"In questi giorni i giornali ricordano che con il nuovo scalone per le lavoratrici si compie un'altra delle ingiustizie della legge Monti Fornero sulle pensioni. Eppure, nonostante l'evidenza delta stortura delle norme e nonostante l'evidenza che un continuo allungamento dell'età pensionabile, in nome di un'aspettativa di vita che peraltro non cresce più, provoca solo maggiore disoccupazione, il governo ha scelto e voluto non affrontare il cambiamento del sistema previdenziale. La furia riformista si è fermata neanche di fronte alle ingiustizie che logorano molte, troppe, lavoratrici e lavoratori”. Così Susanna Camusso nel suo intervento pubblicato il 31 dicembre sulle pagine dell'Unità.
Per la leader Cgil “è mancata la volontà di ripensare il sistema in termini di equità, di riconsiderarlo per dare risposte agli effetti reali determinati nel mercato del lavoro dai recenti cambiamenti normativi”. Anche le piccole piccole modifiche per coprire le urgenze, “come la norma giusta e da tempo invocata, che permette il part-time a tre anni dalla pensione, è assai distante da poter rappresentare una risposta sufficiente”.
Per questo, scrive Camusso, Cgil, Cisl e Ull hanno deciso di aprire una vera e propria vertenza sulle pensioni, per rideterminare un sistema equo a partine da due presupposti essenziali: bisogna riconoscere che il lavoro e l'aspettativa di vita non sono uguali per tutti e che il lavoro va valorizzato e rispettato anche per la sua fatica, difficoltà e umiltà; si deve restituire ai giovani e alle giovani la possibilità di avere una previdenza dignitosa”. Le tre confederazioni chiedono pertanto al governo di essere convocate, “un vero confronto, una scelta di cambiamento senza cui inevitabile sarà la mobilitazione”.
Camusso ha poi indicato quelle che dovrebbero essere le priorità da affrontare per il nuovo anno: “pensioni e contratti da rinnovare, pubblici e privati, con un nuovo modello di relazioni industriali”. Questi temi “devono segnare una nuova stagione, che mette fine all'epoca della finanziarizzazione, dell'austerità, dello scaricare sui lavoratori i costi dei fallimenti delle politiche della destra, per ripartire dalla dignità, qualità e rispetto del lavoro”.
In una fase di “capitalismo declinante”, “c'è bisogno, davvero e presto, di una nuova legittimazione del lavoro, del suo valore, della sua dignità, dei diritti delle persone che lavorano. Il nostro sguardo non è al passato, ma a come dare senso e traduzione ai diritti del lavoratore, includendoli tutti, nuovi e vecchi, subordinati e non, come pure il lavoro autonomo”. Proprio da questo bisogno è scaturita la proposta della Cgil della Carta dei diritti universali del lavoro. Un nuovo Statuto per reimpostare positivamente la condizione del lavoratore dai diritti alla contrattazione inclusiva, applicando quegli articoli della Costituzione da tempo disattesi”.
Dal 18 gennaio, ha ricordato la sindacalista, la Cgil consulterà le iscritte e gli iscritti, chiederà loro di esprimersi sulla Carta e sugli strumenti per sostenerla. Una scelta di democrazia, coinvolgimento, partecipazione, mobilitazione e responsabilità”. Una discussione, ha concluso Camusso, “che non vogliamo limitata alla Cgil, ma che vuole interloquire con Cisl e Uil, con le associazione delle professioni e dei precari, con giuristi e intellettuali. Una scelta che immagina un futuro in cui dignità e rispetto del lavoro sono il filo rosso che unisce il Paese”.
Fonte: Rassegna Sindacale