Cgil Camusso: noi in piazza a Verona, una scelta di libertà (di Guido Iocca ed Emanuele Di Nicola)
"È in corso un'offensiva di forze reazionarie che praticano una visione autoritaria e repressiva della famiglia e della società. La partecipazione del governo è gravissima. Per questo la Cgil sarà con convinzione alla manifestazione del 30 marzo"
Sabato 30 marzo si tiene a Verona una manifestazione organizzata da un vasto arcipelago di associazioni e movimenti con il fine di contrastare il Congresso mondiale della famiglia, il tentativo da parte delle forze di destra di buona parte del pianeta, a partire da alcuni ministri del governo italiano, di affermare, come si legge sul sito dell’iniziativa, “celebrare e difendere la famiglia naturale come l’unica unità fondamentale della società”. La Cgil aderisce con convinzione alla mobilitazione ("Verona libera, Italia laica"), impegnandosi a portare in piazza i propri militanti con striscioni di "contenuto". “Per spiegare le ragioni della nostra presenza in piazza – spiega Susanna Camusso, titolare per la confederazione di corso d’Italia di una delega in materia di Politiche di genere – partiamo dal senso del Congresso mondiale della famiglia: si tratta di un'esplicita operazione di forze reazionarie che praticano una visione totalitaria, autoritaria e repressiva della società, proponendo tra l’altro una regressione molto violenta sul versante delle libertà individuali. Verrebbe quasi voglia di dire che in gioco c’è il diritto al libero arbitrio, per certi aspetti una discussione di stampo cinquecentesco”.
Rassegna Entrando maggiormente nel merito c’è, più che esplicito, l’obiettivo di mettere in discussione l'autodeterminazione delle donne.
Camusso Un fatto gravissimo, perché – come la Cgil ha spesso ripetuto – la libertà delle donne è il metro di misura della democrazia: se si attaccano le donne, si mette in discussione tutto l'impianto democratico di uno Stato. Ma non solo. Sotto tiro è finito il rispetto e il riconoscimento di qualunque diversità sessuale e comportamentale, mentre a essere messo in dubbio è anche un principio fondamentale della democrazia, l'istruzione dei bambini e delle bambine, non più soggetti con una propria personalità e con il diritto, e la necessità, di apprendere e di stare al mondo, ma trattati alla stregua di cloni in serie. Naturalmente, il governo italiano rientra pienamente in questo schema: tutto ciò che abbiamo contestato nell'ultimo periodo, dal ddl Pillon alle operazioni di Salvini sui migranti, riguarda la questione complessiva delle libertà. Da qui partono le motivazioni dell'ampia mobilitazione di Verona, che raccoglie tante associazioni con caratteristiche differenti: dal mondo laico al movimento Lgbt, dalle donne all'Anpi. Per quanto ci riguarda direttamente, la Cgil è un'organizzazione che difende le libertà individuali e collettive, si basa sul principio del rispetto delle persone e delle loro scelte, sostiene la scuola laica e pubblica, ritiene che la famiglia sia un contesto sociale scelto e non imposto. È evidente dunque che ci sono molteplici ragioni per essere in piazza a Verona il 30 marzo.
Rassegna Tre importanti ministri del governo in carica (Salvini, Fontana e Bussetti) saranno presenti all'iniziativa. Come giudichi questa decisione?
Camusso Molto male. Il balletto sul logo della presidenza del Consiglio, prima concesso e poi ritirato, è stata una brutta pagina per l'immagine del Paese. Mi pare evidente che siamo in presenza di un'assonanza politica tra la Lega e le associazioni che hanno organizzato il Congresso della famiglia: in tal senso, credo sia ora di smetterla con le discussioni su che destra è questa, che colore ha: è una destra reazionaria, che non a caso a Verona sta insieme a organizzazioni dichiaratamente neofasciste. Gli incarichi dei ministri sono poi un'ulteriore aggravante: già è molto discutibile avere un ministero della Famiglia, se poi quel ministro va a un’iniziativa di questo tenore diventa chiaro quale politica sul tema si vuole adottare. Quanto al ministro dell'Istruzione, la scelta di partecipare si commenta da sola: abbiamo in Italia una lunga storia di battaglie per l'istruzione come elemento di libertà e di tenuta nazionale, divenute essenziali in particolare dopo l'esperienza del fascismo, quando la scuola era il luogo per eccellenza deputato a reprimere la pluralità. Se in aggiunta pensiamo che Bussetti rappresenta anche la ricerca, la cosa diventa ancora più grave. Salvini infine, che è anche vicepresidente del Consiglio, conferma la propria tendenza a interpretare il ruolo del suo dicastero, più che come luogo al servizio dei cittadini, come un’istituzione repressiva.
Rassegna Proprio mentre si tiene il Congresso della famiglia, il ddl Pillon è all'esame del Parlamento. Quali sono i problemi che introduce la riforma del diritto di famiglia? E come si intrecciano i due avvenimenti?
Camusso I temi si intrecciano con evidenza. Paradossalmente, il ddl Pillon è stato una sorta di antipasto "moderato", non certo nei toni, ma negli strumenti utilizzati, di questa campagna oscurantista. Come abbiamo detto in audizione, il disegno di legge è inemendabile, tutto il suo impianto va respinto. Al suo interno ci sono aspetti particolarmente insopportabili. Il primo è che il testo si propone come un intervento sul diritto di famiglia, affermando che i minori sono il punto di riferimento, ma in realtà trasforma quei minori in un pacchetto confezionato con il nastro a disposizione delle esigenze degli adulti. In più, l'operazione avviene attraverso una finzione, il ddl sostiene di intervenire sulle situazione critiche e di conflitto, ma non è così: invece di aiutare i ragazzi nei problemi che vivono fa il contrario, restringe il loro spazio di libertà. Il secondo elemento riguarda la libertà delle donne. Una realtà fatta di differenziali occupazionali e salariali e di problematiche abitative: il ddl pretende che non ci sia la salvaguardia del soggetto debole da parte dello Stato e, come se ciò non bastasse, introduce perfino una misura vietata dalla Convenzione di Istanbul, ovvero l'idea della mediazione obbligatoria, che è esattamente lo strumento da evitare con più cura, perché costringe a mediare con colui che è autore della violenza.
Rassegna La contromanifestazione di Verona arriva dopo il 9 febbraio di Cgil, Cisl e Uil, il 2 marzo della manifestazione People a Milano e il 15 marzo di Fridays for Future. Può rappresentare secondo te un ulteriore passo in direzione di una rinascita della società civile?
Camusso Il Paese dopo il voto politico ha vissuto una consistente fase di disorientamento, aumentato dallo spaesamento delle forze di sinistra e progressiste. C'è stata una difficoltà a reagire, dinanzi a una realtà magmatica e confusa, che poi si è delineata con chiarezza. La società civile ha cominciato a reagire prima della politica: lo hanno fatto Cgil, Cisl e Uil, costruendo unitariamente la grande manifestazione del 9 febbraio; lo ha fatto la straordinaria iniziativa di Milano del 2 marzo; lo hanno fatto gli studenti il 15 marzo, dimostrando una notevole capacità di mettersi in rete in tanti Paesi del mondo. Ma non sottovaluterei nemmeno l'8 marzo, con tutte le iniziative sulla libertà delle donne. Verona sarà un altro passo: contrastando il congresso della famiglia, e insieme le politiche del governo, si rimettono insieme realtà diverse tra loro; un punto di ricomposizione per una serie di movimenti molto importanti, che meriterebbero un'attenzione diversa della politica, capace di coglierne la radicalità di bisogni e contenuti. Verona è un segnale di risveglio, ma anche di resistenza: c'è una parte del Paese che non si rassegna ad avere uno Stato autoritario.
Fonte : rassegna sindacale