le attività dell’organizzazione regionale ITUC-Africa. E’ anche membro dell’OSA, Organizzazione dei Sindacati Africani, e attivo promotore di reti sindacali regionali, come l’Organizzazione dei Sindacati dell’Africa Occidentale o le relazioni trilaterali con il Cosatu sudafricano e il GTUC del Ghana. Sostiene con convinzione la causa dell’autodeterminazione del popolo Saharawi: al congresso erano presenti sia il segretario generale dell’UGTSario che l’ambasciatore della Rasd (Repubblica Araba Democratica Saharawi) in Nigeria. Nel rapporto presentato al congresso sono state sottolineate le buone relazioni anche con i sindacati cinese e cubano,con CLC Canada, con  l’olandese FNV, TUC inglese, LO svedese e norvegese, e con la CGIL (una delegazione della CGIL e di Prosvil ha visitato lo stato di Edo nell’ottobre scorso). Tra gli altri, al congresso erano presenti i rappresentanti in Nigeria del Solidarity Center, legato all’AFL-CIO statunitense, e della Fondazione Ebert tedesca.

Fonte:
Leopoldo Tartaglia 
Cgil Nazionale
 
                                                                                                                                                      
  
 


 

 

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