FRANCO MANFREDINI Un testimone del ns dialetto cremonese | Giovanni Scotti
Egregio direttore, chiedo un breve spazio per ricordare la perdita, a poche settimane dal compiere i suoi ottant’anni, di u n’altra delle voci storiche del dialetto cremonese, quella di Franco Manfredini.
Di professione macchinista ferroviere, dal carattere solare, sempre pronto alla battuta nonostante le difficoltà incontrate nella vita, schietto, alieno alle ipocrisie e ai sotterfugi, Franchino sapeva tessere con gli amici un rapporto sincero e duraturo.
Era stato anche consigliere comunale di Cremona, leghista della prima ora, defilandosi quando il partito aveva preso indirizzi che non condivideva a pieno.
Quanto alla poetica Franchino Manfredini è stato il cantore della vecchia Cremona, dei vicoli acciottolati, delle vecchie osterie, dei bambini che nel dopoguerra giocavano sul «torrione» di via Piave, ma scrivendone non in modo melanconico e melenso, ma sempre con vivacità e solarità, com’era il suo carattere.
Così come sapeva scrivere con ironia delle storture della società o, nelle poesie d’occa - sione, dei fatti della vita cittadina.
Non una voce lirica, ma il testimone schietto di un'epoca. Con lui se ne va, purtroppo, un altro protagonista del periodo d’oro della poesia in lingua dialettale negli ultimi decenni del secolo scorso.
Giovanni Scotti Presidente emerito Gruppo Dialetto Cremonese El Zàch