Venerdì, 10 maggio 2024 - ore 12.12

ADOTTA UNA FAMIGLIA …IN BOLLETTA

| Scritto da Redazione
ADOTTA UNA FAMIGLIA …IN BOLLETTA

Il forum, le povertà, la comunità
Vale davvero la pena riflettere intorno all’iniziativa promossa dai Forum del terzo settore a Cremona “Adotta una famiglia …in bolletta”. Per almeno tre buoni motivi:
1. per una questione di welfare
2. per una questione di ruoli
3. per una questione di alleanze

1. il welfare non è più quello che conoscevamo, e la sua crisi non è solo economica: è in crisi di ruolo ed è in crisi di legittimazione. La sua crisi è certamente economica, e la petizione lanciata lo scorso anno per il ripristino del FSR lo dimostra. Ma è ancora più forte l’incertezza creata da un processo di rimescolamento delle competenze: nuovi soggetti gestiscono servizi (aziende pubbliche, soggetti no profit  e anche profit, con una filiera di produzione sempre più lunga e in movimento, che disorienta i cittadini-utenti e i loro familiari. Ma è in corso anche un processo di delegittimazione: in uno slogan “l’assistenza crea assistenzialismo”, recita un mantra neo calvinista che ha fra i propri supporter personalità di levatura internazionale come Mohammed Yunus, l’inventore del microcredito. Il dibattito contemporaneo si divide fra coloro che esigono un arretramento dei servizi pubblici a tutto vantaggio della economicità e dinamicità del privato (profit e non) e coloro che, invece, ritengono indispensabile considerare il welfare come un investimento, che permette di agire in termini di progetti condivisi e di evitare i costi, ben più pesanti, che deriverebbero dal cronicizzarsi di situazioni di fragilità personale e sociale. Noi sosteniamo questa seconda ipotesi. Non tutte le persone, o le famiglie, in difficoltà, hanno scelto di essere povere, hanno optato per la crisi. Molto spesso ci si sono ritrovate. E noi non intendiamo schierarci né con chi le colpevolizza, allarga le braccia invitando alla rassegnazione (“ogni tanto qualcuno si perde per strada”); e nemmeno con chi semplicemente accusa di inadeguatezza i servizi locali, magari pregustandone la dissoluzione. Noi esigiamo che ciascuno, nel nuovo welfare, faccia la propria parte.

2. a chi tocca fare cosa, allora?
La nostra prospettiva vede il pubblico – inteso come sistema di servizi– come il perno del welfare locale, il regista, il programmatore, il garante dei diritti di cittadinanza; per questo riteniamo che anche una iniziativa di solidarietà come “Adotta una famiglia….”debba fare perno su un servizio sociale cremonese forte e supportato, che valuti le situazioni, le prenda in carico, costruisca un progetto per le persone e le famiglie. Quindi un pubblico forte ma consapevole dei propri limiti, che sia capace di entrare in relazioni fattive con tutti i soggetti impegnati nella promozione dei diritti. In questo senso ci sembra di poter affermare che il ruolo del forum rovescia una modalità assai diffusa di concepire le relazioni fra pubblico e privato sociale: nella nostra visione il pubblico non è solo l’erogatore di risorse economiche, ed il privato sociale non si occupa solamente  di gestire servizi in maniera più economica e flessibile. Il protagonismo del terzo settore sta anche nella sua capacità di alzare la voce e lo sguardo, di rilanciare una visione di prospettiva che lanci una riforma del welfare in cui i diversi attori, pubblici e privati, possano dare il meglio di sé nei nuovi ruoli che si vanno configurando. E perché in questa nuova rete trovino spazio e senso sia i soggetti organizzati, pubblici e privati, che le relazioni che tessono la vita di ciascuna comunità.

3. le alleanze, allora. Perché questa sfida si compia serve una nuova alleanza, in cui i diversi soggetti (pubblico, privato sociale, privato profit, comunità locale), vale a dire “i fantastici quattro” settori del welfare, possano portare ciascuno il proprio contributo. Così, come nel caso del taglio delle utenze che riguarda più di 200 nuclei familiari solo a Cremona, il pubblico dispone di conoscenze relative ai nuclei familiari (come esito di colloqui, visite domiciliari, interventi pregressi) e può quindi vagliare la credibilità delle richieste di aiuto; il privato sociale può mettere in campo capacità riflessive e di intervento diretto (si pensi solo all’enorme lavoro delle Caritas), il privato (in questo caso il gestore locale dell’energia) può intraprendere strade di rateizzazioni, o studiare forme o fasce differenziate di pagamento; teniamo qui ferma la nostra richiesta di non tagliare le forniture nei mesi invernali ove vi siano minori, disabili, anziani non autosufficienti e gravi situazioni di perdita del lavoro.
 La comunità locale può far sentire la propria voce indignandosi, ma anche creando legami di solidarietà e attivandosi in campagne di sostegno anche economico.
Vorremmo che nessuno fosse lasciato solo, e questo vale per i singoli in difficoltà, ma anche per i servizi sociali, costretti sulla difensiva, o per il terzo settore, spesso relegato ad un ruolo di “stampella” dei servizi, ed infine per la comunità locale, che potrebbe non trovare spunti per una propria attivazione.
Senza dimenticare quei singoli – come la barista di via Mantova a Cremona – che senza attendere direttive dall’alto su propria iniziativa ha lanciato un segnale forte di dissenso dal solito modo di procedere di tanti suoi colleghi, eliminando dal proprio locale le slot-machine. Ecco, consideriamo questo come un esempio virtuoso di come alcune risorse, alcuni elementi di auto-attivazione sono già presenti fra noi, ci chiedono di appoggiarli, valorizzarli; anche loro “fanno” il welfare, perché senza costi aggiuntivi propongono un cambio di direzione, mettono in pratica la proposta di stili di vita differenti, più attenti alla socialità che alla fuga atomistica in un improbabile guadagno immediato.

Forum del III Settore
Con la preziosa collaborazione del dott. Mauro Ferrari, sociologo

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