Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 11.06

Assoluzione dal peccato di ‘aborto’ nella diocesi di Cremona

Per il decimo anno consecutivo concessa dal Vescovo, durante il periodo pasquale, la facoltà di assolvere sul territorio diocesano dal peccato di aborto.

| Scritto da Redazione
Assoluzione dal peccato di ‘aborto’ nella diocesi di Cremona

Per il decimo anno consecutivo il vescovo di Cremona, mons. Dante Lafranconi, concede ai sacerdoti che nel tempo pasquale confesseranno nel territorio della diocesi la facoltà di assolvere dalla scomunica incorsa per il grave peccato di aborto. Il decreto vescovile, datato giovedì 19 marzo, precisa i limiti temporali: da sabato 28 marzo, vigilia della domenica della Palme, fino al 12 aprile, domenica in Albis, detta anche della Divina Misericordia.

Tale facoltà è normalmente riservata all’Ordinario diocesano e ad alcuni sacerdoti, come per esempio il Penitenziere della Cattedrale, da lui autorizzati. In via ordinaria, dunque, un qualsiasi sacerdote non può assolvere una persona che ha interrotto volontariamente la gravidanza o vi ha prestato la sua collaborazione.

La scomunica è la più grave delle pene che possa essere comminata a un battezzato: lo esclude dalla comunione dei fedeli e lo priva di tutti i diritti e i benefici derivanti dall’appartenenza alla Chiesa, in particolare quello di ricevere i Sacramenti.

Sono due le finalità di questo atto del vescovo Lafranconi. Anzitutto mantenere ferma la consapevolezza della gravità dell’aborto, in un contesto culturale che non ne riconosce più l’indiscutibile gravità e in una società che da oltre trent’anni ne consente legalmente il ricorso privilegiando la discutibile scelta dei genitori sul certo diritto alla vita del figlio. La Chiesa, con questo atto, non intende così rinunciare al suo compito di maestra, a difesa del fondamentale e primario diritto alla vita di ogni uomo.

Dall’altra parte il presule intende favorire un’adeguata conversione e penitenza che, in ragione della gravità dell’atto, esige un cammino più impegnativo.

In apertura del decreto, pubblicato il 19 marzo, solennità di San Giuseppe sposo di Maria, il presule richiama un passaggio dell'omelia tenuta da Papa Francesco durante la celebrazione penitenziale del 13 marzo 2015: «Il poter confessare i nostri peccati è un dono di Dio, è un regalo, è "opera sua" (cfr Ef 2, 8-10). Essere toccati con tenerezza dalla sua mano e plasmati dalla sua grazia ci consente, pertanto, di avvicinarci al sacerdote senza timore per le nostre colpe, ma con la certezza di essere da lui accolti nel nome di Dio, e compresi nonostante le nostre miserie... Uscendo dal confessionale, sentiremo la sua forza che ridona la vita e restituisce l'entusiasmo della fede. Dopo la confessione saremo rinati».

Sul territorio diocesano ogni tre bambini che nascono uno è rifiutato: un tasso di abortività che non si discosta da quello che si registra in tutte le regioni ad alto reddito. Tante le donne che interrompono la gravidanza per questioni economiche, soprattutto in questi tempi segnati da una grave crisi: eppure diverse sono le iniziative messe in campo per il loro sostegno e quello dei figli, in particolare attraverso i “Centri di aiuto alla vita” e il “Progetto Gemma”, una vera e propria “adozione” della donna in gravidanza che viene assistita economicamente per 18 mesi. La Regione Lombardia ha poi attivato i fondi “Nasko” e “Cresco”, anch’essi finalizzati al sostegno economico di interventi a tutela della maternità e a favore della natalità.

Quello del vescovo Lafranconi è un provvedimento che aiuterà nuovamente le donne a ricostruire un rapporto, anche semplicemente di memoria, con il proprio figlio, accompagnandole nell’accettazione di un gesto che rimarrà comunque indelebile nel loro cuore.

Fonte: ufficio stampa diocesano

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