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(CR) Pianeta Migranti. Giù le mani dall’Africa non è una miniera da saccheggiare

Congo e Sud Sudan sono due paesi ricchissimi di risorse ma tra i più poveri della terra, perché dilaniati da guerre interminabili.

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Giù le mani dall’Africa non è una miniera  da saccheggiare (CR) Pianeta Migranti. Giù le mani dall’Africa non è una miniera  da saccheggiare

(CR) Pianeta Migranti. Giù le mani dall’Africa non è una miniera  da saccheggiare

Nel suo viaggio nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, Francesco ha denunciato il colonialismo economico internazionale sull’Africa. Ma i grandi media hanno silenziato la sua denuncia. Preferiscono continuare a ripetere ‘aiutiamoli a casa loro’ senza voler vedere e raccontare cosa avviene là.

Congo e Sud Sudan sono due paesi ricchissimi di risorse ma tra i più poveri della terra, perché dilaniati da guerre interminabili. E’ l’ipocrisia del mondo ricco che depreda l’Africa generando miseria e guerre, anche con la complicità dei governi locali, per poi respingere quanti fuggono da simili orrori.

E’ la strategia della crudeltà. La stessa che impedisce alle ong di salvare i migranti nel Mediterraneo e quando questo avviene, devono essere portati in porti lontanissimi: vedi la Geo Barents che li ha fatti sbarcare a La Spezia per poi trasportarli in pullman a Foggia.

Torniamo al Congo.

E’ un paese molto ricco di coltan, rame, uranio oro, diamanti. Ma è soprattutto il coltan, presente in grandi quantità nel Nord Kivu, ad essere ambito da acquirenti internazionali come componente indispensabile per cellulari, tablet, computer e materiale strategico per la transizione ecologica dei paesi avanzati.

Il coltan è una maledizione per i congolesi che sono tra i più poveri al mondo. Lo è specialmente per i bambini costretti ad estrarlo nelle miniere, a frantumare le rocce e poi lavarle immergendosi in pozze inquinate. Una condizione lavorativa terribile! Bambini che lavorano 12 ore al giorno, esposti al radon, sostanza radioattiva associata al coltan, che causa il tumore al polmone. Stando soli in ambienti sconosciuti rischiano abusi e violenze. Rischiano  di finire nella rete del traffico di esseri umani e del reclutamento come bambini-soldato dai gruppi armati. Il loro lavoro vale 80-90 centesimi di euro al giorno, e spesso vengono derubati del materiale estratto  dalle milizie locali che presidiano le miniera. Nel Kivu infatti, operano numerose bande armate dedite al contrabbando, all’estorsione, ai rapimenti in una strategia che destabilizza tutta l’area.

La guerra tra bande per il controllo delle miniere è una pratica che dura ormai da decenni fomentata anche da compagnie estrattive straniere. Ha fatto eco, per esempio, la causa aperta contro una società di commercio di minerali di Londra, la Afrimex, accusata da Global Witnes, (organismo umanitario), di aver finanziato il gruppo paramilitare Rcd-Goma responsabile di sfruttare il lavoro minorile.

Ripetute e circostanziate sono pure le denunce di Amnesty International, Unicef e altri organismi sulle gravi violazioni dei diritti umani nella Regione.

Passiamo al Sud Sudan, uno stato giovane resosi indipendente dal Nord Sudan nel 2011. La sua fortuna-sfortuna è di trovarsi su una bolla di petrolio, che le élite al potere si contendono con la connivenza delle multinazionali petrolifere. Vendere petrolio in cambio di armi, una pratica assai diffusa, ha alimentato una guerra civile che dura dal 2013 condotta dai capi delle due maggiori etnie del Paese. E come dice un proverbio africano, “quando gli elefanti litigano, chi ci rimette è l’erba”.

Di fatto, su 12 milioni di Sud Sudanesi circa 8 milioni dipendono dagli aiuti umanitari, e si contano  milioni di profughi.

Le multinazionali del petrolio basate in Cina, Malesia, India e Olanda, o in Nigeria, si rendono responsabili di gravi crimini specialmente nei confronti di donne e bambini.

Il commissario Onu per i diritti umani ha documentato espropri di terreni da  destinare all’estrazione, incendi sistematici di case, violenze, uccisioni, ed esodi di sfollati. Le donne e le ragazze vengono rapite, violentate in gruppo, schiavizzate sessualmente, ed anche sposate con forza. I ragazzi sono reclutati come soldati. E’ proprio un petrolio insanguinato quello del Sud Sudan!

Papa Francesco nella sua recente visita nel Paese ha gridato: “Giù le mani dall’ Africa. Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Continente.” Folle di africani lo hanno seguito e acclamato con entusiasmo. Ma il resto del mondo non l’ha ascoltato e non ha risposto. Miopia politica che in un mondo divenuto globale non vede oltre il proprio interesse.

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