Domenica, 28 aprile 2024 - ore 21.21

(CR) Campus Politecnico Intervista a KarminaBebawy

Dalla Toscana a Cremona per studiare Ingegneria Gestionale, quali sono le motivazioni della tua scelta?

| Scritto da Redazione
 (CR) Campus Politecnico Intervista a  KarminaBebawy
 (CR) Campus Politecnico Intervista a  KarminaBebawy 

Ciao Karmina, complimenti per questo traguardo raggiunto!

 Dalla Toscana a Cremona per studiare Ingegneria Gestionale, quali sono le motivazioni della tua scelta?

“Avevo tanta voglia di uscire dalla mia zona comfort. Tutti i miei compagni di scuola sarebbero andati a Pisa o Firenze, pochi volevano uscire dalla Toscana. Ovviamente, iniziare il percorso con persone che conosci da una vita sarebbe stato totalmente diverso e forse più facile, questo non lo so… So solo che la vita cremonese/politecnica ha fatto di me una persona molto diversa dalla piccola me che era partita dalla Toscana. Infatti, in questi anni mi sono buttata in tantissime attività: dalle collaborazioni studentesche alla candidatura come rappresentante di Polo e tante altre cose bellissime, che mai mi sarei immaginata di fare. Probabilmente questo spirito di iniziativa ce l’avevo già, ma la vita universitaria, il rapporto con studenti e professori hanno innescato in me una grandissima voglia di mettermi in gioco. La cosa meravigliosa del polo di Cremona è che la maggior parte erano fuori sede, quindi avevi modo di avere a che fare con persone da tutta l’Italia con modi di fare e visioni diverse rispetto a quelle a cui ero abituata in Toscana, forse è stato questo a innescare in me questo spirito d’iniziativa.”

Hai partecipato attivamente alla vita universitaria svolgendo l'attività di tutoring per gli studenti che avevano bisogno di un supporto nella preparazione degli esami, secondo te quali sono i punti di forza di questa attività?

“Ho partecipato e usufruito tantissimo delle attività svolte dall’università. Oltre a darmi una piccola entrata economica, che sarebbe stata difficile ottenere studiando, mi ha concesso di conoscere altri studenti e scambiarci informazioni utilissime per lo svolgimento degli esami. Spesso gli studenti sono timidi e si vergognano a chiedere delle cose ai professori. Avere a disposizione delle persone coetanee a cui puoi chiedere davvero tutto quello che ti salta in mente è davvero di grande aiuto. Inoltre, gli studenti che hanno fatto l’esame hanno più esperienza e sanno dove andare a parare per fare al meglio l’esame, cose che spesso il professore non ti dice.”

 Le statistiche dicono che un laureato magistrale su tre risulta già assunto alla data della laurea ma tu hai iniziato a lavorare ancora prima di conseguire la laurea triennale, vuoi raccontarci come hai trovato lavoro, di cosa ti occupi e di come ti trovi?

“Avevo iniziato a cercare lavoro per gioco, studiare e basta mi stava buttando giù e stavo facendo fatica a concentrarmi. Durante una brutta sessione d’esami, mentre facevo un orale per alzare il voto di uno scritto andato male, un professore mi fece un sacco di domande. Alla fine, mi chiese come avevo preso quel voto allo scritto, perché l’orale era andato davvero bene e mi lancio questa affermazione: “Hai mai pensato di iniziare a lavorare?”. Non so perché non gli chiesi mai il perché di questa affermazione. Con il tempo il mio spirito d’iniziativa mi fece riflettere e iniziai a buttarmi su qualche colloquio. Poi con il tempo scoprii il perché dell’affermazione del professore, mi resi conto che avevo delle competenze nascoste che non riuscivo a vedere studiando. Ingegneria al politecnico ti dà tantissimo, spesso mentre uno studia non se ne rende conto, ma quando inizi a lavorare con persone che hanno un background diverso, te ne rendi conto. Il politecnico ti insegna a buttarti, ti insegna che se vuoi davvero qualcosa, devi solo trovare il modo di raggiungerla. Ti insegna ad avere una mente molto analitica, ad analizzare le cose con tranquillità e razionalità. Questo perché spesso ti trovi a fare esami davvero difficili, in cui non conta solo lo studio, ma conta la tecnica e la strategia che si adotta fin dal primo giorno di corso. Ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare 8 mesi prima della laurea triennale, proprio nel mio settore di studi. Lavoro in una società di consulenza in Toscana che fa progetti di sviluppo software in ambito logistico. Ho trovato questa opportunità tramite LinkedIn e devo dire che mi sta piacendo molto. Il ruolo è estremamente versatile perché si colloca in un settore relativamente nuovo per l'azienda, il che potrebbe essere il motivo per cui hanno scelto di assumere una persona e con ancora tanta voglia di mettersi in gioco. Apprezzo il fatto che il lavoro non si concentri solo sullo sviluppo tecnico del software, ma abbia anche un aspetto funzionale legato all'analisi dei processi aziendali nelle fasi iniziali dei progetti. Sono contenta perché oltre a questo ho avuto modo di toccare anche aspetti legati all’intelligenza artificiale e al machine learning, rendendo il lavoro ancora più stimolante. Inoltre, ho avuto l'occasione di fare trasferte, incluso un viaggio in Svizzera poco dopo essere entrata in azienda. Le trasferte sono una scuola a sé per me, perché ti danno modo di approcciarti anche a modi di lavoro e mentalità diverse da quelle italiane.”

 Quali sono secondo te le competenze richieste oggi dal mondo del lavoro? E quale ruolo ha avuto il Politecnico di Milano nel fornirti queste competenze?

“Per rispondere a questa domanda, riporto una frase emersa durante il colloquio: 'Sulla carta non ha niente, però ha la sua personalità'. Lì per lì non sapevo se considerarlo come un complimento o meno. Qualche mese dopo chiesi il perché di questa affermazione e mi dissero che per fare questo tipo di lavoro c’è bisogno di una persona curiosa, che abbia voglia di imparare e che abbia il carattere di prendere decisioni importanti in momenti progettuali difficili. Qualche mese dopo, ad un colloquio di metà anno, mi dissero che sapevo razionalizzare le cose anche quando si avevano un sacco di compiti e i miei responsabili andavano un po' nel caos, e che questo era davvero strano vista la mia giovane età. Io credo che senza il Politecnico non sarei mai riuscita a costruire questo tipo di personalità. Perché il politecnico non ti insegna solo la fisica e la matematica, ti insegna proprio ad approcciarti ai problemi. Ti insegna ad essere preciso, a non dare nulla per scontato, ti insegna a razionalizzare i problemi e a gestire anche dei 'momenti difficili', perché può capitare che ti trovi a dare una materia più volte e a perdere davvero le staffe, ma tu sai dove vuoi arrivare e nonostante tutto continui. Ho sempre odiato questi esami, ma adesso mi rendo conto che quelle situazioni difficili mi hanno davvero formata come persona. Credo che siano queste le competenze che il mondo del lavoro chiede ai giovani laureandi: curiosità, capacità di razionalizzazione e personalità.”

Che consiglio daresti a chi deve scegliere oggi il suo percorso universitario?

“Io gli direi di immaginarsi come si vuole vedere a 30 anni: che stile di vita vuole avere e come vuole investire il suo tempo. Ad esempio, quando ho iniziato, avevo persone con me che avevano una grandissima passione per la matematica e la fisica. A me piacevano, ma non ero follemente appassionata e sinceramente non avevo chiarissimo cosa avrebbe fatto l’Ingegnere gestionale; lo sapevo solo a grandi linee. Sapevo solo che volevo fare l’ingegnere e che volevo risolvere problemi. Adesso mi rendo conto che non vorrei fare altro. Mi piace tantissimo quello che faccio, e sono molto felice di investire così il mio tempo. Quindi consiglierei di valutare, oltre alle singole materie, anche di avere una visione più sul lungo periodo e di immaginare cosa vorrebbe fare dopo la laurea.”

Ti salutiamo chiedendoti se c'è un momento particolarmente significativo di questi tre anni che ricordi con piacere e che vuoi condividere.

“Sì, il mio esame di fisica. Vorrei utilizzare questa domanda per sottolineare il lato umano dei professori e di quanto Cremona, essendo molto piccola, dia davvero la possibilità di notare anche questo lato. Ho fatto una scuola che non mi ha preparata per niente per approcciarmi a materie tecniche; quindi, inizialmente facevo un sacco di fatica a studiare. Mi ricordo che era appena passata la pandemia e che io non sapevo davvero nulla di fisica. Pensai che non l’avrei mai passato quell’esame, però mi venne in mente la disponibilità del professore e quindi pensai che potesse avere senso chiedere un ricevimento, il problema è che non sapevo neanche da dove partire. Andai dal professore e gli dissi proprio così: 'Prof, io non so davvero nulla di fisica e non so neanche da dove partire per iniziare a studiarla, ha qualche consiglio?'. Lui mi guardò un po', poi iniziò a tirare fuori tutta una serie di consigli e tecniche che non mi servirono solo per il suo esame, ma che mi svoltarono proprio tutto il metodo di studio. Non so come sarebbe cambiato il mio percorso se non avessi avuto il coraggio di fare quel ricevimento. In quella situazione mi sono resa conto di quanto è importante imparare a chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno, di quanto le persone possano essere molto più umane di come ce le immaginiamo e di quanto valga la pena superare la vergogna e imparare a buttarsi anche in situazioni un po' scomode.”

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