Mercoledì, 08 maggio 2024 - ore 03.58

Egitto.Morsi indice Referendum nuova Costituzione|M.Pezzoni

| Scritto da Redazione
Egitto.Morsi indice Referendum nuova Costituzione|M.Pezzoni

Morsi indice per il 15 dicembre il Referendum per approvare la nuova Costituzione
Il presidente egiziano Morsi dopo aver ridimensionato i poteri dell’esercito sostituendo il generale Tantawi , dopo aver riportato sulla grave crisi di Gaza un indiscutibile successo internazionale nella mediazione tra Israele e Hamas, ha pensato bene di forzare i tempi sulla nuova architettura istituzionale del Paese attribuendosi con un Decreto presidenziale maggiori poteri anche nei confronti della Magistratura.
Contando probabilmente sul nuovo ruolo che l’Egitto può giocare nell’intera area mediorientale e sul realismo diplomatico di Washington , Morsi ha aperto un braccio di ferro interno con le varie opposizioni per aprire la strada ad una approvazione rapida della nuova Costituzione e concludere la transizione, costi quel che costi.
Non convince infatti l’interpretazione di molti media occidentali che vedono nel Decreto “ autoritario” di Morsi un errore politico, compensato poi dall’adozione in tempi rapidissimi della bozza della nuova Costituzione da parte della Commissione costituente.
E se tale accelerazione fosse dovuta ad un’abile regia che ha già messo in conto le contrarietà  della Magistratura e le manifestazioni di protesta delle opposizioni a Piazza Tahrir sia al Decreto presidenziale che alla nuova Costituzione?
E’ quel che lascia capire uno dei blogger di riferimento dei movimenti giovanili di protesta, Alaa Abdel Fatah, quando giudica poco realistico far cadere il nuovo regime ma pone come obiettivo la liberazione delle Istituzioni rappresentative e dello stesso Governo dalla “ subalternità al bureau del presidente spirituale dei Fratelli musulmani  Mohamed Badie”.
Probabilmente è questo potere parallelo ad avere consigliato a Morsi, che proviene ed è espressione dei Fratelli musulmani,  tempi e tappe del percorso.
Non è certo un caso che la commissione costituente egiziana, nell’ultima seduta durata 16 ore, abbia adottato all’unanimità il  progetto di Costituzione che sostituisce quella abrogata dopo la caduta di Mubarak a inizio 2011. Che 74 su 100 membri dell'assemblea sia della componente Fratellanza musulmana che salafita, tutti di ispirazione islamica, abbiano chiuso le votazioni sui 234 articoli della nuova Costituzione senza preoccuparsi dell’Aventino deciso dai 26 membri delle diverse opposizioni che avevano abbandonato i lavori già da tempo. Anzi che si siano affrettati a nominare 11 supplenti pur di deliberare con il numero legale fissato a 85. Così è accaduto che il testo, adottato formalmente all'unanimità, è stato consegnato al presidente Morsi il quale ha chiuso il cerchio dell’operazione: ha subito indetto per il 15 dicembre il Referendum sulla nuova Costituzione.

Una Costituzione che scontenta sia le forze laiche del paese che le significative minoranze cristiane. Infatti l'articolo 2 del nuovo testo  fa riferimento ai "principi della sharia", la legge islamica, come base unica per le leggi del Paese.
Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha affermato un po’ troppo ottimisticamente di "confidare che Morsi e le altre istituzioni dello stato egiziano trovino una soluzione ai problemi che hanno generato le nuove manifestazioni di piazza". "E' un momento di preoccupazione - ha detto Terzi - ma sono sicuro che il paese supererà questo momento difficile per avviarsi verso una Costituzione che sia accettabile per tutta la società egiziana".
E’ vero che la formula che fa riferimento ai "principi della sharia" è invariata rispetto alla vecchia Costituzione dell'era Mubarak, ma è anche vero che viene integrata dall'articolo 219 che definisce con maggior precisione quali siano i principi della legge islamica.
Ecco perché viene addirittura ritenuta un passo indietro dall’opinione pubblica più laica e aperta e dagli stessi movimenti democratici, liberali e laici, dalle “reti” giovanili che hanno contribuito alla caduta di Mubarak e che ora si ritovano in Piazza Tahrir a contestare Morsi al grido di “ nullo”, “ nullo” !
Difficile pensare che il Ministro Terzi non sia a conoscenza degli strappi e delle forzature unilaterali avvenute in questi mesi nell’Assemblea costituente egiziana fino a causare l’abbandono dei lavori per protesta da parte dei parlamentari delle opposizioni. Il suo appello, fatto adesso, sembra proprio fuori tempo massimo.

E le opposizioni egiziane che faranno ? Boicotteranno il Referendum popolare o faranno una campagna di sensibilizzazione per far votare No ? Le reazioni di 3 dei loro leader sono molto dure : Amr Mussa, Mohamed El Baradei, Hamdin Sabbahi, pur con accenti diversi, denunciano l’ipocrisia della mano tesa di Morsi che li invita al dialogo e alla responsabilità a cose fatte. Anche la Magistratura egiziana è in piena agitazione e sembra orientata a non farsi garante del controllo elettorale che, pure, le spetterebbe come compito istituzionale “neutrale”.
Sarà interessante vedere come si muoverà la Chiesa copta, il variegato mondo arabo circostante. Ma ancora una volta brilla l’assenza dell’Europa e della sua diplomazia.

 

 

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