Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 01.10

(CR) Pianeta Migranti. Strategie possibili per un’altra gestione dei migranti

Le ha presentate nella conferenza stampa del 5 settembre Marco Impagliazzo, presidente della Comunità Sant’Egidio.

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Strategie possibili per un’altra gestione dei migranti

(CR) Pianeta Migranti. Strategie possibili per un’altra gestione dei migranti

Le ha presentate nella conferenza stampa del 5 settembre Marco Impagliazzo, presidente della Comunità Sant’Egidio.

 La questione migratoria non può più essere affrontata con le modalità improntate alla propaganda e volte a cavalcare il problema per ottenere voti, ma occorre un paradigma nuovo e politiche diverse. “Bisogna smettere – ha detto Impagliazzo- di pensare all’immigrazione come ad una emergenza e mettere in campo invece, politiche a medio e lungo termine, perché il fenomeno è strutturale. Anche se i numeri sono alti – 131.000 persone sbarcate da inizio anno – “sono sempre più bassi delle 181.000 persone arrivate nel 2016 con la crisi siriana”.

Il primo problema è come salvare le persone dalla morte in mare. Il Mediterraneo è un mare europeo e ci vorrebbe l’impegno di tutti per salvare i naufraghi. Non si possono delegare i salvataggi solo ai paesi costieri, in particolare all’Italia. Occorre fare pressione  perché ci sia una unità di salvataggio europea come è avvenuto in passato. 

Altra richiesta, è l’aumento dei reinsediamenti (o resettlement) di chi fugge dalle guerre: “Le cifre sono ancora troppo basse a causa dell’egoismo di una dozzina di Paesi europei, che non hanno accolto nessuno”; ma l’accoglienza di 5 milioni di ucraini in Europa ha dimostrato che si può gestire bene il fenomeno.

All’Italia, Impagliazzo chiede di favorire l’accoglienza diffusa e in piccoli centri del territorio.

Se il governo riesce ad ottenere dall’Europa i fondi FAMI sull’accoglienza, ne beneficerebbero i comuni e le tante organizzazioni disposte a gestirla. Ci sono esempi molto buoni, in Calabria, di piccoli comuni che stanno rinascendo grazie all’accoglienza diffusa in aree quasi spopolate. Lo stesso si può fare lungo tutta la dorsale appenninica che soffre dello stesso problema. I comuni hanno aperto le porte all’accoglienza diffusa, ma poi è stata dismessa. In  Europa ci sono fondi per questo scopo, basta chiederli e il governo potrebbe fare cartello coi paesi volonterosi per ottenerli. 

E poichè in Europa ci sono 12 paesi che non vogliono ricollocare i migranti salvati nei paesi di prima accoglienza, è necessario fare pressione su questi paesi, anche con sanzioni perchè diano il loro contributo. 

Un capitolo particolare riguarda i minori non accompagnati nei centri di accoglienza. “Un Paese come il nostro che soffre per la denatalità e lo spopolamento delle aree interne, con mancanza di forza lavoro in alcuni settori, potrebbe investire su questi giovani favorendo l’inserimento scolastico e l’avviamento al lavoro. Non sprechiamo questa occasione, altrimenti fuggiranno tutti all’estero o rischieranno di delinquere perché hanno bisogno di mandare soldi alla famiglia”. Diamo priorità allo studio della lingua italiana e alla formazione professionale. L’Italia lo ha fatto in passato con gli orfani di guerra, coi soggetti in disagio delle periferie e in situazioni problematiche (l’esempio degli istituti salesiani nella preparazione professionale), e oggi abbiamo tante strutture che lo potrebbero riproporre, grazie a fondi europei ad hoc.

Impagliazzo invita a “rendere più rapide” le procedure burocratiche per l’affido di questi minori non accompagnati (attualmente 4.800 sono accolti in famiglie italiane). Una modalità he merità diffusione. Pur apprrezzando l’ampliamento del decreto flussi a 450.000 ingressi -dal 2023 al 2025-, ritiene tale quota irrisoria, specialmente quella riservata alle badanti. Sottolinea pure che migliaia di persone richiedenti la regolarizzazione nel 2020 non l’hanno ancora ottenuta per seri problemi burocratici che potrebbero essere superati con un decreto ad hoc. Così pure va accellerato il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero, ad esempio per gli infermieri, di cui c’è grande carenza in Italia.

Un’altra risposta collaudata e possibile è quella dei corridoi umanitari. Dal 2016 Sant’Egidio, le Chiese evangeliche, la Tavola Valdese la Cei-Caritas, dentro un protocollo governativo, hanno consentito ad oltre 6300 persone di emigrare in sicurezza, di trovare lavoro e inseimento nelle comunità, senza costi per lo Stato perchè finanziate ed accompagnate dalle realtà organizzatrici.

 

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