Signor direttore, ritengo doveroso chiarire un’ultima volta il significato dell’invito formulato agli iscritti all’Avis di Cremona con missiva e-mail del 15 maggio 2015, che ritenevo di aver già sufficientemente illustrato, anche in una breve intervista pubblicata sul vostro quotidiano in data 11 maggio 2015. Sull’edizione de ‘La Provincia’ del 17 maggio scorso è stata pubblicata una lettera nella quale A. C. scrive: «Stupisce che un medico non sappia che il ferro dal punto vista biochimico è un elemento diffuso sia negli animali sia nei vegetali al punto da ritenere tale allarmismo del tutto ingiustificato». Ebbene. Abbiamo riscontrato una riduzione del ferro nel sangue dei nostri donatori, negli ultimi anni. E si tratta di un dato oggettivo. Abbiamo quindi invitato i nostri iscritti ad assumere un maggiore quantitativo di ferro ricordando che i cibi più ricchi di tale elemento, dal punto di vista della disponibilità biochimica, sono le carni rosse (la migliore è quella di cavallo, ma vanno bene anche il fegato e la carne di bovino adulto). Abbiamo scritto che i legumi e le verdure ne contengono in quantità insufficiente. Non ho mai scritto né affermato che non ne contengano. Per assumere lo stesso ferro che si trova in una bistecca bisogna mangiare un quantitativo di vegetali molto, ma molto superiore. I nostri iscritti sono stati invitati a non dimenticare tali elementi nella loro dieta settimanale. Il ferro, peraltro, si può assumere anche con prodotti farmacologici e infatti nella mia intervista avevo precisato che il donatore può «andare dal macellaio o in farmacia ad acquistare le pasticche con il ferro». Mi riservo di agire in opportuna sede a tutela della mia reputazione professionale. Dr. Ferruccio Giovetti
Presidente Avis (Cremona)
