Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 00.20

Cittadinanzattiva conferma: se non hai gli impianti la Tari è più cara (e di tanto)

Gestire i rifiuti è meno caro al Nord (in media 258 euro), segue il Centro (304 euro), infine il costoso Sud (349 euro)

| Scritto da Redazione
Cittadinanzattiva conferma: se non hai gli impianti la Tari è più cara (e di tanto)

Sebbene il costo medio della Tari in Italia sia pari a 300€ per una famiglia di tre persone che abita in una casa di 100 mq, le diseguaglianze a livello nazionale sono notevolissime. Un esempio valga su tutti: tra il Trentino Alto Adige e la Campania ci corrono oltre 200 euro di differenza. Con il primo fermo a 193 euro l’anno, peraltro con un leggero dell’1.4%, e la seconda a quota 419. I dati sono forniti dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, ma oltre ai numeri sarebbe importante capirne la ratio.

Iniziamo dai dati: in un panorama nazionale in cui la tariffa resta invariata, a livello territoriale  – snocciola Cittadinanzattiva – si registra un incremento in dieci regioni: Molise (+4,3%), Calabria (+3,4%), Umbria (+2,8%), Liguria (+2%), Lazio (+1,9%), Marche (+1,7%), FVG (+1,6%), Trentino Alto Adige (+1,4%), Toscana (+0,8%), Piemonte (+0,7%); tariffe in diminuzione in sei: Abruzzo (-2,8%), Veneto (-2,2%), Sardegna (-1,5%), Sicilia (-1,4%), Puglia (-0,8%) e Campania (-0,4%). La spesa resta invariata in quattro regioni: Basilicata, Emilia Romagna, Lombardia e Valle d’Aosta. Catania – prosegue lo studio – è il capoluogo di provincia più costoso (504€ stabile sul 2019), Potenza il più economico (121€). Rispetto ai 112 capoluoghi di provincia esaminati, sono state riscontrate variazioni in aumento (rispetto al 2019) in 30 capoluoghi, situazioni di stabilità in 27 e variazioni in diminuzione in 11. A Crotone l’incremento più elevato (+14,1%), a Venezia la diminuzione più consistente (-16,2%).

Grande variabilità dunque, ma a livello di grandi aree geografiche la situazione si fa più chiara: i rifiuti costano meno al Nord (in media 258 euro, invariato rispetto al 2019), segue il Centro (304 euro rispetto ai 299 del 2019), infine il Sud, più costoso (349 euro, erano 351€ nel 2019).

Numeri che si spiegano in diversi modi, ma in larga parte a pesare – come confermano molte altre fonti – è la dotazione impiantistica sui territori per una corretta gestione dei rifiuti prodotti. Non può essere un caso, infatti, che al Nord in media sia dove si spende di più; al contrario del Sud, dove appunto gli impianti a servizio della corrette gestione dei rifiuti, a dir poco scarseggiano.

Secondo il rapporto Rifiuti urbani 2019 dell’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), gli italiani nel 2018 hanno prodotto 30,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (+2% rispetto al 2017). La maggioranza dei rifiuti urbani è prodotta al Nord (47,5%) seguito dal Sud (30,5%) e infine dal Centro (22%). E lo stesso Ispra conferma che «vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è molto carente o del tutto inadeguato», con l’export che invece vola a +31% rispetto all’anno precedente.

Infine, Cittadinanzattiva ricorda le percentuali di raccolta differenziata, con la media nazionale che ha raggiunto il 58,1% (+2,6 punti percentuale rispetto al 2017) mentre il 22% finisce in discarica. E dove a livello di aree geografiche, si conferma che dove ci sono gli impianti è anche migliore la percentuale di raccolta differenziata: primeggia il Nord (67,7%) seguito da Centro (54,1%) e Sud (46,1%). Le percentuali più elevate e al di sopra del 70% si registrano in Veneto (73,8%), Trentino Alto Adige (72,5%), Lombardia (70,7%); le più basse e sotto la soglia del 40% in Sicilia (appena il 29,5%) e Molise (38,4%)

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