Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 10.19

Carnevali G. Piazza Duomo, come riuscire ad amare....

| Scritto da Redazione
Carnevali G. Piazza Duomo, come riuscire ad amare....

PIAZZA DUOMO: COME…RIUSCIRE AD “AMARE IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO?”.
(…fatto realmente accaduto di mezz’agosto).
Caro direttore,
riuscire compitamente a farvi partecipe di un occasionale strano incontro “mezz’agostano”….m’è parsa subito cosa estremamente ardua, tuttavia vò a provarci, uguale. Almeno, con voi….so che non rischio mai la mia reputazione. Dicevamo di mezz’agosto, di un caldo insopportabile che provoca disumana sofferenza. La scena si svolge nella nostra monumentale  Piazza Duomo, di pomeriggio, alle 18,00 (o giù di lì). Mi si avvicina uno che solitamente mi dà sempre del lei. Stavolta intuisco che si vuole intrattenere più a lungo del solito. Mi racconta di una cosa che gli era capitata. Era una cosa che lo aveva fatto arrabbiare perché una persona, credendosi non vista, gli aveva fatto una cosa non tanto bella alla sua automobile. E mi diceva, sempre dandomi del lei, che questa persona poteva anche credersi non vista, ma in realtà lui l’aveva vista. Boh, vallo a capire quello! E mentre mi racconta questa cosa che gli era capitata ha aggiunto (come dice il proverbio): “Occhio non vede…” e allarga, sconsolato, le braccia. Gli rispondo: “Miseria, ma come? L’occhio suo potrà anche non aver visto ma il suo  cuore, diamine, non ha doluto?

(corretta, no, la declinazione  del verbo)?” Ecco, vedete direttore, già codesto suo atteggiamento mi era parso un poco strano. Andiamo oltre. Quel tale, fissandomi intensamente negli occhi, non commenta la mia risposta. Dopo aver fatto tutto questo curiosissimo racconto, sempre dandomi del lei (continuo col verbo al presente) si accomiata da me con una tremenda pacca sulle spalle. Tanto per intenderci, direttore, era niente meno che un energumeno di oltre 100 kg di peso ed un’altezza di quasi 2 metri di “altitudine”. Capelli rossi e pelle chiara, tipo “uomo di Neandertal”. Manco fosse stato un “bracciante furesteeer” venuto da “chissàdove”. Miseria  che tranvata sulla schiena da quel casuale, inaspettato avventore di piazza Duomo! Vabbe, fin lì….nulla, o quasi. Si allontana da me, indirizza le punte dei suoi scalcagnati sandali in ver lo  Battistero. “Meno male” sospiro fregandomi, di sotto sotto, le mani.

D’improvviso, piroettando ginnicamente su se stesso, ripunta il suo incedere su me medesimo malcapitato. Impallidisco al solo pensiero di intrattenere nuovamente con lui un discorso savio e compito. Per di più avverto  tantam di quella pellem d’oca lungo la schiena che i 38 gradi (ma forse erano anche 40 o 42 i gradi in quella torrida piazza!) di calore percepiti…mi fanno proprio un centro-sinistrorso  baffo (da codesta espressione ha avuto un seguito l’avventurosa linea politica del segretario del Pd Bersani, toh!). “Ohhh Signuur Benedet, siamo alle solite” cogito intensamente tra me e me.  Nel mentre lui, solare solare, mi si fa incontro: “Caro signore, le faccio tanti auguri di Buona Pasqua e le aggiungo anche (come dice il solito proverbio) la passi pure con chi vuole…la Pasqua”. Allibito, preso alla sprovvista (siamo di mezz’agosto, “checcentra tutto questo”?), assecondandolo il più possibile, memore di quella tremenda pacca sulle spalle, rispondo serafico: “Mi raccomando anche lei; che il Santo Natale “lo” trascorra coi suoi!”. Soddisfatto della mia loquace risposta finalmente si accomiata. “Mannooooo” che proprio di fronte al Battistero, rivoltandosi in mia direzione, grida a squarciagola, a pieni polmoni: “Chi la fa...l’aspetti”.

Prontamente, da incallito, incorreggibile, impenitente “menaturooon” qual sovente appaio, di tutto punto gli fò eco: “E che i cocci siano sempre e solo miei”. Direttore, pensate che all’udire quell’ardita risposta l’energumeno possa essersi accontentato? Nient’affatto! Ribatte più che mai divertito: “Bim, bum, bam!” Al pelo gli fò eco: “Paolo Bonolis”. E lui incalza: “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. “Miseria” sussurro sempre tra me e me, “…zzo, non deve avere però l’ultima parola”. Mi vien da piangere, ve lo giuro direttore, maaa…reagisco. Nuovamente lo incalzo: “Donne e buoi dei paesi tuoi”. Risposta: “Essi, la fa facile lei. Io invece io…sa che le dico? Can che abbaia non morde”. Non mollo: “Buon vino fa buon sangue”.

Intuisco che lo sto conducendo all’esasperazione ma non demordo, lo incalzo: “A chi non piace il vino, il Signore faccia mancare l’acqua”. Ma nemmeno lui molla e mi fa eco con un bel: “Le donne ne sanno una più del diavolo”. Prontamente gli fò risposta guardandomene bene dal non avvicinarmi, non si sa mai, appurata la precedente esperienza: “E’ proprio vero che i coperchi fanno le pentole ma non il diavolo”. L’ho spiazzato, ingarbugliato, steso a terra (“essifaperdire!”), confuso invertendo il senso logico di quell’usuale proverbio. A codesto punto, sempre da lontano, mi fissa incuriosito, si ritrae un poco nelle spalle….poi scompare. Evviva, scompare, brontolando e ridacchiando al tempo stesso, nel nulla così come dal nulla era venuto. Di colpo mi sparisce la voce, la sudorazione raggiunge i miei massimi livelli storici, le ghiandole salivari, che fino ad allora avevamo fatto il loro dovere, d’improvviso non collaborano più, fanno sciopero, di quegli scioperi…i più riusciti. Ho la bocca letteralmente asciutta, fò tremendamente fatica a muovere le gambe divenute legnose, avverto una strana sensazione…quasi da paralisi. Naturalmente (aggiungerei fortunatamente) ritorno alla normalità solo dopo qualche estenuante secondo. La morale?

Ma esiste, direttore, una valida morale che possa dignitosamente dare risposta a codesto curioso accadimento? Presumo affermativo…se mi sono successivamente balenate, provenienti da quei pochi neuroni rimastimi nel cervello,  alcune considerazioni. Ho riflettuto e mi sono posto alcune domande. Uno: ho avuto imprevedibili allucinazioni  di mezz’estate a causa di quell’insopportabile caldo di quel pomeriggio? Poteva anche essere. Due: ho incontrato un vero estimatore dei più comuni proverbi? Tre: quell’occasionale passeggiatore aveva palesato personali problemi mentali? Quattro: sono stato tremendamente preso per “…’u culo” da quell’occasionale avventore di Piazza Duomo? L’ultima: oppure…niente di tutto questo? A distanza di tempo ho finalmente capito che quel “personaggio” era semplicemente alla ricerca di “un autore” (da cui nacque il ben più famoso dramma pirandelliano “Un personaggio in cerca d’autore”!). Ovviamente l’ho buttata sull’ilare, tuttavia perché non osare ad immaginare che quell’energumeno voleva semplicemente (ma fortemente)  INTERAGIRE col “prossimo suo come con se stesso”?

Il suo comportamento altro non era stato se non la manifestazione del tormento interiore di un uomo solo che tentava di travasare quel suo patetico stato d’animo nei confronti del prossimo. Ora ne sono più che certo. Eppure quel tale, oltre ad avere scosso inesorabilmente la mia coscienza (…ama il prossimo tuo come te stesso) mi ha lasciato un “segno” indelebile della sua solitudine (ma che modi, che maniere!), catapultando, sulla mia innocua spalla, niente meno che una tremenda tranvata. Pensierino della sera. “Se mi incontri per la strada, mentre vago per la città, in cerca di qualcosa che non so, guardami, sorridimi e poi..…và per la tua strada, per carità di Dio!”. Alla prossima, benevolo direttore.
giorgino  carmevali

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