Domenica, 06 ottobre 2024 - ore 19.25

I bambini e la SHOAH (Olocausto)..era un sabato di un 27 gennaio del 1945 di Giorgino Carnevali (Cremona)

La data del 27 di gennaio del lontano 1945, non è una data qualunque, e neppure è la solita melensa retorica. Quel giorno, appunto, vennero abbattuti i cancelli del campo di sterminio nazista di Auschwitz e liberati migliaia migliaia di prigionieri.

| Scritto da Redazione
I bambini e la SHOAH (Olocausto)..era un sabato di un 27 gennaio del 1945 di Giorgino Carnevali (Cremona) I bambini e la SHOAH (Olocausto)..era un sabato di un 27 gennaio del 1945 di Giorgino Carnevali (Cremona) I bambini e la SHOAH (Olocausto)..era un sabato di un 27 gennaio del 1945 di Giorgino Carnevali (Cremona) I bambini e la SHOAH (Olocausto)..era un sabato di un 27 gennaio del 1945 di Giorgino Carnevali (Cremona)

Eccoci nuovamente, direttore Gianni Carlo! Per cui “Se comprendere è impossibile…conoscere è necessario! Perché ciò che è accaduto può ritornare; le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate, anche le nostre”. Non v’è dubbio che la Memoria ed il Ricordo sono valori inalienabili, soprattutto da preservare, difendere e commemorare, perché a nessuno deve essere permesso ancora tanta atti di barbarie contro l’umanità. Pochi hanno trattato un tema tanto delicato quanto increscioso e vigliacco come quello dei “I BAMBINI DURANTE L’OLOCAUSTO”. Eppure i bambini, in condizioni di evidente denutrizione, si alimentavano (quando potevano alimentarsi!) con poco o con nulla, per le strade del ghetto di Varsavia, il più terribile e cruento nella Polonia tra il 1940 e il 1943, piuttosto che in tantissime altre strade di altrettanti, troppi Paesi occupati dalla sconcertante occupazione nazista. Come mio solito ho cercato di documentarmi…e di documentarti, amico mio Gianni Carlo, così che mi sono permesso di renderti partecipe di una amarezza che difficilmente potrà essere cancellata nel tempo. Senti su allora. Polonia, un terra martirizzata e martoriata a causa delle più inaudite violenze e crudeltà contro l’umanità da parte dei nazisti. I bambini furono ovviamente tra i più esposti alle violenze dell'Olocausto. I Nazisti sostenevano che l'uccisione dei figli di persone ritenute "indesiderabili" o "pericolose" fosse giustificata dalla loro ideologia, sia quella basata sulla "lotta di razza", sia quella che considerava l'eliminazione dei nemici una misura preventiva necessaria alla sicurezza. Da un lato, quindi, i Tedeschi e i loro collaboratori uccisero i più giovani con queste motivazioni ideologiche; dall'altro ne eliminarono molti come forma di rappresaglia agli attacchi partigiani veri o presunti. In tutto si calcola che almeno un milione e mezzo di bambini e ragazzi sia stato ucciso dai Nazisti e dai loro fiancheggiatori; di queste giovani vittime, più di un milione erano Ebrei, mentre le altre decine di migliaia erano Rom (Zingari), Polacchi e Sovietici che vivevano nelle zone occupate dalla Germania, nonché bambini tedeschi con handicap fisici e/o mentali provenienti dagli Istituti di cura.

IL GHETTO DI VARSAVIA, il più infame, il più crudele, in assoluto il più terribile di tutti. Dall'Archivio di Ringelblum sono tratte queste notizie sul ghetto di Varsavia, dove i tedeschi avevano rinchiuso gli ebrei polacchi. “E' cominciato il freddo e la gente trema. La cosa più terribile sono i bambini che gelano. Bimbi con i piedi scalzi, i vestiti strappati, che non dicono niente, ma piangono. Questa sera ho sentito piangere un mocciosetto di tre o quattro anni. Domattina questo bimbo verrà certamente trovato assiderato. Già in ottobre sono stati trovati sui gradini delle case diciassette bimbi assiderati. La cosa diventa un fenomeno di massa. Un'impressione addirittura terrificante si ha nell'udire il lamento dei bambini che chiedono l'elemosina e si lamentano di non avere un posto dove pernottare”.

Nei ghetti, i bambini ebrei morivano a causa della denutrizione e dell'esposizione alle intemperie, in quanto mancavano sia il vestiario che abitazioni adeguate. Le autorità tedesche rimanevano indifferenti di fronte a queste morti in massa perché consideravano la maggior parte dei ragazzini che viveva nei ghetti come elementi improduttivi e quindi come "inutili bocche da sfamare". Siccome i bambini erano troppo piccoli per potere essere utilizzati nel lavoro forzato, le autorità tedesche in genere li selezionavano per primi - insieme agli anziani, ai malati e ai disabili - per essere deportati nei centri di sterminio, o per le fucilazioni di massa che riempivano poi le fosse comuni.

Anche i bambini non-Ebrei dei gruppi presi di mira dai Nazisti non vennero risparmiati, come ad esempio i bambini Rom (Zingari) uccisi nel campo di concentramento di Auschwitz; o i bambini - tra i 5.000 e i 7.000 - eliminati nell'ambito del programma "Eutanasia"; o, ancora, quelli assassinati durante le operazioni di rappresaglia, come per esempio la maggior parte dei bambini di Lidice; e, infine, i bambini che vivevano nella zona occupata dell'Unione Sovietica e che vennero uccisi insieme ai loro genitori.

Nella loro folle ricerca di "sangue puro ariano", gli esperti della razza delle SS ordinarono che centinaia di bambini, nella Polonia e nell'Unione Sovietica occupate, venissero rapiti e trasferiti in Germania per essere adottati da famiglie considerate 'adeguate' dal punto di vista razziale. Nonostante queste decisioni fossero basate su princìpi ritenuti 'scientifici', spesso, invece, capelli biondi, occhi azzurri e pelle chiara bastarono a "guadagnarsi" l'opportunità di venire "germanificati". Nonostante la loro estrema vulnerabilità, molti bambini trovarono il modo di sopravvivere all'Olocausto: ad esempio, alcuni di loro contrabbandarono il cibo all'interno dei ghetti, dopo aver portato fuori di nascosto beni personali da poter scambiare. Altri, appartenenti ai movimenti giovanili, parteciparono alle attività della Resistenza clandestina. Molti altri ancora riuscirono a fuggire con i propri genitori, o con dei parenti - e alcune volte anche da soli - e a rifugiarsi nei campi per famiglie creati dai partigiani ebrei.

Tra il 1938 e il 1940, ebbe luogo una grande operazione di salvataggio chiamata ufficiosamente "Trasferimento dei Bambini" (Kindertransport); un’operazione che - dalla Germania e dai territori occupati dai tedeschi - portò in Gran Bretagna migliaia di bambini ebrei profughi e senza genitori. In tutta Europa, inoltre, persone non-Ebree nascosero giovani Ebrei e a volte, come nel caso di Anna Frank, anche altri membri delle loro famiglie. In altre occasioni, persone non-Ebree nascosero giovani Ebrei e a volte, come nel caso di Anna Frank, anche altri membri delle loro famiglie. In Francia, quasi l'intera popolazione di Le-Chambon-sur-Lignon, insieme a molti preti cattolici, a suore e a laici cattolici, nascosero i bambini ebrei della città dal 1942 al 1944. In Italia e in Belgio, infine, molti sopravvissero nascondendosi in luoghi diversi.

Dopo la resa della Germania nazista, che pose fine alla Seconda Guerra Mondiale, i profughi e i rifugiati cominciarono a cercare in tutta Europa i bambini dispersi. Migliaia di orfani si trovavano a quel punto nei campi profughi, mentre molti bambini ebrei sopravvissuti erano fuggiti dall'Europa dell'Est, unendosi all'esodo di massa (Brihah) verso le zone occidentali della Germania occupata, e dirigendosi poi verso Yishuv (la zona d'insediamento ebraico in Palestina). Grazie alla Youth Aliyah (Immigrazione Giovanile), a migliaia emigrarono nello Yishuv e poi nello Stato di Israele, dopo la sua costituzione nel 1948. E termino così semplicemente, come semplici ci appaiono sempre di più i tanti, i troppi “perché” dell’innocenza.

“Giosuè: Perché i cani e gli ebrei non possono entrare babbo? Guido: Eh, loro gli ebrei e i cani non ce li vogliono. Eh, ognuno fa quello che gli pare Giosuè, eh. Là c'è un negozio, là, c'è un ferramenta no, loro per esempio non fanno entrare gli spagnoli e i cavalli eh, eh... e coso là, c'è un farmacista no: ieri ero con un mio amico, un cinese che c'ha un canguro, dico "Si può entrare?", dice "No, qui i cinesi e i canguri non ce li vogliamo". Eh, gli sono antipatici oh, che ti devo dire oh?! Giosuè: Ma noi in libreria facciamo entrare tutti. Guido: No, da domani ce lo scriviamo anche noi, guarda! Chi ti è antipatico a te? Giosuè: I ragni. E a te? Guido: A me... i visigoti! E da domani ce lo scriviamo: "Vietato l'ingresso ai ragni e ai visigoti". Oh! E mi hanno rotto le scatole 'sti visigoti, basta eh! “ (dal bel film “La Vita è Bella” di Benigni, premio Oscar).

Grazie Gianni Carlo, amico mio, per l’ospitalità, e se ancora riusciamo a riprendere da dove eravamo, ti chiedo di unirti a me nella memoria e in riverenza dinnanzi a quell’immane scellerato sterminio. I bambini, le vittime della Shoah, i più innocenti tra gli innocenti! Grazie ancora, ciao.

Giorgino Carnevali (Cremona)

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