Martedì, 19 marzo 2024 - ore 03.34

Attilio Boldori è tornato nella sede istituzionale in cui operò

Si è svolta stamane ( lunedì 11 dicembre) , nella sala pre-consiglio del Palazzo Provinciale, la consegna ufficiale, da parte dell’Associazione Emilio Zanoni, del busto marmoreo, opera dello scultore cremonese Piero Ferraroni, che effigia Attilio Boldori.

| Scritto da Redazione
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Il pregevole lavoro artistico, commissionato dai socialisti cremonesi all’inizio degli anni cinquanta, avrebbe occupato una posizione di riguardo nelle locations del PSI, sino a giungere, con ricordi, memoria storica, carte, libri e suppellettili nella sede dell’Associazione Zanoni. Nata, appunto, perché fosse preservata e divulgata quella memoria, nella dimensione di una testimonianza di prevalente timbro storico.

Il trasferimento definitivo alla sede messa a disposizione dal Comune di Cremona, correlata al progetto in itinere di riordino dell’archivio in vista di una congrua consultazione presso l’Archivio di Stato, ha orientato il gruppo dirigente dell’Associazione verso la direzione di disseminare le fonti simboliche di tale testimonianza in siti sensibili.

Com’è appunto, per il profilo di Attilio Boldori, il Palazzo Provinciale, dove dalla promulgazione della legge istitutiva trovò sede l’attività istituzionale di quella che negli anni a cavallo tra l’800 ed il ‘900 e per un breve periodo dopo la Liberazione si chiamava Deputazione Provinciale. Boldori era stato, in precedenza, Sindaco dell’importante Comune di Due Miglia, che raggruppava, compenetrato più che contiguo, il territorio asfittico di Cremona. Che solo, dopo l’assorbimento della fascia rivierasca dei Corpi Santi, avrebbe tratto dalla fusione stimolo, linfa e territorio sufficienti per un balzo in avanti nell’assunzione delle dimensioni di un vero capoluogo. Dopo la parentesi bellica, cui Boldori partecipò nonostante il ruolo istituzionale (e nonostante la sua opzione neutralista), egli avrebbe coronato un lungo ed impegnativo lavoro, accomunato all’altro Attilio (Botti). Come lui, appunto Attilio (li chiamavano i due Attilio), come lui tipografo socialista, come lui impegnato nell’amministrazione locale. Il venir meno delle condizioni per l’incarico di primo cittadino avrebbe condotto Boldori ad assumere quello di consigliere comunale di Cremona, in cui aveva confluito Due Miglia, e di consigliere della Deputazione Provinciale. In cui avrebbe assunto il ruolo di Vicepresidente. A fianco del Presidente Giuseppe Garibotti; che nel precedente mandato aveva svolto la funzione di assessore del Capoluogo (a lui si deve l’istituzione del forno comunale, delle aziende municipali, di essenziali servizi di trasporto).

Cosa volete, la politica allora funzionava così: idealismi sterminati, sacrifici personali inenarrabili, spirito di servizio civile.

In questo senso il profilo di Boldori, come ha detto il Presidente Viola, torna nella propria casa.

Questa scelta, della cui sensibilità va dato atto alla Provincia, assume quindi un valore permanente; che le contingenze attuali lievitano. Tutti i partecipanti ed interventi ne hanno mostrato consapevolezza; nell’orientare la loro testimonianza lungo il crinale dell’avvertimento dei pericoli reali a carico della tenuta democratica.

Un filo rosso ha legato la memoria di quei prodromi di ingravescente dittatura autoritaria all’analisi dell’attuale contesto. I cui pericoli di destabilizzazione, se hanno qualcosa in comune col fosco passato che è l’impulso a conculcare la libertà, si presentano sotto i profili nuovi di tendenze indotte da cambiamenti maturati senza che ce ne fosse congrua cognizione.

E’ già tardi. E, senza che tutto sia pregiudicato irreversibilmente, tutto o molto deve accadere perché sia possibile invertire una direzione di marcia notevolmente incardinata. Che non può lasciare nell’indifferenza o, peggio, essere affrontata dai piccoli calcoli della politica attuale.

La cerimonia non era stata impostata come una manifestazione da grandi numeri; bensì per un parterre rappresentativo. Di istituzioni, di associazionismo. In prima fila, le Associazioni Partigiane dell’ANPI (con il presidente provinciale Corada, quello cittadino Luzzini e l’immancabile Giuseppe Azzoni ), dell’Associazione Partigiani Cristiani (con Verdi in rappresentanza della Presidenza e Graziano Bertoldi), con il segretario della UIL Mino Grossi.

Di particolare valore, l’adesione del senatore cremonese Luciano Pizzetti ed il prof Mario Coppetti. Oltre, ovviamente, il padrone di casa, Davide Viola, ed il presidente dell’Associazione Zanoni, Clara Rossini.

Dei loro contributi diamo di seguito dettagliato conto.

Davide Viola -    Presidente della Provincia di Cremona

Oggi ricordiamo il sacrificio di un uomo valoroso e generoso che rese grande il nostro territorio.

Ricorre, infatti, il 96° dell’eccidio di Attilio Boldori Vicepresidente della Deputazione Provinciale, al ritorno dalla prima Guerra Mondiale, figura centrale dell’antifascismo cremonese e dello scenario politico istituzionale locale.

Boldori era stato Sindaco del Comune di Duemiglia, di cui favorì, in collaborazione con Attilio Botti, l’unificazione con Cremona ed aveva fondato la Federazione provinciale delle cooperative cremonesi, con la finalità di raggruppare e tutelare le numerose cooperative di consumo, di produzione e agricole.

Il busto marmoreo che lo rappresenta fu realizzato, su commissione della Federazione del PSI negli anni 50,  dallo scultore Piero Ferraroni ed oggi viene gentilmente donato alla Provincia dall’Associazione Emilio Zanoni.

Un gesto generoso e simbolico che ci richiama agli ideali universali e alla battaglia per la difesa dei diritti umani.

Oggi con forza quindi riaffermiamo la testimonianza di Attilio Boldori e dei tanti altri esponenti, che, in quella drammatica temperie, seppero ribadire il valore inalienabile della libertà e della democrazia e, ad un tempo, indicare la via del progresso e dell’innovazione, con particolare attenzione alle questioni del singolo, del lavoratore, del territorio, della politica e dello sviluppo di una società quanto più possibile coesa, libera e partecipata.

Valori cui tutti noi dobbiamo sempre tendere, nella difesa della società e dell’individuo, tramandando nei giovani quello stesso spirito di Boldori, affinché il suo sacrificio sia un esempio per tutti.

La lotta contro la dittatura e la soppressione dei diritti universali contro l’omologazione del pensiero ed il soffocamento della libertà rappresenta in Boldori la figura di un testimone che è divenuto, con le opere ed i fatti, un eroe.

Da figlio di un coltivatore diretto socialista, mentre rappresento in questa cerimonia l’istituzione che presiedo e che vide operare Attilio Boldori, mi trovo, oserei dire, in famiglia. Ringrazio tutti Voi e soprattutto l’Associazione  Emilio Zanoni per aver ceduto alla Provincia questa pregevole opera.

Clara Rossini – Presidente dell’Associazione Emilio Zanoni

Saluto con deferenza i rappresentanti delle Istituzioni ed il Presidente Viola, in particolare, ma anche con commozione il prof. Coppetti. Che in questi anni ha profuso un significativo impegno di testimonianza nei confronti della figura del protagonista della cerimonia di stamane. Coppetti insieme al padre ferroviere e ad almeno ventimila cittadini cremonesi , accompagnò la mattina del 12 dicembre all’estrema sepoltura un uomo ancora giovane, che aveva dedicato la propria vita alla coerenza ideale ed alla realizzazione dei progetti politici in cui credeva fermamente. Questo va ribadito negli scenari un po’ incerti di oggi; in cui difetta, un po’ come ai tempi del mio impegno scolastico, una precisa determinazione a rendere la storia contemporanea dell’ultimo secolo una disciplinare centrale nell’educazione delle giovani generazioni. Il gesto, con cui l’Associazione Zanoni, consegna la scultura all’istituzione del territorio provinciale, assume un valore simbolico e didattico.

 Gian Carlo Corada - Presidente Provinciale Anpi Cremona

L'assassinio di Attilio Boldori è da annoverarsi fra i delitti più efferati compiuti dal fascismo cremonese. Efferatezza accresciuta dalla spavalda arroganza di Farinacci che, per difendersi dall'accusa, arrivò a dar la colpa dell'accaduto alla fragilità del cranio della vittima! La consegna del busto di Boldori, da parte dell'Associazione E. Zanoni, all' Amministrazione Provinciale è dunque atto altamente meritorio, che come Anpi molto apprezziamo. Boldori fu vice-presidente della Provincia ed autorevole dirigente socialista: un esponente di quel riformismo, vigoroso nelle nostre terre, che cercava di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e di modificare in profondità i rapporti sociali e politici del Paese. E' ovvio, anche se ribadirlo è opportuno, che per noi persone come Boldori, oneste e convinte di grandi ideali, sono modelli da seguire. Oggi, in Italia ed in Europa, il fascismo rialza la testa. Ovunque è in ripresa e molti giovani sono preda di pericolosi disvalori. L'impegno che ci attende deve essere quindi maggiore del passato. La verità della storia ed i principi della Costituzione devono essere il nostro faro. Il fascismo non è un'opinione come le altre: è stato un crimine e giustamente le nostre leggi lo mettono al bando (o, almeno, dovrebbero!). Nelle scuole, sui luoghi di lavoro, nei posti di ritrovo, dobbiamo raccontare, soprattutto ai giovani, la nostra storia e ricordare che tanta gente ha pagato per la libertà di tutti".

 Franco Verdi , presidenza   Associazione Partigiani Cristiani di Cremona

E’ impossibile intervenire in questa cerimonia, per portare un saluto ed un contributo, senza incrociare il contesto, in cui trovò morte efferata Attilio Boldori,   con gli attuali scenari, in cui balza evidente il pericolo che si ripetano le derive antidemocratiche ed autoritarie.

La risposta più adeguata risiede nella consapevolezza e nella determinazione della testimonianza incardinata lungo la memoria, la divulgazione permanente e lo sforzo educativo tra le nuove generazioni.

Posando il nostro sguardo sul volto effigiato dallo scultore Piero Ferraroni, non possiamo non trarne un’evidenza di fierezza nel personaggio che oggi ricordiamo. Potrebbe essere una contraddizione caratteriale apparente. In quanto, tale fierezza è rivelatrice di una testimonianza ispirata da coerenza e da rigore. Ma, contemporaneamente, Attilio Boldori fu soprattutto un uomo dalle idee determinate, ma mite. Ricordarlo in tale dimensione, significa professare un antifascismo rigoroso, ma privo d’odio.                                                                                                                    

Attilio Boldori jr

Ringrazio dell’invito e ringrazio di cuore tutte le autorità e tutte le persone che hanno reso possibile questa cerimonia, in particolare il padrone di casa, il Presidente della Provincia Dott. Viola.

Naturalmente la Associazione Emilio Zanoni nelle persone di Clara Rossini e di Enrico Vidali.

Sono molto vicino anche al Professor Mario Coppetti, memoria vivente del socialismo cremonese, che per ragioni ideali nonché anagrafiche partecipò -il 12 dicembre 1921- alle esequie di mio nonno Attilio Boldori.

La ricollocazione del busto di Attilio Boldori nella sede della Provincia é, direi, un ritorno a casa, perché di questo Ente – allora Deputazione Provinciale - mio nonno era il vice presidente.

E la cerimonia odierna mi dà modo di riandare a quel periodo e mi dà l’occasione di fare qualche considerazione personale sull’assassinio - perché di assassinio si trattò - di mio nonno.

Su quel fatto di sangue molto si è scritto, io lo considero una tragedia famigliare e politica, premessa di un venticinquennio di violenza,di privazione delle libertà individuali e collettive, di negazione delle regole democratiche. Queste erano le premesse del fascismo e di queste si alimentò sin dagli albori.

Quando mio nonno, di ritorno da un comizio, fu assalito da una squadra di picchiatori neri a San Vito di Casalbuttano chiese il rispetto della proprie idee e pietà per sé e per la sua famiglia: la risposta, invece, furono le randellate mortali.

Ebbene, il 12 dicembre 1921 giorno dei funerali, mia nonna Teresa di fronte alla folla che partecipava alle esequie e che forse attendeva un segnale per scatenare la contro-rappresaglia, invitò

tutti i presenti a comportarsi da uomini consapevoli anche secondo quelle linee comportamentali che avevano sempre contraddistinto la linearità morale appunto di mio nonno.

Parlavo prima di pietà: ebbene quando le forze democratiche sconfissero il fascismo ed il vento cambiò, i baldanzosi picchiatori neri che pietà non avevano concesso e i loro famigliari chiesero a loro volta pietà ed anche in questa occasione la mia famiglia rispose con grande coerenza secondo i dettami comportamentali di mio nonno: niente vendette e niente violenza.

Ricordo quindi oggi con voi mio nonno, con la sua capacità di non abdicare alle regole del vivere civile, alla supremazia del bene comune, alle instancabile volontà di riscatto dalla povertà e dall’ignoranza.

Figlio di contadini e della nostra terra cremonese, e ad essa probabilmente destinato ad una vita di sacrifici e di miseria, improntò la propria attività politica a perseguire il miglioramento

della comunità sociale cremonese.

Studiò da solo, divenne tipografo poi, Sindaco del comune del Due Miglia, ne favorì l’aggregazione amministrativa al comune di Cremona - rinunciando alla carica - per migliorare l’amministrazione collettiva della cosa pubblica.

Non posso però oggi non considerare che l’ideologia nera, foriera solo di sventure, ancorché sconfitta dalle idee e dal sangue dei suoi martiri, tende a rialbergarsi nelle menti di molti: da qui il mio e, mi auguro, il nostro impegno perché ciò non succeda.

 Mario Coppetti – scultore e partigiano

L’artista cremonese, che ha recentemente l’invidiabile (soprattutto, pensando alla lucidità ed all’entusiasmo) traguardo (provvisorio) delle 104 primavere, non ha voluto far mancare la propria autorevole testimonianza alla cerimonia.

Come è stato ricordato in sede di presentazione dell’evento e negli interventi che si sono succeduti, Coppetti incrociò ad otto anni la figura di Attilio Boldori, purtroppo durante l’estremo commiato con cui più di ventimila cremonesi l’avevano accompagnato alla sepoltura. Per mano del padre, ferroviere di fede socialista, si recò alla bianca città oltre la ferrovia (come Emilio Zanoni definiva il civico cimitero) ed impresse nella memoria le sensazioni cui avrebbe ispirato i propri ideali.

A quasi un secolo di distanza ho ancora davanti a me la sterminata folla che accompagnava al cimitero l’uomo che tanto aveva fatto per l’emancipazione dei più poveri dei più deboli.

La vedova, volgendosi alla folla con grandezza d’animo non comune disse: “Una sola cosa vi raccomando: non spargete più lacrime sulla salma adorata, ma stringete nei vostri cuori la parola santa dell’amore sincero e della fede che Egli aveva portato sempre in mezzo a voi”

Il mio ricordo, ha sottolineato Coppetti, va alla vedova Boldori ed ai figli Comunardo e Brunilde, che, a libertà riconquistata nel 1945, mostrarono la stessa generosità d’animo della madre, non facendo nulla per vendicare la morte del padre.

D’altro lato, Attilio, di fronte alla bara dello studente cremonese Ghinaglia, ucciso qualche mese prima dagli squadristi fascisti a Pavia, aveva ancora una volta rivelato una grande bontà d’animo “L’idea non si sopprime con le armi. Essa trae dalla violenza di queste auspicio di grandezza ed emulazione”

Lo ricordo, ha concluso Coppetti che avrebbe testimoniato quegli stessi ideali per tutta la sua lunga e coerente vita,  con commozione, con lo stesso spirito dei vecchi socialisti, con il garofano rosso sulla giacca, un po’ anarchici, un po’ sognatori, cristiani senza fede che intendevano la lotta per affermare le proprie idee come confronto civile, di programmi ideali, mai facendo ricorso alla violenza. I suoi avversari incapaci di vincere con l’argomento, assetati d’odio e di vendetta, lo uccisero sperando di soffocare con lui il suo e il nostro ideale di giustizia e di libertà che non morirà mai.

 Luciano Pizzetti – senatore e Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

Non c’è futuro senza memoria. Leggo nella donazione di quest’opera artistica effigiante il primo martire antifascista una consapevolezza dei valori del passato e dei pericoli in atto ed una volontà di testimonianza.

La crisi sociale e politica, in atto da troppo tempo, arrischia di travolgere i presidi di difesa delle prerogative di democrazia e di libertà, conquistati dalla Liberazione e dalla Costituzione Repubblicana.

Le pulsioni populistiche così diffuse fino a lambire ceti tradizionalmente ispirati in senso democratico potenzialmente possono costituire il veicolo con cui travolgere il sistema che per settant’anni ha garantito libertà e benessere per tutti.

A preoccupare on sono solo gli episodi in crescita, con cui si consuma una gratuita violenza nei confronti dell’avversario percepito come il nemico; è, soprattutto, l’inclinazione a ritenere normale e giustificata la pretesa di intimidire e zittire chi la pensa diversamente e le fonti di informazioni.

Certo, ci sono anche i gesti tradizionali di apologia del fascismo; che, vanno, come vuole la legge Fiano in gestazione nelle aule legislative, perseguiti. Anche se l’applicazione della sanzione del divieto si scontra con la difficoltà a catalogare inequivocabilmente il passaggio dal limite della manifestazione del pensiero alla commissione del reato. Ed è ciò che ha reso problematico il perseguimento. Anche se la legge Fiano non venisse perfezionata, il suo valore resta, come testimonianza per la prossima legislatura.

Indubbiamente, nei difficili e preoccupanti contesti presenti, ha un ruolo negativo la frammentazione dello schieramento democratico.

L’imperativo, per debellare i pericoli per la democrazia, sta nell’ impegno di ricostruire l’unità della nazione.

Partendo da gesti simbolici come quello in corso ed ampliando  lo sforzo di interpretazione della memoria, di educazione e di divulgazione; a cominciare nella filiera educativa.

In cui iscrivo, con particolare evidenza, il valore dei “viaggi della memoria”. Che impegnano, virtuosamente, strati più vasti del mondo della scuola e coinvolgono, in un supporto simbolico e concreto, anche cittadini ed aziende. Come nel caso della Fondazione Arvedi, che da tempo fornisce un contributo determinante alla loro realizzazione.

Il contrasto ai rigurgiti del vecchio fascismo ed alle montanti pulsioni populistiche ed antidemocratiche si vince solo serrando i ranghi della coesione del movimento antifascista e delle nuove testimonia

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Inaugurazione della sede della Federazione socialista di Via Tribunali 8. Settembre 1956. Ritratti i deputati PCI Fogliazza e Gombi, il deputato socialista Carlo Ricca, Coppetti, il vicesegretario Provinciale Stefano Alquati ed il vicesegretario nazionale del PSI Lelio Basso

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