Fino ad una sessantina di anni fa, i giorni antecedenti la Quaresima erano quelli dei Màascher, ossia i giorni dei contadini itineranti in maschera per i cascinali e per le osterie ....
Volendo rendere omaggio alla memoria di Sergio Marelli (1925-1996), appassionato traduttore in dialetto cremonese della “Divina Commedia” di Dante Alighieri, dopo aver riportato la versione del Primo Canto dell’Inferno da lui trascritta in vernacolo urbano, continueremo in tale disamina, portando ora l’attenzione dei lettori sul Terzo Canto della grande opera, riguardante “Il vestibolo d’Inferno”.
Sergio Marelli (1925-1996), già titolare del famoso ristorante “Centrale” di Cremona, è stato un amatore entusiasta del vernacolo locale e nel contempo grande estimatore del sommo Dante Alighieri.
Sul Po vi erano due categorie di professionisti: i pescadùur, i pescatori veri e propri, che uscivano in barca ed utilizzavano le reti, e i nasaróoi, vale a dire coloro che usavano le nasse.
LUCIANO DACQUATI, ARTISTA A TUTTO TONDO Nella nostra disamina, siamo giunti ad incontrare Luciano Dacquati, artista della penna e non solo, essendo stato giornalista, scrittore, ricercatore, musicista e cantante.
In questa rubrica andremo a porre in evidenza i poeti che si sono impegnati in epoca contemporanea nella cura del dialetto in versi, non prima di aver precisato alcune regole pratiche di trascrizione.
Una bella poesia in dialetto cremonese ..le cultura contadina il Marsala a l’OFF era una prelibatezza che ti aiutava ad aprire bene la giornata. In effetti, una volta nelle osterie, non si beveva il caffè.. ma un bicchierino di quel nettare.
Per varie volte nel mese di luglio ho trascorso da ragazzo le vacanze con la mia famiglia a Bione, un borgo bresciano posto a seicento metri d’ altezza in val Sabbia.
L’esperienza attraversata presso Auser Cremona, con l’attivazione e la cura per tre anni consecutivi di corsi di “Dialettologia d’arte”, mi ha offerto la possibilità di alcune riflessioni sui dialetti nativi e sulle varianti elocutive che il tempo parzialmente ha cristallizzato e che continua a cristallizzare, andando poi ad assumere una varietà di forme nuove in una dinamica storica evolutiva.
Nei dialetti italiani sono presenti alcune reliquie linguistiche particolari e curiose, che qui andremo a “spigolare” e a definire “conte magiche”. Esse sono le formule o filastrocche usate nei “preliminari di scelta”, messi in atto dai bambini all’inizio dei loro giochi.
In questi ultimi anni ho compiuto una approfondita ricerca sui giochi di una volta, catalogandone circa duecentocinquanta, una prima parte dei quali sono stati pubblicati in due volumetti dalla casa editrice Cremona Oggi di Cremona.
Con l’intento di parlare in questi momenti in cui ti va via anche l’appetito, della fama del salame del Torrazzo e dell’animale che ne è il padre e la madre, el ‘nimàal (il maiale), siamo andati a spigolare un dialogo fra le sapide icone linguistiche de “La sposa Berta”
Ebbi a scoprire la bellezza della campagna di Annicco nell’estate del 1955. Ero giunto con la famiglia, in questo paese del Cremonese, da Sant’Agata Bolognese nel novembre dell’anno prima, insieme alle mie due sorelline Agnese ed Anna e papà William e mamma Laura.
La signora Carla Zeni di Pozzaglio m’inviò molti anni fa un ricordo d’infanzia che ho ritrovato in questi giorni, e che pubblicai allora da qualche parte. Le sue erano note riferite al tempo nel quale lei stessa abitava vicino all’ospizio Soldi, al Sòch, luogo e spazio di riposo per gli anziani cremonesi.
REQUIEMETÈERNA PER NA RUTATÌIVA : Il poeta Ricci incide con tristezza la pagina scritta in dialetto milanese, che mi sono permesso qui di trascrivere nel vernacolo di Cremona
Dopo il primo post sulle vocali e sulle consonanti/1 Agostino Melega continua il suo impagabile impegno per far conoscere , ai cremonesi, il dialetto locale.
Parlando di dialetto, devo confessare la soddisfazione provata per l’esito conclusivo delle prime tre esperienze vissute negli ultimi anni, nella cura di un corso sul vernacolo per conto di Auser Unipop Cremona.