AISE PIÙ DI 1.100 BAMBINI MIGRANTI NON ACCOMPAGNATI IN GRECIA
GINEVRA\ aise\ – Il numero di bambini non accompagnati e separati rifugiati e migranti, che vivono nei pericolosi e sovraffollati centri di accoglienza e di identificazione delle isole greche e nelle strutture di detenzione in tutto il Paese, supera ad oggi i 1.100, il numero più alto dall'inizio del 2016. È quanto sostiene l'UNICEF, che esorta gli Stati membri dell’Europa a fare di più per proteggere questi bambini particolarmente vulnerabili.
"Lo scorso fine settimana un bambino ha perso la vita e altri due sono rimasti feriti in un violento incidente nel centro di accoglienza e identificazione di Moria. Quest'ultima tragedia ricorda con forza che la situazione nei centri di accoglienza in Grecia è a un punto di rottura", ha dichiarato Afshan Khan, direttore regionale dell'UNICEF per l'Europa e l'Asia centrale e coordinatrice speciale per la risposta dei rifugiati e dei migranti in Europa. "Continuiamo a fare appello alle autorità greche affinché trasferiscano i bambini in una sistemazione adeguata sulla terraferma, ma la Grecia non può sostenere da sola i bambini rifugiati e migranti. È vitale che i governi europei aumentino gli impegni per ricollocare i bambini rifugiati e migranti non accompagnati e separati, e accelerino i ricongiungimenti familiari per coloro che già hanno parenti in Europa".
Per evidenziare ulteriormente la situazione, l'UNICEF ha lanciato un cortometraggio che documenta i sogni e la disperazione dei ragazzi che vivono nella "Sezione B", un'area destinata a fornire una protezione specializzata per i bambini non accompagnati nel Centro di accoglienza e identificazione di Moria, sull'isola greca di Lesbo. Il film ritrae i bambini mentre raccontano gli orrori che li hanno fatti fuggire dalle loro case, i pericolosi viaggi intrapresi, le difficili condizioni del centro, le paure e le speranze che circondano il loro futuro incerto.
"Non ho potuto studiare perché non c'era sicurezza, la situazione mi ha costretto a lasciare il paese", dice il sedicenne Morteza (nome cambiato per garantire protezione) dall'Afghanistan, uno dei quattro ragazzi presenti nel cortometraggio. "Penso che giorno dopo giorno abbiano perso la testa", parlando di altri ragazzi della sezione B. "Per questo motivo, a volte si tagliano le mani. Non voglio essere così".
Il cortometraggio mostra alcuni operatori che si dedicano alla cura e alla protezione dei bambini, eppure sono esausti e sopraffatti. I servizi sono sovraccarichi, e i bambini rimangono a rischio di violenza e abusi, con un accesso limitato alla scuola, all'assistenza sanitaria e al supporto psicosociale. I bambini rimangono spesso nella "sezione B" per un periodo superiore al massimo di 25 giorni previsto dalla legge greca, perché in Grecia sulla terra ferma tutte le sistemazioni adeguate sono già al completo.
Il centro di accoglienza di Moria è destinato ad accogliere 3.000 persone, ma attualmente ospita più di 8.700 persone, di cui 3.000 bambini. La "Sezione B", compresa l'area adiacente, ha spazio per 160 bambini non accompagnati, ma ora ne ha più di 520.
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