Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 12.47

I nuovi e gravi scenari aperti dall’uragano mediterraneo.

ANBI: l’aggravamento della crisi climatica evidenzia l’inadeguatezza complessiva del nostro sistema di difesa del suolo

| Scritto da Redazione
I nuovi e gravi scenari aperti dall’uragano mediterraneo.

Mentre si aspetta l’uragano, si contano i danni e le vittime del recente ciclone tropicale mediterraneo (o medicane, dalla contrazione di Mediterranean hurricane) che in questi giorni ha colpito il catanese: «Città e paesi sommersi da acqua, fango e detriti, strade piene d’acqua e piazze sommerse. Questa è l’immagine di Catania ma anche di molti centri della piana catanese in questi giorni. Scene apocalittiche – dice il Wwf – Anche Siracusa è in difficoltà, mentre i sindaci chiedono ai cittadini di non uscire di casa e dispongono la chiusura di negozi, scuole e università. Il Governo regionale ha dichiarato lo stato di emergenza».

Secondo il Panda italiano, «Quello che accade a Catania è solo l’ultima delle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico che vediamo sotto i nostri occhi ci auguriamo che i governi che si riuniranno nei prossimi giorni prima a Roma per il G20, poi a Glasgow per la COP 26 non dimentichino mai queste immagini drammatiche. Non c’è più tempo da perdere se vogliamo limitare gli effetti più drammatici del cambiamento climatico che sono già sotto i nostri occhi».

Sulla base dei dati dell’ European Severe Weather Database (Eswd) sono ben 1.837 gli eventi estremi che hanno colpito l’Italia nei primi 10 mesi del 2021 tra nubifragi, tornado, tempeste di vento, grandinate, ondate di calore e di gelo estremi. In aumento del 40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’ultimo rapporto della World meteorological organization ha rivelato che la concentrazione di CO2 in atmosfera ha raggiunto il nuovo record del 149% in più rispetto all’epoca pre-industriale. «La conseguenza – riassume il Wwf – è la crisi climatica ormai sotto gli occhi di tutti. Senza una drastica inversione di rotta gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima non verranno mai raggiunti. E avremo nuove Catania, nuove alluvioni e nuovi lutti».

Il Wwf ricorda che «In Italia, è stato registrato un incremento di oltre 1,1° C della temperatura media annua nel periodo 1981-2010 rispetto al trentennio 1971-2000. Gli ultimi anni, sono stati comunque caratterizzati da incrementi di temperatura ulteriormente  sempre più elevati».

Il Report 2019 sul rischio climatico del Centro Euromediterraneo sul Cambiamento Climatico (CMCC) prevede  fra gli scenari climatici un aumento della temperatura fino a 2°C nel periodo 2021-2050. Le variazioni maggiori in zona alpina e stagione estiva sono attese nello scenario con cambiamenti climatici più intensi, per il quale l’innalzamento della temperatura può raggiungere i 5° C a fine secolo.  Secondo il Wwf, «Dal rapporto del CMCC si evince ciò che emerge a livello globale: nessuno è esente dal rischio climatico, ma riguarda tutto il territorio nazionale. Anche se più ricche e sviluppate, le regioni del Nord non sono affatto escluse dagli impatti del cambiamento climatico, né sono più preparate per affrontarli».

Basandosi sui dati del Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano, il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, evidenzia che «In attesa della nuova  ondata di maltempo, annunciata sull’Italia meridionale,  va registrato che sulla Sicilia, in 3 giorni, si è già rovesciato circa 1/3 dei 700 millimetri di pioggia, che mediamente cadono in un anno sull’isola (a Lentini, nel siracusano, i pluviometri hanno registrato mm. 275,4 con una punta di mm.150 in una sola ora!)) con punte di 1200 millimetri sull’Etna (alla stazione pluviometrica di Linguaglossa Etna Nord sono stati segnalati mm.398,8 in una giornata)».

Di frontea quello che sta succedendo ormai sempre più frequentemente, Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), sottolinea che «Dobbiamo essere consci che il rischio zero non esiste, ma l’uragano mediterraneo è un ulteriore segnale di aggravamento della crisi climatica in atto e che evidenzia sempre più l’inadeguatezza complessiva del nostro sistema di difesa del suolo».

Secondo Massimo Gargano, direttore generale di ANBI, «E’ un’emergenza cui, nell’immediato, possiamo rispondere solo con una campagna di prevenzione civile, atta a migliorare la capacità di resilienza delle comunità. Contestualmente è indispensabile accelerare l’iter per interventi strutturali, capaci di ridurre il rischio idrogeologico di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici. I Consorzi di bonifica non solo sono impegnati quotidianamente sul territorio, ma hanno centinaia di progetti pronti in attesa del via definitivo. La violenza meteo e le vittime di questi giorni dimostrano che non c’è più tempo per tergiversare su un grande piano infrastrutturale di salvaguardia idrogeologica».

Intanto, mentre Sicilia e Calabria sono travolte da piogge estreme, ANBI fa notare che «La gran parte dei corpi idrici settentrionali registra un calo dei livelli: è così per i grandi laghi (ad eccezione dell’Iseo), ma anche per la Dora Baltea in Val d’Aosta, per i fiumi piemontesi (Stura di Demonte, Pesio e Tanaro addirittura più che dimezzati rispetto all’anno scorso) e veneti (largamente inferiori al 2020), nonché per l’Adda in Lombardia. Non va meglio per il fiume Po, che scende al di sotto dei  livelli dello scorso anno e praticamente dimezzati rispetto alla media storica. Anche  i fiumi toscani si mantengono sotto media mensile con un’impercettibile ripresa del solo fiume Ombrone. L’estate scorsa in Toscana è stata la terza più siccitosa dal 1955 dopo quelle del ’62 e del 2017: tra Giugno ed Agosto nelle province di Massa Carrara, Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno, il deficit è stato anche del 70% ed in Settembre la siccità è proseguita, arrivando a toccare -90% di pioggia nel Sud della regione (fonte: Consorzio Lamma);  le temperature estive hanno registrato +1,8 % rispetto alla media  1971-2000. Analoga è la condizione fluviale in Emilia Romagna, dove il Reno resta in “asciutta” e Trebbia, Enza, Secchia registrano minimi incrementi di portata».

Diversa è la situazione nelle Marche dove, dopo mesi di crisi, i fiumi sono in leggera ripresa, così come i volumi d’invaso nei bacini artificiali, dove però resta amplissimo il gap con i dati delle annualità precedenti. Nel Lazio sono  stabili i flussi del fiume Liri-Garigliano, mentre è in lieve incremento il Sacco, restando comunque al di sotto dei  livelli degli anni precedenti. In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi Garigliano e Volturno risultano in crescita, mentre il Sele è in calo. I volumi del lago di Conza della Campania scendono sotto i valori di un anno fa, ma rallenta la discesa dei livelli nei bacini del Cilento.  In Basilicata, pur a stagione irrigua perlopiù conclusa, le disponibilità idriche negli invasi calano di ulteriori 2 milioni di metri cubi, mentre il decremento  in Puglia  sfiora i 3 milioni.

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