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Caro Giancarlo Ceruti oggi purtroppo c'è spazio solo per un insopportabile dolore | Massimiliano Dolci

Ricordo la prima volta che lo vidi all'assemblea sindacale dell'azienda in cui lavoravo. Era il 1984 , io goffo e improbabile diciannovenne in tuta blu, lui granitico e rodato sindacalista.

| Scritto da Redazione
Caro Giancarlo Ceruti oggi purtroppo c'è spazio solo per un insopportabile dolore | Massimiliano Dolci

Caro Giancarlo Ceruti oggi purtroppo c'è spazio solo per un insopportabile dolore | Massimiliano Dolci

Per molti amici e compagni ,in queste ore, il dolore per la scomparsa di Giancarlo Ceruti risulta insopportabile.

Io sono fra questi.

Una sofferenza grande e inevitabile per chi , come me, ha avuto in sorte  la possibilità di godere della sua straripante umanità ,della sua insospettabile e raffinata sensibilità e della sua contagiosa voglia di vivere.

Il suo essere travolgente da ogni punto di vista, fisico, intellettuale , emotivo  ,  fa si che  la sua morte non sia un “ semplice” dolore con cui fare i conti, ma un fatto fuori dal perimetro delle cose accettabili.

Del resto, la sua storia, racconta di un uomo unico non solo per le indiscutibili qualità umane e professionali ma anche per la capacità di reinventarsi continuamente in ruoli e funzioni ,un lungo e vitale percorso che lo ha reso, oggettivamente , un personaggio fuori dal comune.

La storia dell'amicizia profonda che mi legava a lui iniziò in modo rocambolesco per sfociare ben presto in un rapporto solido da fratello maggiore a fratello minore ,cementato dall'amore assoluto di entrambi per i valori del lavoro ,della giustizia sociale e della solidarietà.

Ricordo la prima volta che lo vidi all'assemblea sindacale dell'azienda in cui lavoravo. Era il 1984 , io goffo e improbabile diciannovenne in tuta blu, lui granitico e rodato sindacalista.

Io con il mio ingenuo e ruspante mito della classe operaia , lui con il pragmatismo  e l'autorevolezza del dirigente Fiom.

Non fu un successo,veniva a raccontarci di un accordo con la direzione che avrebbe implicato il turno notturno il sabato successivo, mandando in fumo la mia trasferta per il concerto dei Clash alla festa nazionale dell'Unità.

Dalla  serata  post-punk per eccellenza a far tubi fino alle 6 della domenica mattina il passo non era breve e le parole che affollarono la mia mente all'uscita dal salone delle assemblee non furono propriamente quelle della messa domenicale.

Ma fu un altro episodio a farci conoscere e a far iniziare un rapporto che non si sarebbe più interrotto. Affissi alla bacheca sindacale aziendale una lettera aperta in cui attaccavo in modo scomposto l'organizzazione del lavoro evidenziando i pericoli che si determinavano su sicurezza e salute.  Il consiglio di fabbrica ne risultò spiazzato e chiamò Giancarlo.

Mi volle conoscere e mi convinse ad iniziare contestualmente al lavoro, un percorso formativo sindacale.

Accettai e di li a un paio d 'anni mi propose di fare un esperienza con lui alla Fiom provinciale . Iniziò fin da subito a mandarmi ovunque ,con un livello di sfrontatezza che rasentava l'incoscienza e che solo uno con la sua personalità poteva permettersi. Solamente a uno tanto ben voluto e rispettato poteva essere concesso di mandare un “bambino” a fare contrattazione e assemblee in luoghi di lavoro di non certo facile approccio.

Con lui si era protetti , come ha detto  Gianmario Confortini ,l'altro giovane che con me era stato scelto per dare un futuro alla Fiom, nel suo bellissimo ricordo di Giancarlo pubblicato su facebook.

Con lui si doveva solo pensare a far bene per le persone che eri chiamato a rappresentare , che non erano persone qualsiasi.

Erano il pezzo nobile di storia d'Italia ,quelli che avevano scritto lo statuto dei lavoratori, quelli che facevano vivere quelle straordinarie comunità solidali che erano le fabbriche prima dei processi di precarizzazione di massa.

Erano gli ultimi anni '80 e andava ad esaurirsi anche l'esperienza delle cosiddette componenti in CGIL ( appartenevamo entrambi a quella comunista) condizione questa che gli era sempre stata stretta.

Pretendeva sempre da se e da chi lavorava con lui autonomia di giudizio , capacità critica e di analisi, sganciate da opzioni ideologiche o precostituite. L'insegnamento di una vita si potrebbe dire. Un approccio che presupponeva la fatica di contestualizzare sempre ciò che si faceva e di collocarlo in un orizzonte politico più ampio. Bisognava sempre  porsi l'obiettivo  di essere legati non ad una sterile quotidianità bensi un tassello di iniziativa in un fronte più ampio,  politico e sociale , che avremmo chiamato senza arrossire progressista. In una parola la Fiom.

Le nostre strade si divisero in relazione alle sue scelte di vita lontane dal sindacato, ma il rapporto fu sempre solido e costante. L'affetto e la voglia di condividere approfondimenti e riflessioni su tutto ciò che si muoveva  nella società non  venne mai meno, anche di fronte alla bruciante delusione di una sinistra che via via si snaturava fino ad assumere le parole d'ordine di chi aveva avuto per una vita dall'altra parte del tavolo.

Carissimo fratellone, sono felice di essere stato un  scommessa pazza e vincente per te , ma oggi purtroppo c'è spazio solo per un insopportabile dolore  che accomuna tutta quella moltitudine di donne e uomini che ha avuto il privilegio di esserti vicino in una vita tanto breve  quanto ricchissima. 

Grazie di tutto GC.

Dolci Massimiliano

Cremona 1 aprile 2020

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