Assistenza sanitaria Ue. Da oggi per tutti ovunque? E' potenzialmente vero solo in parte...
Firenze, 25 Ottobre 2013. “A partire da oggi, la normativa UE in vigore sancisce il diritto dei cittadini di recarsi in un altro paese UE per sottoporsi a trattamenti sanitari e di ottenere un rimborso. Entro oggi tutti i paesi dell'UE devono aver recepito nella normativa nazionale la direttiva sui diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera, adottata 30 mesi fa.”. Questa e' parte della dichiarazione del commissario Ue per la Salute, Tonio Borg, che ha ricordato questa importante scadenza (1).
Da notare che nonostante ci fosse una precisa scadenza -30 mesi dall'approvazione entro cui il tutto avrebbe dovuto essere pronto, il Governo italiano sta ancora completando l'iter di recepimento, che si concludera' -pare- all'inizio di dicembre con un decreto legislativo. Ci saremmo stupiti del contrario... trenta mesi ed ancora li', roba da trogloditi. Al momento in cui scriviamo l'unica Regione che ha comunicato la notizia e' il Friuli, che ricorda come al momento non sia prevista preventiva autorizzazione, ma che non si possa escludere che invece ci sia nel decreto atteso. Nel contempo, sempre il Friuli precisa che se i costi sostenuti dal paziente sono inferiori alle tariffe della Regione di appartenenza, nessun rimborso e' dovuto allo stesso paziente per la differenza; mentre se i costi all'estero fosse maggiori, la Regione paga solo quelli previsti dalle proprie tariffe; altrettanto vale per i farmaci.
Un contesto che, in pratica, dovebbe sgonfiare -almeno per il nostro Paese- l'importanza che il commissario Borge attribuisce alla direttiva.
A nostro avviso i diritti sono tali, anche e soprattutto in Unione europea: se i cittadini non sono tutti uguali di fronte alle leggi -principio base di una qualunque democrazia- vuole dire che, per l'ennesima volta, abbiamo avuto dimostrazione di come sia monca questa Unione Europea: il cittadino Ue non esiste, ma esistono quelli delle varie nazioni che fanno pagare le proprie arretratezze ed esosita' al soggetto piu' debole, il malato. Un esempio valga per tutti: se un cittadino italiano chiede l'eutanasia in Belgio o Olanda, dove e' consentita ma solo per i residenti in quei Paesi, mentee in Italia e' vietata e non e' previsto neanche un centesimo per far fronte a questa spesa, che cosa accadra'? In Belgio, in Olanda e in Italia? Noi crediamo che le norme dovrebbero vietare che certe prestazioni siano dispensate solo ai residenti delle singole nazioni, e che, nello specifico del nostro esempio, che in Italia dovrebbero rimborsare i costi per qualunque prestazione sanitaria , anche se la stessa non e' prevista dalla normativa e dalle tariffe italiane. Questo e' un esempio, che potremmo estendere ancora ad aborto (i limiti entro cui praticare l'interruzione di gravidanza), fecondazione assistita, interventi con cellule staminali, etc...
Al momento “la gatta ha partorito i gattini, ma sono rimasti tutti ciechi”.
(1) http://www.aduc.it/notizia/asssistenza+sanitaria+transfrontaliera+vigore+oggi_128312.php
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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