Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 04.46

Gli ambientalisti italiani uniti contro le proposte del Governo sul caro bollette

''Strabismo contro le rinnovabili: chi estrae gas e petrolio in Italia sta già intascando enormi extraprofitti''

| Scritto da Redazione
Gli ambientalisti italiani uniti contro le proposte del Governo sul caro bollette

Dopo l’intervento del Coordinamento Free sulle «sconcertanti» proposte del ministro Cingolani per contrastare il caro bollette, che il Consiglio dei ministri si appresta ad approvare (almeno in parte) nella giornata di oggi, adesso intervengono congiuntamente anche le principali associazioni ambientaliste per provare a cambiare rotta e tenere insieme la difesa del clima con quella del portafogli.

In attesa delle deliberazioni del Cdm, gli ambientalisti – Wwf, Greenpeace, Legambiente e Kyoto club –  esprimono «forte preoccupazione per le anticipazioni, apparentemente volte più a sottrarre risorse alle fonti rinnovabili e all’innovazione che ad affrontare alla radice il problema. Nonostante la crisi gas sia in atto da mesi, tuttora i ragionamenti posti in essere rischiano di ritardare la decarbonizzazione, sviliscono il mercato delle rinnovabili e non puntano sul risparmio di energia, anche con misure straordinarie di coinvolgimento della popolazione, come fu fatto negli anni ‘70».

La vera questione di fondo, ovvero smarcarsi dalle fonti fossili – gas naturale in testa – che coi loro rincari stanno facendo impennare il costo delle bollette, in compenso non viene affrontata dal Governo; anzi, resta in piedi l’ipotesi di affondare ancora di più nelle sabbie mobili del fossile raddoppiando la produzione nazionale di gas, attingendo alle «irrisorie e diseconomiche riserve nazionali».

«Aumentare il ricorso allo scarso gas nazionale non ha benefici sui prezzi – sottolineano gli ambientalisti – Anzi se si volesse fare una vera “Robin Tax” andrebbero aumentate le royalty di estrazione del gas in Italia, visto che oggi sono assolutamente ridicoli i canoni pagati da chi estrae».

Paradossalmente, Cingolani propone invece di muoversi sul fronte opposto andando a colpire presunti (né quantificati) extra profitti da parte delle aziende attive sulle rinnovabili: «Il modo in cui è affrontato il tema degli extra profitti evidenzia uno strabismo contro le rinnovabili – argomentano le associazioni – Chi estrae gas e petrolio in Italia sta già intascando enormi extraprofitti, visto che le royalty sono irrisorie. Gli stessi produttori che continuano anche a fare extra-profitti sul gas che estraggono in molte parti del mondo e per i quali non si sono nemmeno considerate misure compensative».

Idem per quanto riguarda l’ipotesi – sempre più concreta – di attingere  dai proventi delle aste della CO2 nell’ambito del mercato Eu-Ets, ovvero «risorse che le Direttive europee prevedono siano destinate all’innovazione e alle politiche di decarbonizzazione, ma a oggi la metà dei proventi vanno alla fiscalità generale e il resto al Mite e al Mise senza una evidenza dell’impatto della spesa nella decarbonizzazione. Sarebbe ora che finalmente i proventi delle aste Ets diventassero uno strumento della decarbonizzazione e della giusta transizione e che si faccia chiarezza su come sono stati spesi i fondi sino a oggi».

Nel mentre, dalle parti del Governo sembra tutto fermo sul fronte del risparmio energetico, che invece fu in primo piano durante la crisi energetica degli anni ’70: «Il grande assente in tutti i discorsi del governo è il risparmio e l’efficienza. A fronte di una crisi energetica si deve rispondere con azioni collettive di risparmio, manca invece completamente un’azione pubblica di richiamo al risparmio che sarebbe componente essenziale per fronteggiare una crisi energetica, come attuato nella crisi petrolifera degli anni ‘70».

Che fare, dunque? Come già ieri dal Coordinamento free, dalle associazioni ambientaliste arriva oggi un’apertura al confronto per trovare risposte al problema delle bollette che sappia tener conto della crisi energetica come di quella climatica, che non ci ha certo abbandonati.

«Non si può pensare di fronteggiare una crisi energetica con politiche di spesa pubblica generalizzata, ma occorrono risparmi e interventi selettivi per i più vulnerabili sia nelle famiglie che nelle imprese – concludono gli ambientalisti – Per le prime occorrerebbe puntare a una copertura dei costi solo per le fasce davvero meno abbienti ed entro un certo limite di consumo. Per le seconde, incentivare i consumi energetici equivale a penalizzare chi ha investito in efficienza energetica negli ultimi anni e, grazie a questo, risulta più competitivo. Meccanismi di aiuto e supporto alle imprese, anche contingenti, devono essere costruiti per i settori più in difficoltà tenendo conto delle dinamiche dei mercati di riferimento. Incentivare i consumi è un sussidio al gas, aiutare le imprese è la capacità di fare crescere il paese nel ripetersi delle crisi».

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