Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 11.20

C’è un’Italia che resiste intervista a Carla Nespolo, presidente Anpi di Carlo Ruggiero

Intervista a Carla Nespolo, presidente Anpi: “È un momento difficile per la democrazia, c’è chi alimenta il fuoco dell’intolleranza. Ma c’è anche chi cerca di costruire un futuro diverso. Dobbiamo organizzare queste energie in una resistenza civile”

| Scritto da Redazione
C’è un’Italia che resiste intervista a  Carla Nespolo, presidente Anpi di Carlo Ruggiero

C’è un’Italia che resiste intervista a  Carla Nespolo, presidente Anpi di Carlo Ruggiero

Intervista a Carla Nespolo, presidente Anpi: “È un momento difficile per la democrazia, c’è chi alimenta il fuoco dell’intolleranza. Ma c’è anche chi cerca di costruire un futuro diverso. Dobbiamo organizzare queste energie in una resistenza civile”

Carla Nespolo, presidente nazionale dell’Anpi, è salita sul palco del 27° congresso della Fiom in corso a Riccione, solo qualche minuto dopo che sul grande schermo era apparsa Liliana Segre, una delle ultime testimoni della Shoah. Ancora prima, il segretario nazionale dei metalmeccanici della Cgil, Francesca Re David, aveva iniziato la sua relazione parlando della memoria e della sua utilità per “rammentarci ciò che siamo e per costruire ciò che saremo”. Segno dei tempi, direbbe qualcuno. O forse reazione inevitabile ai rigurgiti di fanatismo e autoritarismo che si registrano sempre più spesso in Italia. Solo qualche giorno fa è arrivata la notizia di un blitz di militanti di Forza nuova, che hanno attaccato uno striscione minaccioso e acceso fumogeni davanti al cancello della sede nazionale dell’Anpi a Roma. Senza contare gli attacchi subiti da diverse Camere del lavoro sparse in tutta Italia, nei mesi scorsi.

Rassegna Presidente, che aria si respira oggi nel Paese?

Nespolo: Una brutta aria. C’è un problema molto serio e molto diffuso, soprattutto perché c’è chi alimenta senza sosta il fuoco dell’intolleranza e del razzismo.

Rassegna E scrive e fa approvare leggi che sembrano riportarci a tempi molto bui.

Nespolo Il decreto sicurezza è sbagliato. Già a partire da come è stato chiamato, perché instilla il dubbio che ci sia un rapporto diretto tra crimine e immigrazione, e poi perché stravolge la Costituzione, negando la protezione umanitaria. È davvero incredibile che sia stato sferrato un colpo così pesante al diritto di asilo, all'accoglienza, all'integrazione. E poi si tratta di un testo che non risolve affatto il problema del controllo dell'immigrazione clandestina, ma lo aggrava con un carico di lavoro insopportabile per i Comuni. Ma il razzismo è sempre stato il brodo di coltura di ogni fascismo. La nostra giustizia sociale, invece, si basa sugli articoli 1 e 3 della Costituzione. Cioè sul lavoro e sul rifiuto di discriminazioni di razza e socio-economiche. I diritti delle persone sono tutelati dalla Carta.

Rassegna Cosa fare, allora?

Nespolo Di sicuro non si può restare inerti. Non ci si può rassegnare a questo declino, alle pratiche ignobili che vengono messe in atto contro la vita e la dignità dei migranti. Abbiamo già fatto appello alle coscienze delle cittadine e dei cittadini, affinché l'indignazione sia permanente, e non manchi occasione di riempire piazze e strade per un'Italia autenticamente umana.

Rassegna Come si insegna ai più giovani la democrazia e la tolleranza?

Nespolo: Per come la vedo io, ci sono tre modi. Innanzitutto, diffondendo la conoscenza e l’informazione, evitando di andare dietro ai luoghi comuni, facendogli scoprire, ad esempio, che non c’è nessuna invasione di stranieri. Poi si deve far leva sulla propria esperienza personale, diffonderla, perché dimostra come l’integrazione sia l’unica via da percorrere. E poi organizzando mobilitazioni, per far valere le ragioni della democrazia. Come abbiamo già fatto con la Cgil e altre associazioni nella raccolta firme e nelle manifestazioni “Mai più razzismi, mai più fascismi”.

Rassegna Quindi ci sono margini di manovra per contrastare la deriva razzista?

Nespolo: Questo è evidentemente un momento difficile per la democrazia, ma è già successo in passato. E quindi dobbiamo ripartire, oggi come abbiamo fatto allora, dai lavoratori italiani che combattevano e morivano per la difesa della libertà. Io sono convinta che ci sia un’altra Italia, quella che, spontaneamente od organizzata dai sindacati, dall’Anpi o da altre associazioni, cerca di resistere. Un’Italia democratica, che ha alzato la voce e cerca di costruire un futuro diverso assumendosi le proprie responsabilità. Dobbiamo organizzare queste energie, in una resistenza civile e culturale larga, diffusa, unitaria. Insomma, serve unità.

Fonte rassegna sindacale

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