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ASST Tavola rotonda ICTUS, CON LE MIE PAROLE | 29/10 2019 c/o Teatro Monteverdi Cremona

Tavola rotonda aperta al pubblico ICTUS, CON LE MIE PAROLE Non so se tu sai come mi sento davvero

| Scritto da Redazione
ASST Tavola rotonda ICTUS, CON LE MIE PAROLE | 29/10 2019 c/o Teatro Monteverdi Cremona

Tavola rotonda ICTUS, CON LE MIE PAROLE | 29/10 2019 c/o Teatro Monteverdi Cremona

Tavola rotonda aperta al pubblico ICTUS, CON LE MIE PAROLE Non so se tu sai come mi sento davvero

Testimonianze di vita e malattia di pazienti e professionisti per comprendere che la malattia è una condizione e non una caratteristica della persona. Perché senza ascolto e comprensione non c’è cura. L’iniziativa si svolge in collaborazione con Argilla e Go-on.

“Ictus con le mie parole” è il titolo della tavola rotonda che si svolgerà domani, martedì 29 ottobre, alle ore 16.30, presso il Teatro Monteverdi a Cremona. Un modo insolito per celebrare la Giornata mondiale dell’Ictus che mette in evidenza l’importanza delle narrazioni di pazienti e operatori nel percorso di cura.

Si tratta di un progetto di Medicina Narrativa promosso dalla Comunicazione e dalla Neurologia dell’ASST di Cremona, in collaborazione con Argilla (Associazione di promozione Sociale) e Associazione Go-on.

Al progetto hanno partecipato dieci persone interessate dall’evento Ictus (alcune di queste con esito di afasia – perdita della capacità di esprimersi attraverso la parola). un caregiver e un medico neurologo. Elemento comune a tutte le storie dei pazienti è la necessità di essere compresi e considerati persone abili e autonome: “Ciò che gli altri non vedono è la fatica che faccio per vivere, la fatica che faccio a compiere azioni per gli altri naturali”; “Non vorrei sentirmi dire sei un disabile senza speranza”.

SENZA ASCOLTO E COMPRENSIONE DELLA PERSONA MALATA NON C’E’ CURA

“La Medicina basata sulle evidenze (precisione) non è l’antagonista della Medicina Narrativa (ascolto e relazione), ma l’altra faccia della stessa medaglia – spiega Stefania Mattioli (Responsabile scientifico del progetto e Responsabile UO Comunicazione, ASST di Cremona). Raccontare la propria esperienza di malattia significa affermare la propria esistenza come persona, individuo, e non come malato, paziente.”

“Attraverso l’utilizzo di strumenti codificati – ad esempio interviste semi-strutturate, diari, cartelle parallele - la narrazione in ambito sanitario favorisce la messa in atto di processi di cura basati sull’identificazione e la comprensione delle sofferenze fisiche e psichiche del malato e dei suoi familiari – aggiunge Mattioli. Non solo. L’ascolto reciproco operatore/paziente - applicato con umiltà - e la creazione di spazi inconsueti di confronto, restituiscono il senso a ciò che sta accadendo (malattia) e a ciò che si sta facendo (cura).”

ICTUS: COS’E’?

“L’ictus è un disturbo acuto della circolazione cerebrale. La forma più frequente (80% circa) è l’ictus ischemico (o infarto cerebrale) causato da un’occlusione di un vaso per cui non arriva sangue a parte del tessuto cerebrale con successiva perdita delle sue funzioni – spiega Alessia Giossi (Neurologa della UO di Neurologia dell’Ospedale di Cremona che ha aderito al Progetto). Meno frequente (20%), ma altrettanto temibile, è l’ictus emorragico (noto anche come emorragia o ematoma cerebrale), causato dalla rottura di un vaso e dal successivo spandimento di sangue nel tessuto cerebrale.”

I TASSI DI INCIDENZA

“Si calcola che, in Italia, ogni anno circa 200.000 persone vengano colpite da ictus” – continua Giossi. “Circa una persona ogni 300 abitanti; una persona ogni tre minuti. La prevalenza dell’ictus nella popolazione italiana sopra i 65 anni è del 6.5%. Tradotto in numeri, vuol dire che in Italia poco meno di un milione di persone ha avuto un ictus e ne è sopravvissuto, con esiti più o meno invalidanti.”

PERCHE’ UN PROGETTO DI MEDICINA NARRATIVA IN NEUROLOGIA.

“Partecipare al progetto Ictus, con le mie parole mi ha fatto riflettere sulle tacite aspettative che un paziente riversa nei confronti del medico e anche sulla reale fatica e duro lavoro che una persona con disabilità acquisita deve fare per tornare ad avere una vita che si avvicini minimamente a quella che conduceva prima – conclude Giossi. Scrivere la cartella parallela dei pazienti che hanno aderito al progetto è stato come rivivere a rallentatore e con possibilità di replica esperienze vissute in ambito lavorativo ricercando in esse la possibilità di miglioramento.

ALLA TAVOLA ROTONDA INTERVENGONO

Beatrice ARPINO (Logopedista, UO Riabilitazione Specialistica - ASST di Cremona), Marina BALLASINA (Fisioterapista, UO Riabilitazione Specialistica - ASST di Cremona), Mariangela BROCCHETTI (Associazione Culturale Gruppo DECA), Alessia GIOSSI (Medico Neurologo, UO Neurologia - ASST di Cremona), Elena LUCCHI (Psicologa, Argilla Associazione Promozione Sociale), Stefania MATTIOLI (Responsabile UO Comunicazione - ASST di Cremona), Manuela MONFREDINI (Disability Manager, Centro Servizi - ASST di Cremona), Cristina MORANDI (Presidente Associazione Go-on Onlus).

In allegato: foto di Alessia Giossi e Stefania Mattioli

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UOS Comunicazione | ASST di Cremona

 

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