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Cremona Noi commercianti non abbiamo saputo osare

Le lettere di due commercianti che analizzano le cause della ‘morte’ del centro della nostra città.Sergio Cè: nel centro di Cremona si doveva aprire un grande centro commerciale- F.B. (Cremona): Credo che siamo fermi agli anni novanta

| Scritto da Redazione
Cremona Noi commercianti non abbiamo saputo osare

Sergio Cè: nel centro di Cremona si doveva aprire un grande centro commerciale Signor direttore, il 20 febbraio 2012 avete pubblicato una mia lettera in cui proponevo una soluzione per rivitalizzare il centro. In sostanza promuovevo l’ipotesi di apertura in seno a Cremona di una sorta di ‘nuova Rinascente’o di Grandi Magazzini tipo Lafayette di Parigi o Harrods di Londra. Quasi a voler controbattere i ‘gigant i’ a corona nella nostra periferia con uno potenzialmente della stessa caratura ma nel cuore della città. Naturalmente tutto in proporzione alla dimensione del contesto e sicuramente con un bel po’ di problemi logistici da risolvere. Utopia? Forse. Ma ero e sono convinto che sia l’unica via che possa veramente concludere una diatriba annosanata con l’avvento di ampie strutture esterne e l’inevitabile chiusura di Upim, Standa, Fulmine e Magazzini Riuniti di vecchia memoria. Dico questo perché tanti anni fa, erano gli anni Novanta del secolo scorso, prevedendo forse il succedersi degli eventi, molti di noi orafi ci eravamo riuniti con l’idea rivoluzionaria quanto audace di chiudere le nostre attività per far nascere un polo multipiano, costantemente e liberamente aperto, completo di tutto ciò che poteva concernere il nostro lavoro ottimizzandolo e altri servizi di richiamo per la clientela. Si era trovato come ideale un posto a quattro piani che allora era disponibile in corso Garibaldi angolo via Villa Glori. Non se ne fece nulla per vari motivi tra i quali in primis l’alto costo dell’operazione per l’acquisto e la ristrutturazione dei locali e l’onere di un fornito magazzino all’altezza delle aspettative con l’inevitabile peso di un alto indebitamento per il finanziamento bancario a lunga scadenza, ma soprattutto fu da freno la rinuncia alla propria individualità per creare una comunione di intenti e di interessi, cosa molto difficile per chi per tanti anni ha promosso con sacrifici il proprio nome in continua concorrenza. Se avessimo saputo osare certamente quell’angolo della nostra città sarebbe stato, e lo  sarebbe tutt’ora, un importante e vivace centro di attrazione magari incentivando, forse, l’apertura di simili insediamenti di altri comparti merceologici.Sergio Cè (Cremona)

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F.B. (Cremona): Credo che siamo fermi agli anni novanta  Signor direttore, leggo per l’ennesima volta la protesta legittima delle associazioni sindacali dei commercianti, legittima perché è in gioco il futuro del commercio in città soffocato dai centri commerciali (ma anche dalle proposte degli stessi) facilità di parcheggio, punto di aggregazione caldo d’inverno fresco d’estate. Ma noi cosa facciamo? Per inciso a parità di qualità i prodotti venduti nei centri commerciali sono più costosi per effetto di spese gestinali più alte. Siamo fermi agli anni Novanta, quando era facile fare commercio. Maggiori possibilità per tutti. Non avevamo bisogno di andare incontro ai clienti, ma erano loro ad assoggettarsi ai nostri tempi, oggi tutto è cambiato, siamo tutti un po’ più poveri. Se ci resta ancora il tempo perché non proviamo a cambiare? Esempio, d’estate da giugno ad agosto apriamo alle 16 e chiudiamo alle 19,30 quando la città si anima per il rientro dalle canottieri e per l’aperitivo, apriamo alle 18 e chiudiamo alle 22, può non essere una soluzione, ma proviamoci! Apriamo da ottobre a dicembre la domenica e chiudiamo il lunedì, proviamoci. La mia è una riflessione di un vecchio commerciante che ha ancora voglia di combattere.

P.S. ungrazie ai ragazzi delle Botteghe del centro per quello che fanno. F. B. ( Cremona)

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