Massimo Cauzzi (Cremona) L’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2011 Non posso dimenticare Il mio ricordo in rima dell’11 settembre 2001 Signor direttore, la mattina di martedì 11 settembre 2001 avevo una riunione di lavoro. Durante la riunione fummo interrotti da un collega che ci disse di guardare la televisione. La prima immagine che comparve fu di una delle due torri del World Trade Center di New York in fiamme: impressionante! (...) n film o che altro? Sconvolto, dopo alcuni giorni, ho ‘partorito’ queste poche righe. Le gemelle Erano nate dopo un lungo travaglio / e mai pensavan di far da bersaglio / se non a parenti amici o vicini / e invece conobbero degli assassini. / Eran già belle quando eran pensieri / ed ancor più non più tardi di ieri. / Crescevano lente e aggraziate negli anni / senza sapere dei prossimi danni, / danni a strutture, ad imprese, a locali / ma danni più gravi a corpi vitali. Svettavano snelle nell'alto del cielo, / ora, nell'aria, di fumo un gran velo, / fumo seguito a due lampi accecanti, / squarci, esplosioni e urla agghiaccianti. / Giovani ninfe dall'aria innocente, / corpi smembrati in modo indecente. / Mentre si scava e si cerca vendetta / e tutte le cose van troppo di fretta, / resta negli occhi, segnati dal pianto, / quel grande vuoto cresciuto d'incanto. / È stata colpita nel cuor la città / e forse più ancora l'umanità, / è stata cambiata, che malinconia, / un po’ di speranza da un po' di follia.
Massimo Cauzzi (Cremona)
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Renzo Balmelli A 10 anni dalle Torri Gemelle A che punto siamo?
SPERANZA. A dieci anni dalle Torri gemelle l'opinione pubblica si chiede a che punto siamo. Di sicuro la storia non è finita, ma ha cambiato natura. Il terrorismo sanguinario se non allo sbando è perlomeno in regresso, decapitato, mentre le varie primavere arabe aprono prospettive impensabili. Si afferma la convinzione che per cambiare leadership e rovesciare i regimi esiste un'alternativa alla democrazia esportata con le armi, dunque sbagliata. Quelle rivoluzioni hanno alimentato la speranza, adesso ancora flebile, di conseguire obiettivi ambiziosi senza intrusioni esterne. Sarà tuttavia una sfida di lunga lena che nella realtà contrasta con due conflitti ancora drammaticamente aperti (Iraq e Afghanistan), con la mancata osservanza dei diritti umani (Guantanamo) e con le tragedie umanitarie che portano alla morte per fame.
BEFFA. Ci sono regioni del pianeta dove le manovre sgangherate e affannose del ricco occidente hanno il sapore di una beffa atroce. In Somalia e in altre contrade dove milioni di persone rischiano la vita, non avendo nulla con cui nutrirsi, le scommesse da mille miliardi di dollari per puntellare l'economia claudicante e spendacciona di chi è nato nella bambagia, suonano come un insulto alla miseria. Mentre le borse bruciano somme pazzesche nel loro assurdo carosello, non un centesimo arriverà a lenire le pene e le sofferenze del profugo in marcia verso la morte nel deserto. La foto che lo ritrae ha fatto il giro del mondo, muta e spaventosa testimonianza delle iniquità e delle prevaricazioni dell'uomo sull'uomo.
SFIDA. "Il modo che un Paese ha per essere sovrano è di essere presente, non assente". Per questa visione sul ruolo della Svizzera nel mondo, Micheline Calmy-Rey, per nove anni ministro degli esteri della Confederazione, era diventata la bestia nera della destra populista, demagogica e xenofoba. Ora che l'esponente socialista, determinata e battagliera tanto da essere soprannominata "lady di ferro", è uscita di scena c'è chi paventa il ritorno alla diplomazia del silenzio nelle quattro lingue nazionali. L'UDC di Blocher, nota per le sue virulente campagne anti-stranieri, non ha mai fatto mistero di ambire al seggio vacante per chiudere ermeticamente la porta dell'Europa. Con la duplice sfida delle elezioni nazionali e il conseguente rimpasto governativo, a Berna si prepara un autunno politico al calor bianco.
SCANDALO. Se nella maggioranza indugiasse non tanto, ma almeno un presagio di decenza, Berlusconi non sarebbe piu' al suo posto. Non si riesce infatti a immaginare con quale animo si possa governare la nazione dopo averla oltraggiata con un delirio scatologico senza precedenti. Altrove l'ennesimo scandalo planetario del Cavaliere (“Italia paese di m. . . .”) avrebbe portato alle dimissioni immediate, ma non nel Pdl, partito dalla morale elastica, che si inventa una innocua favoletta sulle "simpatiche esuberanze" del premier per cavarsi d'impaccio. Non sarà elegante, ma cresce la voglia di replicare a tono rinviando al mittente in quel di Arcore l'esclamazione che fu di Cambronne.
VERSIONE. A vederli sempre assieme sembrano i fidanzatini di Peynet in versione romanesca. Sparite le escort, impaurite dalla pessima pubblicità, a fare coppia fissa adesso sono Silvio e Angelino, il mentore e il delfino in pectore, entrambi attaccati al potere come la cozza allo scoglio. Da quando il Cavaliere ne ha fatto il suo segretario, nulla sembra frenare l'irresistibile ascesa del giovin Alfano che, presa in mano la gestione dell'agenda politica, non intende mollarla per nessuna ragione. Sono tempi duri per i vari Buonaiuti, Gasparri e Capezzone, fin qui inamovibili turibolieri del berlusconian pensiero, ora relegati nell'ombra dalla furba new-entry. Dicono gli addetti ai lavori che mai si sono visti tanti musi lunghi nei corridoi di Palazzo Chigi e nel privé di Palazzo Grazioli.
REGALO. Lascia la diocesi di Milano il cardinale Dionigi Tettamanzi, implacabile fustigatore del malcostume. Di sconti non ne fa nell'ora del commiato, anzi rincara la dose: l'aumento della ricchezza per pochi, la mancanza di prospettive per i giovani, il tragico destino di rom e immigrati, privati dei diritti umani e bersaglio di battute razziste, formano la triste, cupa tela di fondo di una catastrofe etica che sta "sprofondando sempre piu' in basso". Si capisce che l'arcivescovo non piacesse alla destra dei festini. Che ora la sua biblioteca venga curata dai volontari dell'associazione "Scarp da tennis", nome che rievoca la canzone-manifesto di Jannacci, sui barboni, è un regalo alla sua città denso di significati.
SPACCATO. Sorpresa. La RAI che non ti aspetti la trovi sul satellite. E' una televisione d'altri tempi: film d'autore, sceneggiati con attori di cui si è perso lo stampo, documentari sull'Italia fascista, poi il paese del dopoguerra, della ricostruzione, del primo miracolo economico, la cinquecento, le ferie pagate, gli elettrodomestici, la faticosa conquista del benessere. Ma anche il risvolto della medaglia, gli scompensi sociali, il pane amaro dell'emigrazione, le brutture del terrorismo, la deriva golpista, i servizi deviati, gli attacchi alla democrazia. Insomma uno spaccato intelligente, visto anche attraverso la moda, il cinema, l'arte, la letteratura, la musica, che ci restituisce il fascino del made in Italy ieri come oggi di gran lunga migliore della sua classe politica.
fonte: VISITA IL SITO DELL'ADL www.avvenirelavoratori.eu
11 settembre 2011
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