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Confindustria e sindacati al Governo Serve crescita

| Scritto da Redazione
Confindustria e sindacati al Governo Serve crescita

Le parti sociali siglano un documento indirizzato al governo e chiedono "soluzioni ai problemi reali delle imprese e del lavoro". Tre i capitoli: industria, fisco e spesa pubblica. Critiche sull'abolizione dell'Imu: sottrae risorse alle vere priorità

La governabilità del Paese è un valore solo se “genera adesso soluzioni ai problemi reali”, quelli “delle imprese e del lavoro”. Lo scrivono in un documento comune i tre sindacati confederali italiani, Cgil, Cisl e Uil, e Confindustria. Un documento in tre capitoli (Politiche fiscali, politiche industriali, revisione degli assetti istituzionali ed efficienza della spesa pubblica), che già nel titolo indica lo strumento attraverso il quale le parti sociali chiamano il governo ad intervenire: “Una legge di stabilità per l'occupazione e la crescita”.

A sindacati e Confindustria non è piaciuta evidentemente la scelta sull'Imu, come si capisce dalla lettura della prima parte del testo: “Le iniziative promosse in questi giorni per assicurare la governabilità hanno sottratto per la loro realizzazione risorse che sarebbero state meglio impiegate per misure più efficaci per il rilancio delle imprese e il sostegno dei lavoratori”. Ora, dunque, è il momento di cambiare e di dare vita ad “iniziative governative sostanziali, coerenti con le intenzioni più volte dichiarate e utili a rimettere al centro la scommessa della crescita”, si legge ancora nel documento.

Politiche fiscali

Il primo capitolo di proposte è quello sulle politiche fiscali.”Occorre innanzitutto – scrivono le parti sociali - un sistema fiscale efficiente, semplice, trasparente e certo, con poche e stabili scadenze, non ostile all’attività di impresa e alla creazione di lavoro e che non scoraggi le scelte degli investitori. Un fisco stabile, che non complichi la vita ai contribuenti onesti, è il presupposto essenziale per restituire attrattività al Paese ed è un obiettivo improcrastinabile, perché a costo zero per le finanze pubbliche”. In concreto, i firmatari del documento sostengono i provvedimenti volti ad “ammodernare, dare certezza e stabilità al sistema fiscale, tra i quali la delega fiscale e il DDL di semplificazione fiscale” e ne auspicano approvazione ed attuazione in tempi rapidi.

Ridurre il prelievo sui redditi da lavoro, attraverso le detrazioni per lavoratori e pensionati, così da aumentare il reddito disponibile e rilanciare i consumi; eliminare la componente lavoro dalla base imponibile IRAP e ripensare la tassazione dei beni immobili dell'impresa che siano strumentali all'attività produttiva; rendere strutturali le attuali misure sperimentali di detassazione e decontribuzione per l'incremento della produttività del lavoro; e naturalmente continuare la lotta all'evasione fiscale, destinando alla riduzione delle tasse quanto recuperato ogni anno. Questi i punti fondamentali della proposta avanzata da sindacati e imprese sul fisco, ai quali si aggiunge la necessità di “utilizzare la leva fiscale per rilanciare gli investimenti produttivi e il rinnovo tecnologico delle imprese, nonché il loro rafforzamento patrimoniale”.

Politiche industriali

Il secondo capitolo è dedicato invece alle politiche industriali. “Per affrontare in modo organico e coordinato le diverse situazioni di crisi – vi si legge - occorre istituire una cabina di regia nazionale sulla crisi d’impresa che preveda la partecipazione del Governo, di tutte le forze sociali e degli altri soggetti coinvolti (principalmente il sistema delle banche e l’amministrazione fiscale) con il compito di individuare strumenti e soluzioni adeguate alla drammaticità della situazione”. Questa la prima proposta avanzata nel documento.
Poi, sul piano più diretto delle politiche industriali, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria chiedono di porre al centro dell’azione del Governo e delle parti sociali quattro questioni strategiche per il futuro dell’industria italiana.
La prima è “il rafforzamento degli investimenti nell’innovazione a 360 gradi”, attraverso “l'introduzione di una misura stabile ed automatica di agevolazione fiscale (anche nella forma del credito d’imposta) per gli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo; una strategia moderna e coerente con Horizon 2020 di ricerca e sviluppo per le imprese; la definizione di un meccanismo di garanzia pubblica per favorire la partecipazione del sistema finanziario al finanziamento di grandi progetti di innovazione industriale realizzati da filiere o reti di imprese; la rapida attuazione dell’Agenda digitale italiana”.
La seconda è lo sviluppo della green economy, da perseguire attraverso “la definizione di un piano strutturale di sostegno all’efficienza energetica e allo sviluppo delle rinnovabili, la definizione di un piano nazionale di intervento sulle bonifiche dei siti di interesse nazionale, interventi per il consolidamento e lo sviluppo delle filiere produttive collegate al recupero e al riciclo di materie prime da rifiuti”.
La terza azione consiste nella “creazione di una nuova finanza per lo sviluppo, per favorire una maggiore capitalizzazione delle imprese e il rilancio degli investimenti produttivi”, attraverso “il rafforzamento dei meccanismi di detassazione degli utili reinvestiti a partire dall’ACE; il rafforzamento dei meccanismi di sostegno all’accesso al credito da parte delle imprese; l'istituzione di un nuovo fondo per la ristrutturazione industriale con la partecipazione della CDP e di altre istituzioni finanziarie per la realizzazione di interventi temporanei nel capitale di rischio di imprese in difficoltà, ma con potenzialità di sviluppo”.
La quarta gamba di questo progetto di rilancio industriale è quella che poggia sulla riduzione del costo dell’energia, attraverso lo sviluppo delle infrastrutture energetiche con la razionalizzazione degli assetti decisionali per l’autorizzazione di infrastrutture energetiche in un'ottica nazionale e di integrazione con gli altri mercati europei e globali; la riduzione delle componenti parafiscali della bolletta attraverso una rimodulazione temporale degli incentivi pagati dagli utenti; la resa strutturale della convergenza dei prezzi del gas italiani e internazionali attraverso lo sbottigliamento delle principali infrastrutture di interconnessione; la revisione delle modalità di funzionamento del mercato elettrico coordinando in modo efficiente la produzione di energia da fonti rinnovabili e da fonti termiche convenzionali che manterranno un ruolo essenziale per lo sviluppo manifatturiero.

Revisione degli assetti istituzionali e spesa pubblica

L'ultimo capitolo è quello dedicato alla revisione degli assetti istituzionali e all'efficienza della spesa pubblica. In questo ambito, gli interventi proposti dai firmatari del documento consistono prima di tutto in una revisione del Titolo V della Costituzione, “per restituire allo Stato la possibilità di intervenire unitariamente su alcune materie di interesse generale, come la semplificazione, le infrastrutture, l’energia, le comunicazioni, il commercio estero”.

Conseguentemente, secondo le parti sociali, vanno rivisti i 3 livelli istituzionali, “creando enti dimensionati ai nuovi compiti e in grado di gestire con efficienza le funzioni attribuite. Questo significa abolire le Province, aumentare la soglia dimensionale dei piccoli Comuni, istituire le Città metropolitane e, coerentemente, ridurre drasticamente il numero dei componenti degli Organi elettivi a tutti i livelli di Governo;

 

Oltre a questo, sindacati e imprese invocano “una seria politica di revisione della spesa pubblica”, per garantire servizi di qualità a cittadini e imprese. Dunque, “una spending review diversa rispetto a quella finora attuata, non più basata su una logica di tagli lineari, che hanno colpito indistintamente tutti gli enti. “Occorre ora svolgere un’analisi selettiva della spesa pubblica a tutti i livelli di governo, coinvolgendo la revisione delle funzioni svolte dalle amministrazioni centrali e da quelle decentrate, riducendo i costi impropri della politica e definendo i “costi standard”, che vanno attuati rapidamente come metodo di finanziamento delle amministrazioni pubbliche. Tutto ciò - concludono i firmatari - va realizzato in un quadro di riforma della PA e dell'erogazione dei servizi pubblici”.

Fonte: http://www.rassegna.it/articoli/2013/09/2/103935/confindustria-e-sindacati-ora-priorita-alla-crescita

03/09/2013

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