Egr. Sig. direttore, sono titolare di una classica tabaccheria e penso di manifestare il pensiero dell’intera categoria cremonese, fortemente penalizzata senza giusta causa dal provvedimento a mio avviso discriminatorio e profondamente iniquo, riguardante l’accensione e il normale funzionamento a termini di legge delle ‘slot machine’ installate in un pubblico esercizio licenziatario per la gestione dei giochi con premio in denaro. I tabaccai che hanno pagato fior di quattrini queste licenze dello Stato (sono tue per 9 anni, rinnovabili e revocabili dal monopolio di stato in caso di illeciti) rispettano tutte le normative statali per l’utilizzo nelle loro mura di questi apparecchi. L’introito delle slot è parte integrante del nostro reddito lecitamente permesso (visto che questo di lavoro facciamo e per legge non possiamo farne un altro in più) ed inoltre non costringiamo nessuno a mettere i propri soldi nei vari giochi che gestiamo per lo stato. (...) Ogni maggiorenne è libero di giocare al gioco legalizzato come prevedono le leggi in vigore. Cos’è accaduto con l’ordinanza slot? Che chi vuole giocare si sposta nei paesi limitrofi, oppure gioca on line (sicuramente meno sicuro che quello nei locali), oppure resta in città visto chele sale gioco restano aperte fregandosene dell'ordinanza e visto che ad oggi nessuno le controlla. Asserisco questo perché avendo domandato al comune chi controllasse l’applicazione dell’ordinanza e avendo contattato le forze dell'ordine preposte la loro risposta è stata un rimpallo di competenze e disinformazione sul provvedimento. In secondo luogo noi esercenti ritroveremo un ammanco di fatturato nei nostri conti, consentitoci dai monopoli di stato ma negatoci dal sindaco Galimberti. Sono certo che quest’ultimo abbia previsto un adeguato fondo di ristoro sulle perdite che contabilizzeremo nel 2017 visto che i soldi per pagare le varie tasse comunali e statali non li troviamo sugli alberi. (...) É facile toccare nel portafoglio di chi come noi rispetta le leggi con la spada di Damocle sempre presente dal ritiro della licenza, con la scusa della protezione delle fasce deboli della popolazione. (...)
Un tabaccaio di Cremona
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