Sabato, 20 aprile 2024 - ore 16.37

CORONAVIRUS: ALMENO UN ANNO PER UN VACCINO PRONTO

È possibile che entro due o tre mesi si abbiano dei candidati vaccini per il nuovo coronavirus pronti per i primi test sull’uomo, ma difficilmente prima di un anno potranno essere impiegati

| Scritto da Redazione
CORONAVIRUS: ALMENO UN ANNO PER UN VACCINO PRONTO

Mentre il cittadino italiano e la coppia di cittadini cinesi provenienti da Wuhan, positivi al Coronavirus, restano ancora ricoverati in terapia intensiva allo Spallanzani, con un leggero miglioramento nel paziente maschio, Gianni Rezza, Direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore della Sanità, ha sottolineato la necessità di attendere “almeno un anno per avere un vaccino pronto”.

Il paziente maschio della coppia di cinesi, presenta dunque una riduzione del supporto respiratorio, spiega il bollettino medico dello Spallanzani, con partecipazione attiva alla respirazione. I casi confermati nella struttura restano dunque 3: la coppia cinese più il cittadino italiano trasferito giorni fa dalla struttura dedicata della Città Militare della Cecchignola, che continua ad essere in buone condizioni generali. Secondo il resoconto sono 58 i pazienti sottoposti al test per la ricerca del nuovo coronavirus nell’Ospedale romano. Di questi, 46 sono risultati negativi al test, e sono stati dimessi. Tredici pazienti, invece, sono tutt’ora ricoverati, ma i confermati restano 3. Mentre continua la quarantena per le 20 persone che sono state contatti primari dei due coniugi cinesi.

“È possibile che entro due o tre mesi si abbiano dei candidati vaccini per il nuovo coronavirus pronti per i primi test sull’uomo, ma difficilmente prima di un anno potranno essere impiegati”. Così Gianni Rezza, che dal meeting convocato dall’Oms oggi e domani a Ginevra dedicato proprio allo sviluppo rapido di terapie, vaccini e test diagnostici per affrontare l’epidemia in corso ha spiegato che l’iter per trovare un vaccino non sarà celere. “Una volta superati i test sugli animali – ha afferto - si passa alla fase 1, che serve a verificare, in genere su pochi soggetti sani, che il vaccino non dia effetti collaterali gravi. Poi c’è la fase 2, che valuta la risposta immunitaria, e infine la fase 3 che è quella che determina l’efficacia. In casi di emergenza le agenzie regolatorie potrebbero “accontentarsi” della fase 2 prima di autorizzare l’uso, ma comunque ci sono dei tempi minimi da rispettare. Bisognerà anche valutare l’andamento dell’epidemia, per valutare il rapporto costi-benefici di uno sviluppo accelerato”.

Intanto, il Ministro della Salute italiano, Roberto Speranza, nella sua audizione al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, ha espresso la necessità di organizzare “un coordinamento più forte dei Paesi dell'Unione europea”.

Questa mattina si è infatti riunita la task force coronavirus 2019-nCoV del ministero della Salute, alla presenza del Ministro stesso. Il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, i delegati dell’Inmi Spallanzani e gli altri esperti presenti alla riunione hanno chiarito le ultime novità scientifiche legate al virus.

Durante la riunione è stato chiarito che lo studio tedesco sulla permanenza del microrganismo sulle superfici non è riferito al nuovo coronavirus 2019-nCoV, ma è stato realizzato testando altri virus. Allo stesso tempo sono state prese in considerazione le recenti evidenze fornite dallo European Centre for Disease Prevention and Control sui tempi di incubazione che delimitano il periodo tra 2 e 12 giorni, lasciando i 14 giorni come limite massimo di precauzione.

Intanto, il numero di casi confermati è salito a 42.966. Di questi, 42.708 si trovano in Cina, e 31.728 solo nella provincia di Hubei. In Europa, invece, il numero di casi confermati è di 43 casi confermati, includendo Russia e Gran Bretagna.

Per far fronte all’emergenza, nel frattempo, l’Nih, negli USA, sta lavorando su diverse piattaforme, e sono molto avanti. Ci sono anche ricercatori russi in campo, e naturalmente anche quelli cinesi. Anche l’Italia sta facendo la sua parte, rivela il Ministero della Salute, a Pomezia, grazie ad un accordo tra Advent IRBM e Oxford university. In questo caso si utilizza un virus vettore, un adenovirus di scimmia già utilizzato per un vaccino anti Ebola. 

 

 

(aise) 

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